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 Anno VI n° 2 FEBBRAIO 2010    -   FATTI & OPINIONI


16° edizione del congresso delle associazioni Aiaf e Assiom Forex
Mario Draghi è preoccupato!
Al centro del suo intervento sono: l'economia italiana, i comportamenti delle banche e il problema di individuare il “riciclaggio” nelle transazioni in regime di “scudo fiscale”
Di G.G.



Il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nel suo intervento alla 16° edizione del congresso delle associazioni Aiaf e Assiom Forex, ha parlato ovviamente dello stato del sistema Bancario italiano, ma all'inizio e in conclusione al suo intervento ha tracciato anche il quadro della situazione economica italiana.

Ha ricordato come poco più di un anno fa l’Italia entrava nel pieno della crisi, ma, a differenza degli altri paesi sviluppati “vi entrava con un tasso di crescita basso, ai minimi europei.” Se la solidità e la prudenza delle banche non hanno reso “da noi necessari interventi di sostegno della portata di quelli che hanno gravemente pesato sui bilanci pubblici di altri paesi ... la perdita di produzione e di reddito è ingente. La rete di protezione sociale, pur non riformata organicamente, è stata opportunamente estesa così da arginare disoccupazione e abbandono sociale.

Il Governatore rileva come“Stiamo ora uscendo dalla crisi con un tasso di crescita basso, ai minimi europei.

All'inizio dell'intervento aveva detto che “Il ritorno alla crescita è ancora fragile, segnatamente nell’area dell’euro. L’occupazione tarda a riprendersi. Le condizioni del credito alle piccole e medie imprese, tuttora stringenti, frenano la ripresa.” e aveva anche ricordato che “In Italia lo scorso anno il prodotto è diminuito di quasi il 5 per cento. Se ne prevede un recupero lento, con ampie incertezze legate in particolare agli andamenti del ciclo internazionale e alle condizioni del mercato del lavoro. Per molte nostre imprese si sono aggravate difficoltà strutturali preesistenti; altre possono profittare dei cambiamenti di mercato indotti dalla crisi per accrescere il vantaggio competitivo. La domanda interna rimane debole.

Alla fine dello scorso anno vi erano in Italia oltre 600.000 occupati in meno rispetto al massimo del luglio 2008. La quota di popolazione potenzialmente attiva, che è al momento forzatamente inoperosa, è elevata e crescente. Finché la flessione dell’occupazione non s’inverte permane il rischio di ripercussioni sui consumi, quindi sul prodotto.


A queste considerazioni sullo stato dell'economia Draghi conclude: “Una crescita economica sostenuta è base di benessere; è presupposto della stabilità finanziaria per un paese ad alto debito pubblico come l’Italia; è futuro per i giovani, dignità per gli anziani; il nostro Mezzogiorno ne trarrebbe forza, può esserne traino.

Ne sono condizione le riforme strutturali, la cui mancanza ha segnato la perdita di competitività del Paese, che dura da un quindicennio. Non è un problema solo italiano, è comune ad altri paesi europei; è all’origine delle attuali fragilità.

L’integrazione europea ha portato stabilità dei prezzi e, fino alla crisi, efficace controllo sui deficit pubblici. Dieci anni fa, all’avvio della moneta unica, si levarono voci a richiedere anche un più forte governo economico dell’Unione; furono sovrastate dai cori entusiasti che celebravano la meta raggiunta insieme all’impegno a resistere a ogni ulteriore integrazione.


Conclude: “L’euro è saldo. Chiaramente, una crisi che produce instabilità finanziaria mondiale colpisce le economie dell’area con intensità diversa a seconda delle strutture su cui poggiano. Occorre che nell’Unione si formi la volontà comune di estendere alle strutture economiche, e alle riforme di cui necessitano, la stessa attenta verifica, lo stesso energico impulso che sono stati esercitati negli anni sui bilanci pubblici.

Le politiche monetarie e il futuro

Draghi ricorda che le misure di politica economica di eccezionale portata, prese in molti paesi, non potranno proseguire oltre. “Queste misure dovranno rientrare, con la necessaria gradualità”, ma per Draghi “non emergono rischi di inflazione nel medio termine” e quindi non ci dovremo aspettare rialzi dei tassi di interesse.

Il Governatore riprende il problema, sollevato anche dal Fondo Monetario Internazionale, dell'eccessivo debito pubblico dei paesi dell'UE e afferma che è “ importante che i paesi dell’area dell’euro abbiano espresso la volontà di intraprendere, qualora la situazione lo renda necessario, azioni decise e coordinate per garantire la stabilità finanziaria nell’area”. Ricorda poi che “sui conti pubblici di molti paesi peseranno in misura crescente nei prossimi anni le spese connesse con l’invecchiamento della popolazione e con il cambiamento climatico.” quindi è necessaria “una tempestiva e credibile indicazione delle vie per correggere le tendenze del debito pubblico ”.

Regole e controlli sulla finanza

Al centro dell'allocuzione tenuta da Draghi è ovviamente il sistema bancario; il Governatore ricorda come gli obiettivi del pacchetto di proposte regolamentari, recentemente messo a punto dal Comitato di Basilea, sono di rinsaldare la stabilità delle banche e contenere il rischio di liquidità.

Il patrimonio degli intermediari- afferma il Governatore - dovrà essere composto da strumenti di qualità elevata, veramente capaci di assorbire le perdite

La crisi ha mostrato l’effetto devastante dei fallimenti di grandi istituzioni finanziarie che si sono lanciate nell'“azzardo morale” e, secondo Draghi, questo è avvenuto perché “le istituzioni finanziarie si sentono protette dal rischio di fallimento e dal timore stesso che esso incute” e così assumono rischi per realizzare ingenti profitti. Ridurre l’“azzardo morale” è obiettivo condiviso.” e spiega brevemente le linee che dovranno essere seguite per ridurre questo rischio.

