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 Anno V n° 3 MARZO 2009    -   TERZA PAGINA


Nota critica
Ferruccio Gard e l’optical art
Per meglio capire “La Venezia Dipinta di Ferruccio Gard”,mostra a New York dal 22 aprile all’8 maggio 2009
Di Giovanni Granzotto



 

 Ferruccio Gard: Autoritratto-Self Portrait, 2003, acrilici su tela cm 60 x 60

Secondo una felice intuizione già balenata negli anni settanta, al cuore dell’elemento colore, Ferruccio Gard allarga, o meglio svincola la carica centrifuga, espansiva e diffusiva del pigmento dalla gabbia geometrica, e dai vincoli, dalle impalcature lineari, lasciando appunto che il colore cammini da solo, ma non nei termini dirompenti di pura deflagrazione, di aleatorietà e di instabilità assoluta.
Il Maestro conosce così bene le proprietà di quell’elemento, da lasciargli lo spazio per costruire da solo, attraverso l’incontro dei pigmenti e la loro proliferazione - assolutamente non caotica, controllata, ma non trattenuta - una nuova fantastica ma solidissima interpretazione della realtà.

Egli non guida, non dirige la materia: la incanala soltanto nei bacini di contenimento delle sue “visioni”, e lascia che ogni deflagrazione, proprio come in una incessante e magica ripetizione del Big Bang, ritrovi il suo punto di equilibrio, recuperando il proprio alveo naturale, permettendo ai pigmenti di riconoscere gli affini e i contrari; lasciando, insomma, che il colore balli da solo e assieme agli altri, e che ogni centro cromatico diventi un punto di fuga, e di forza e di sostegno allo stesso tempo.

Il risultato è uno spettacolare, rutilante firmamento in cui Gard, propone una nuova strada per il neo-plasticismo moderno, una nuova strada in termini sintattici e linguistici, ma che fa riferimento a un nucleo antico, originario, che rimane il fondamento di ogni processo creativo.

 
 Ferruccio Gard: Percezioni cromatiche 40/08, 2008, acrilici su tela cm 40 x 40
Se prima, quel nucleo centrale, che per Caramel si dimostrava più vivo e squillante, rispetto alle profonde e silenziose campiture dei neri di fondo, che comunque sostenevano tutto l’impianto architettonico della composizione, e soprattutto dalla loro poderosa fissità rilanciavano il ritmo gioioso del colore, se, dunque, quel nucleo manteneva ancora una certa staticità, o meglio una sorta di astratta ieraticità, ora il colore sembra davvero travalicare ogni difesa, ogni recinzione, per diffondersi inarrestabile nelle praterie della forma pura e del colore puro.

La nube, l’atollo, il pulviscolo puntinato e colorato, e apparentemente, solo apparentemente indefinito, si propone con l’energia magmatica del ricordo di un’emersione da un mondo indistinto e sotterraneo; immediatamente ritrova gli oceani che si acquietano in campiture mono cromatiche, definendo, spartendo la superficie secondo la valenza gerarchica e diffusiva di ogni singola gamma cromatica.


(Dalla presentazione della mostra “ Movimento come Messaggio”, Triennale Internazionale d’Arte Contemporanea, Praga, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, giugno-settembre 2008).



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