Negli ultimi cinquant’anni abbiamo visto sostanze giudicate pericolose, diventare poi dei prodotti miracolosi se usati con le dovute precauzioni; abbiamo assistito alla demonizzazione di prodotti che venivano venduti per “medicine di grande efficacia”; abbiamo pianto per i deleteri effetti di medicinali come il talidomide.
Per non parlare poi delle continue negative modifiche al clima e all’ambiente che si stanno registrando oggi, di cui si dibatte in continuazione e che sono imputabili sia all’industrializzazione selvaggia come, ahimè, a quella auspicata per il progresso del nostro mondo.
In poche parole, ne abbiamo viste di tutti i colori!
Chi scrive si ricorda che, da ragazzo, per le minime affezioni alla gola veniva consigliato l’uso di collutori veramente efficaci come il Formitrol. Che fossero efficaci per i batteri della nostra gola fu confermato in maniera inconfutabile quando qualcuno fece notare che il prodotto che si sviluppava da questo farmaco, la formaldeide, era sicuramente capace di eliminare la flora batterica, ma c’era qualche probabilità, che con il tempo, venissimo eliminati anche noi che ne facevamo uso.
Infatti scoprirono che la formaldeide era cancerogena e quindi doveva essere assolutamente bandita.
Fortunatamente le probabilità di sviluppare tumori era bassa altrimenti non saremmo qui a scrivervi questa storia viste le massicce dosi di quel prodotto che ci erano state propinate.
Da allora le sostanze a base di formaldeide, o che potevano sviluppare formaldeide durante l’utilizzo, furono bandite o fortemente ostacolate: oppure si costringevano gli utenti a impiantare sistemi di abbattimento tremendamente onerosi.
Potremmo andare avanti con gli esempi ma è meglio ritornare all’argomento di questa breve chiacchierata e che rientra nelle esemplificazioni appena fatte.
Il DDT (diclorodifeniltricloroetano) fu sintetizzato per la prima volta nel 1874 da uno studente di chimica, tale Othmer Zeidler, utilizzando cloralio, mescolandolo con clorobenzene in soluzione di acido solforico. Ne risultò un precipitato bianco cristallino la cui struttura venne studiata, registrata e … non se ne fece più nulla.
La Geigy lo riscopri dopo 65 anni, poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando Paul Herman Möller, alla ricerca di nuovi insetticidi restò sbalordito dall’efficacia di tale prodotto: strage totale di insetti con minime dosi!
Scoprirono che la molecola di DDT apre un canale nella membrana delle cellule nervose e tramite tale canale entrano nella cellula atomi di sodio in maniera incontrollata e il nervo viene stimolato in continuazione finché l’insetto non muore esausto, nonostante la cellula nervosa non subisca nessun danno.
Iniziarono subito a produrlo industrialmente e nei successivi trent’anni arrivò alla impensabile totale quantità prodotta pari a tre milioni di tonnellate. Nel 1948 Möller fu insignito del premio Nobel per la Medicina e Fisiologia.
Infatti il DDT contribuì tra l’altro a salvare milioni di vite umane sterminando i pidocchi, le pulci, le zanzare, riducendo così al minimo la trasmissione di veri flagelli quali, rispettivamente, il tifo, la peste e la malaria. Contribuì ad eliminare molti parassiti delle piante tra i quali la dorifora della patata del Colorado. Inoltre era assai più sicuro ed efficace degli antiparassitari a base di arsenico, piombo e mercurio che erano usati all’epoca.
Nel 1948 a Ceylon iniziò una campagna a base di DDT per debellare la malaria, una delle maggiori cause di morte infantile, che contagiava annualmente qualcosa come 2.5 milioni di persone: una cifra spaventosa! Ogni casa fu irrorata con DDT e dopo 15 anni si registrarono solo 31 casi di malaria all’anno. Un successo straordinario.
Un benefattore dell’umanità quindi!
Ma non fu dello stesso parere tale Raquel Carson che nel 1962 editò il libro dal titolo Silent Spring destinato a divenire la bibbia dei movimenti ambientalisti che avevano cominciato a farsi sentire proprio in quel periodo.
Dall’uscita del libro alle pressioni per bandire il DDT passò poco tempo.
Era vero che nell’agricoltura, usato in quantità indiscriminate danni ne aveva fatti. Il più eclatante – che fu anche una delle principali cause della messa la bando di questo prodotto – riguardava il fatto che il DDT rendeva deboli i gusci delle uova degli uccelli e quindi incrementava in maniera massiccia la percentuale di cove andate a male.
Poi corse la voce che potesse portare al cancro negli esseri umani – cosa ancor oggi non dimostrata. Tutto questo, unito al fatto che non pareva biodegradabile e che i chimici analitici erano in grado di analizzarlo in concentrazioni di pochi ppm, aveva portato a trovarne piccole quantità in ogni dove: acque, suolo, animali ed esseri umani. In questi ultimi, prima del divieto se ne trovavano mediamente 7 ppm. Si concentrava nei tessuti adiposi e richiedeva più di 16 settimane per venire eliminato.
Come ciliegina sulla torta si aggiunse il fatto che certi ceppi di insetti riuscirono a rendersi immuni al DDT sintetizzando un enzima che lo trasforma in un composto non tossico togliendo un atomo di cloro dalla sua molecola. La causa principale di questa mutazione fu l’uso del DDT in agricoltura in quantità ecessive.
