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 Anno V n° 3 MARZO 2009    -   PRIMA PAGINA


Rileggendo l’intervista ad Assad su Repubblica
Obama sta realizzando la svolta che aveva promesso!
Forse si apre una nuova era per i rapporti con i paesi Arabi, forse è finita l’idea della guerra come soluzione principe
Di Il Nibbio



Nicola Lombardozzi e Alix Van Buren hanno realizzato per Repubblica un’intervista al presidente siriano Bashar al-Assad, che ci permette di avere la misura del cambiamento realizzatosi in pochi mesi, dal comportamento del nuovo Presidente Usa Obama e accende una speranza per una pace duratura nel Medio Oriente.

La Siria è sempre stata considerata una potenza “Asse del Male, Stato canaglia”, che impediva la pace e sosteneva le azioni armate dei ribelli. Vero o non vero, noi abbiamo sempre pensato che la politica estera si fa con il pragmatismo e non con le crociate; questo lo abbiamo sempre sostenuto e quindi è per noi una soddisfazione sapere che è stata aperta la prima ambasciata del Libano a Damasco, perchè questo vuol dire il superamento di scontri e di incomprensioni: dialogare costruttivamente è l’unico modo per avere le soluzioni vere.

La frase pronunciata da Assad “Col disimpegno dall'Iraq, la volontà di pace, la chiusura di Guantanamo, lui si rivela un uomo di parola. Se questa però sia una svolta storica, è presto per dirlo. Una certezza c'è: dopo la notte dell'Amministrazione Bush, adesso si torna a sperare. Del resto con Israele siamo stati a un soffio da un accordo, e con l'Iran io sono pronto a mediare" è l’emblema del cambiamento e delle possibili svolte nel futuro.
Ma si aprono anche altre ipotesi di pace in questa terra dilaniata dai comportamenti colonialistici delle potenze occidentali. Assad ricorda “siamo già impegnati nella riconciliazione interpalestinese. Ora ci preme la tregua con Israele... Pacificare Gaza è determinante per il risultato finale". Credo che su questo sia difficile dire che non è vero. Anche noi pensiamo che si debba assolutamente risolvere il problema Palestina, altrimenti questo sarà sempre l’innesco per il terrorismo e le soluzioni non si trovano con i cannoni fumanti o i missili volanti.
Secondo Assad anche il problema Hezbollah sta avviandosi a soluzione “E non importa se l'Occidente li bolla come terroristi o come 'uno Stato nello Stato': hanno un peso nella regione - ricorda Assad e segnala – “... già si vedono importanti aperture: la Gran Bretagna lancia segnali a Hezbollah, e le delegazioni in visita ad Hamas ora vengono apertamente, non più in segreto".

Il problema della pace nel Medio Oriente viene sviscerato dagli intervistatori ed appare come tutto sia possibile; il piano di pace della Lega Araba del 2002 può ancora essere una via valida, ma occorre che Israele collabori. Credo che questo sia chiaro a tutti: Israele ha molti problemi nel trattare la sua pace; problemi che si sono amplificati grazie ad un appoggio sconsiderato da parte di alcuni Paesi come gli USA in alcuni periodi. Non si può dimenticare che la lobby ebraica conta molto nella finanza americana, e c’è da sperare che la crisi di Wall Street abbia messo in difficoltà questa negativa leadership.
Tutto questo, in modo molto velato, appare in alcuni racconti che Assad fa e che mostrano il comportamento di Israele nel passato e la sua responsabilità nel non arrivare ad una pace possibile. Credo che l’omicidio di Rabin ne sia il migliore esempio.
Ecco che appare la speranza nel ruolo di Obama, Assad definisce “L'America è essenziale nel ruolo di garante, in quanto superpotenza. In più, soltanto Washington può premere su Israele.” e una ulteriore domanda chiarisce i rapporti internazionali: infatti secondo Assad "... l'amministrazione Obama, ai primi passi, consulta Parigi. E Sarkozy, lo conoscete anche voi, ha una gran volontà di impegnarsi". Una doccia fredda per il nostro premier che dice sempre di essere al centro delle attenzioni dei potenti... forse però per le sue colorite gaffes.

Ci sembra che questa frase detta da Assad possa essere la fotografia della situazione attuale: "Sentite, all'inizio ci sono solo le speranze. Però possiamo..."



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