Speravo che il giro di vite degli ultimi anni e l’impegno dimostrato più volte dai francesi per sradicare il morbo del terzo millennio, funzionasse da deterrente per i ciclisti che hanno affrontato il Tour de France appena concluso. Tanto più che, quando viene trovato positivo un atleta, l’intera squadra viene espulsa dal giro e deve versare 100.000 €. Ma mi sbagliavo!
Non avevo tenuto conto che chi è abituato a ricorrere a sostanze proibite per aumentare le prestazioni sportive, difficilmente cambia rotta in quanto rischia di non essere più nessuno in quel mondo di iene dove il dio denaro ha stravolto ogni forma di lealtà e di sportività. In pratica non ci si chiede più se valga la pena doparsi, ma quali sostanze è meglio assumere per evitare di venire pizzicati al controllo antidoping.
Ormai l’ambiente ciclistico si è assuefatto a questi aiuti artificiali e l’impegno dei ciclisti (e di alcuni medici-fattucchieri) è quello di cercare nuove sostanze o coktail di prodotti dopanti che non possano essere scoperti da un antidoping perennemente costretto ad inseguire le novità adottate dai venditori di morte.
Ultimamente gli atleti sulle due ruote rischiano di fare i conti senza l’oste, dato che all’esame del sangue e delle urine, si è aggiunto anche quello sui capelli. E, per di più, i francesi sono stati i primi ad adottare il nuovo test per smascherare chi utilizza i prodotti di ultima generazione che sostituiscono l’Epo.
Pur sapendo che in Francia il doping è considerato reato penale e prevede la carcerazione, Riccò non ha potuto fare a meno di assumere la “cera”, cioè la nuova molecola di Epo (eritropoietina) per aumentare il numero di globuli rossi a disposizione. Non fa nulla se tali pratiche comportano notevoli rischi per la salute (tra cui la trombosi): ciò che importa è mantenere la maglia gialla e guadagnare una barca di euro. Tra l’altro ancor prima del tour c’erano sospetti sul corridore della Saunier, ma il suo stato di forma (illegale) aveva cancellato ogni titubanza per la sua convocazione. Tuttavia Riccò è soltanto l’ultimo degli atleti smascherati al giro di Francia: prima di lui Duenas a cui ha fatto seguito anche il licenziamento di Piepoli per sospetti di positività.
Appare ormai del tutto inutile negare l’evidenza. Anche i frequentatori dei bar dello sport sono convinti che ogni corridore deve, volente o nolente, adeguarsi al sistema per evitare di essere escluso dalla torta dei guadagni. Siccome i protagonisti del doping (diretti o indiretti) sono molti, l’unico modo per risolvere il problema è quello di fermare il ciclismo professionistico per un paio di stagioni e, nel contempo, svolgere un’approfondita opera di prevenzione nei settori giovanili e presso gli amatori che, non avendo un assiduo controllo medico, rischiano maggiormente attraverso l’ancor più pericoloso “fai da te”.
Innanzitutto si dovrebbe far piazza pulita di tutti quei certificati medici che consentono l’uso di alcune sostanze proibite inserite in medicinali che i ciclisti devono assumere per far fronte ad alcune patologie. Ciò per eliminare ogni sospetto di eventuali vantaggi. Del resto ad un atleta malato non dovrebbe venire consentito di gareggiare!
Ma non dobbiamo illuderci che solo il ciclismo sia affetto dalla sindrome doping!
In molti altri sport si ricorre alla farmacia per aumentare le prestazioni. L’ultima trovata riguarda il baseball professionistico che ha persino utilizzato il Viagra sfruttandone la capacità vasodilatatoria a livello periferico.
Persino la scherma italiana ha dovuto pagare il suo tributo al doping, escludendo dalle olimpiadi di Pechino il ventitreenne Baldini risultato positivo durante i recenti mondiali di Kiev. La stessa sorte è capitata ai due ciclisti Bossoni e Carini (quest’ultimo campione italiano under 23) che non potranno gareggiare in Cina in quanto positivi all’Epo.
Persino le femmine fanno ricorso al doping e, se nel caso della Bastianelli appena esclusa dall’olimpiade, si tratta probabilmente di leggerezza (prodotto per dimagrire che conteneva una sostanza proibita), altre in passato si sono fatte pizzicare.
Mancano ancora sei giorni all’inaugurazione dell’Olimpiade e già 19 atleti sono stati cancellati dalle liste dei partecipanti per via del doping.
Sono proprio curioso di vedere quanti altri se ne aggiungeranno durante i giochi!
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