Le banche italiane

Draghi afferma che gli interventi, presi nei mesi scorsi, hanno permesso alle banche italiane di rafforzarsi per liquidità e patrimonio e così oggi sono ben attrezzate per fronteggiare lo scenario internazionale e le modifiche regolamentari proposte dal Comitato di Basilea, che richiederanno alle banche italiane adeguamenti non trascurabili.
Però la redditività delle banche italiane è nettamente peggiorata e, nei primi nove mesi del 2009, gli utili netti dei principali gruppi si sono dimezzati rispetto allo stesso periodo del 2008, il rendimento del capitale e delle riserve si è ridotto, in media, dal 9,0 al 4,2 per cento.
Nel terzo trimestre del 2009 il flusso di nuove sofferenze sui prestiti alle imprese ha mostrato il valore più elevato degli ultimi dieci anni e, secondo prime elaborazioni, il peggioramento della qualità del credito sarebbe proseguito anche nell’ultima parte dell’anno.

Il credito

Il valore totale dei prestiti bancari in essere era, nello scorso dicembre, inferiore dello 0,7 per cento a quello di un anno prima, ma in un modo differenziato: i finanziamenti erogati alla clientela del Centro Nord risultavano diminuiti dell’1,3 per cento; i prestiti nel Mezzogiorno erano invece ancora in crescita, del 2,7 per cento.
Draghi sottolinea che “la contrazione del credito riguarda le imprese, non le famiglie. La riduzione del credito alle imprese è stato a dicembre del 3% rispetto ad un anno prima. Questo è dovuto a due motivi: la forte flessione degli investimenti e l’accresciuta cautela delle banche nell’offrire finanziamenti in una fase di profonda recessione. Successivamente precisa, però, che ora appare una moderata ripresa della domanda di finanziamenti da parte delle imprese e che quelle impegnate in processi di adeguamento tecnologico e di internazionalizzazione meritano maggiore attenzione. Importante continuerà a essere il ruolo dei Confidi nel migliorare le condizioni di accesso ai prestiti e nel preservare la qualità del credito bancario.
Il credito alle famiglie cresce invece in continuo, a ritmi dell’ordine del 3 per cento sui dodici mesi. Un problema sorge ora con i modelli statistici di valutazione degli affidati in uso presso le banche, quando a primavera verranno presi in considerazione i dati di bilancio del 2009, che, se la ripresa proseguirà, potrebbero fornire una rappresentazione non più attuale della situazione.

Il mercato finanziario italiano

Diversamente dai prestiti bancari, il mercato obbligazionario nel 2009 ha mostrato segni di ripresa. Le emissioni nette da parte di società non finanziarie si sono riportate su volumi superiori a quelli precedenti la crisi. Tutti i principali gruppi industriali vi hanno fatto ricorso. Nel mercato azionario, invece, scende il numero di società quotate

Anche nel 2009 la raccolta netta dei fondi comuni di investimento di diritto italiano è stata negativa, pur con segnali di ripresa nell’ultima parte dell’anno, confermando il carattere strutturale della crisi dell’industria del risparmio gestito. Il patrimonio dei fondi di diritto estero ha superato a fine anno quello dei fondi di diritto italiano.

Draghi ricorda: “Per ridare vitalità al settore occorre ancora intervenire sulla trasparenza e la correttezza nei rapporti con la clientela. Vanno rimosse le asimmetrie fiscali che penalizzano i prodotti del risparmio gestito rispetto a strumenti concorrenti.

L’azione della Vigilanza

Il Governatore spiega che in queste settimane ha preso avvio una nuova tornata di stress test sulle maggiori banche dell’Unione e i risultati saranno resi pubblici entro giugno. Nel 2009 la Banca d'Italia è ripetutamente intervenuta per richiamare le banche al pieno rispetto delle norme in materia di organizzazione e governo societario.

Per le banche popolari si è puntato a un equilibrio tra la necessità di assicurare la stabilità degli assetti di governo, approvati dalle assemblee, e quella di evitare il rischio di un’eccessiva autoreferenzialità del management. Questo è tanto più necessario quanto più la realtà di alcune banche popolari si allontana dall’originaria connotazione localistica, facendo emergere intermediari di dimensioni sistemiche, quotati sui mercati regolamentati, con caratteristiche operative e assetti di gruppo complessi.

La reputazione di una banca si giudica anche da come previene e contrasta il riciclaggio. - afferma Draghi e prosegue - Le nuove disposizioni in vigore dall’inizio dell’anno per la tenuta dell’archivio unico informatico antiriciclaggio (AUI) permettono una migliore tracciabilità delle operazioni.” A questo si aggiungono le verifiche presso dipendenze, in via prioritaria, verso le zone ritenute a più alto rischio di infiltrazione criminale, verifiche che stanno attualmente interessando filiali bancarie nell’entroterra campano, nell’hinterland milanese e nella provincia di Palermo.

Sulle operazioni di rimpatrio dei capitali in regime di “scudo fiscale” Draghi sollecita gli intermediari a un esame attento al fine di individuare e segnalare operazioni sospettabili di riciclaggio e comunica che “Finora sono giunte poco più di 50 segnalazioni di possibili reati connessi con operazioni di emersione di disponibilità all’estero.” Un numero esiguo, che, secondo Draghi, si spiega solo in parte dal fatto che la legge esclude l’obbligo di segnalazione per diverse fattispecie di reato e quindi afferma: “ Le banche devono impegnarsi di più a uno scrutinio attento delle operazioni di rimpatrio.



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