Emanati dal consiglio dei ministri i regolamenti che definiscono la futura scuola secondaria. Come sempre i commenti sono ideologici ed esagerati: una “riforma epocale per la alla formazione dei nostri giovani … in linea con i Paesi europei più avanzati” o un “taglio alla scuola pubblica italiana che ci allontana dall’Europa e nega pari opportunità di vita, di educazione e di lavoro ai ragazzi e alle ragazze del nostro paese”. A voi capire da che parti arrivano le valutazioni.
Riservandomi un giudizio più approfondito dopo attenta lettura dei regolamenti, penso che si possano esprimere alcune pacate considerazioni “di buon senso”, senza cadere nella propaganda e nella polemica pregiudiziale.
- Cominciamo con i “nomi delle cose”. Parlare di riforma è un’esagerazione. Chiamiamola “riorganizzazione o riordino degli indirizzi e dei quadri orari”. Messa così è un’operazione di buon senso, assolutamente necessaria, data l’assurda proliferazione degli ultimi vent’anni e la confusione derivante. Il progetto di riduzione degli indirizzi e delle ore settimanali di lezioni risale a Berlinguer, e non se ne fece nulla, chissà perché?
- Demisitfichiamo la favola dei “tagli” del tempo della scuola. 30-32 ore settimanali sono l’orario scolastico medio delle scuole attuali, che sulla carta ne hanno 34-36, ma con i “giochini” delle ore di 50 minuti ne fanno molte meno. Se è vero quel che dice il ministro, che le ore ridotte saranno di 60 minuti, il tempo scuola non è per niente ridotto. Quello che in realtà diminuirà è il numero delle cattedre e dei posti-docente. Ma sono posti fasulli, realizzati appunto con la proliferazione degli indirizzi e i minuti fasulli di lezione. Dobbiamo criticare il governo perché taglia gli sprechi e le furbizie, se questo non porta a una riduzione del tempo scolastico?
- Anche le polemiche sulle materie scomparse sono stantie e conservative. Ognuno difende la sua parrocchietta, le ore di geografia, quelle di diritto, come ieri quelle di stenografia e di aggiustaggio. La scuola non può essere il supermercato dove ci sta di tutto, soprattutto in funzione delle cattedre dei docenti. Sull’insegnamento della geografia segnalo un commento di Biagio Mario Dibilio su scuolaoggi.org.
Detto questo, mi sembra che la “riforma” sia criticabile invece perché assai poco coraggiosa, e quindi non efficace per una risposta ai problemi che si dovrebbero affrontare. Infatti l’impianto della scuola secondaria non è in realtà modificato, molti nodi critici non sono stati affrontati. Mi limito ad elencare:
- L’uscita dalla secondaria rimane a 19 anni, contrariamente a quanto avviene nella maggioranza dei paesi europei. E dato che non si affronta il problema delle ripetenze (anzi, lo si rafforza, con le condizioni della sufficienza in tutte le materie), la metà degli studenti continuerà ad uscire a 20 anni e oltre.
- Rimane la suddivisione in istruzione liceale. tecnica, professionale. Che si aggiungono alla formazione professionale regionale. Mi sembra una frammentazione ancora eccessiva, rispondente forse solo alle esigenze delle divisioni del ministero.
c) Non si capisce come sarà regolamentata l’area del 20% di autonomia, se non si vuole ricadere di nuovo nella moltiplicazione di indirizzi, in cui ogni scuola inventa materie e curricoli per attirare nuovi “clienti”.
- La suddivisione del triennio nella formula 2+1 sembra più formale che sostanziale. L’anno terminale avrebbe senso se concentrato sullo studio di 3-4 materie propedeutiche all’accesso all’università o alla professione, e con l’esame di stato dopo il quarto anno.
- Il tempo scolastico settimanale è rimasto sostanzialmente invariato (checché se ne dica), mentre sarebbe stato utile un drastico ridimensionamento delle “ore di lezione”, sia con un allungamento del calendario scolastico, sia con una distinzione tra il tempo delle lezioni e il tempo scuola degli studenti (che non può coincidere con quello degli insegnanti).
- Non cambia l’impostazione generale del processo insegnamento/apprendimento. La scuola rimane organizzata per classi di età e per materie di studio: le stesse per tutti gli studenti, a prescindere dalle inclinazioni di ciascuno, dai livelli raggiunti in precedenza. Non è previsto un sistema di crediti, il riconoscimento di percorsi che si possono effettuare anche all’esterno della scuola.
Questi mi sembrano i temi su cui si dovrebbe ragionare e elaborare proposte: la struttura degli indirizzi, il numero delle ore, l’elenco delle materie mi sembrano aspetti decisamente secondari.
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