Attualmente il DDT si usa ancora in alcuni paesi tropicali (come l’India, per citare una nazione assai popolata) con un limite di 10000 ton/anno.
Negli Stati Uniti ne fu vietato l’uso dal 1972.
Purtroppo questa caccia alle streghe generò una recrudescenza della malaria.
A Ceylon (ora Sri Lanka) si smise di usarlo nel 1964 e nel quinquennio successivo i casi di malaria tornarono al valore precedente all’uso del DDT: 2.5 milioni all’anno.
Sei anni dopo che fu bandito si registrarono nel mondo 800 milioni di casi di malaria con più di 8 milioni di morti all’anno. Un vero disastro!
Ma a quelli della campana che suonava a morte seguirono i rintocchi di una campana assai più favorevole al “malefico” insetticida. Nel libro “Toxic Terror” Elizabeth Whelan, analizzò i pro e i contro del DDT e arrivava a concludere che non si poteva fare a meno di un insetticida così efficace ed economico: sottolineò in modo chiaro come questo prodotto salvasse più vite di qualsiasi altro prodotto chimico, che non esistevano prove attendibili dei suoi poteri cancerogeni e che le quantità assorbite dall’organismo umano attraverso i cibi nessuno era riuscito a dimostrare che fossero nocive. Disse inoltre che c’erano prove attendibili che i microbi del terreno lo disattivavano con lo stesso meccanismo usato dai microbi della malattia e cioè eliminando un atomo di cloro dalla sua molecola.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva appurato che si potevano bere liquidi che ne contenevano 4 grammi senza effetti nocivi e che la dose letale per un essere umano era di 30 g: alla faccia del veleno! Tale organizzazione raccomandava assunzioni annue non superiori ai 255 mg e cioè dieci volte superiori a quelle che potevano venire introdotte nel corpo umano nel periodo di massima esposizione.
Come vedete una storia piena di contraddizioni.
Recentemente due grandi studiosi di malaria, quali Amir Attaran e Rajendra Maharaj hanno sostenuto che il DDT non debba essere bandito in quanto non ci sono evidenze che possa danneggiare qualcuno se utilizzato con intelligenza e spruzzato con cautela sui muri delle case nelle zone dove la zanzara malarica è fortemente sviluppata.
L’anno scorso in Africa le morti per malaria hanno raggiunto il massimo di tutti i tempi: e c’è gente che si preoccupa di effetti collaterali sull’uomo non ancora dimostrati!
Eppure nel 2000 ben 260 movimenti ecologisti si sono riuniti per chiedere di bandire definitivamente il DDT e tra questi includiamo i più noti come Greenpeace e WWF, come pure, ironicamente, i “Physician for Social Responsability”. Questo è terribilmente sciocco!
Persino l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha approvato l’uso di DDT per combattere la malaria. Con i milioni, per non dire miliardi, di persone che sono state esposte al DDT spruzzato nelle case e nei campi non ci sono in letteratura evidenze che associno con certezza il suo utilizzo a qualsivoglia malattia. Ci sono stati casi in cui si facevano associazioni con certe malattie quali il cancro al seno, ma successive ricerche le hanno smentite.
Di fronte a incertezze su pochi casi di malattia possiamo toglierci la possibilità di evitare milioni di morti? La risposta a questa domanda la lasciamo ai lettori anche se noi ne abbiamo una chiara e decisa che avrete sicuramente inteso leggendo queste righe.
Vi potreste chiedere se ci sono alternative al DDT egualmente efficaci ed economicamente accettabili. La risposta è che sono possibili solo in alcuni casi.
Oggi c’è una campagna a favore dell’uso del DDT, ma con più attenzione e solo in determinate zone a rischio malaria. Lo spargimento indiscriminato degli anni ’50 e ’60, che portò a mutazioni verso ceppi resistenti all’insetticida, non deve essere più reso possibile. Si deve trovare la maniera di trattare l’ambiente in modo tale da ridurre al minimo la possibilità di assorbimento del prodotto da parte dell’uomo, riuscendo comunque ad eliminare gli insetti portatori delle malattie e in special modo le zanzare malariche.
C’è un’altra considerazione amara da fare e, purtroppo, è una nota molto dolente. Se la malaria cominciasse a svilupparsi in maniera endemica nei paesi del primo mondo potete stare certi che il DDT rientrerebbe a pieno titolo tra gli insetticidi da usare e, come già fa oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ne sarebbe caldamente consigliato l’uso e alla televisione ci spiegherebbero come utilizzarlo per rendere minime le possibili nocive interazioni con l’uomo.
Concludendo, la nostra opinione è che con tutta la porcheria che siamo abituati a respirare oggi – e che di certo non migliorerà in futuro – il lasciare morire milioni di persone, e soprattutto bambini, per non accettare possibili e ancora non dimostrati effetti del DDT sull’uomo, non solo è stupido ma, per qualche verso, anche criminale.
Articolo gentilmente concessoci da “AIM Magazine”, rivista della AIM (Associazione Italiana di Scienza e Tecnologia delle Macromolecole) e ivi pubblicato nel Vol. 63-n°1 gennaio-aprile 2008.
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