REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno VI n° 2 FEBBRAIO 2010 - EVENTI Mostra d'arte contemporanea |
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Nell’universo di Mauro - scrive Elisa Motta nella presentazione critica - Capelli, par di capire, all’uomo è negata la nitida visione delle cose, ma tutto rientra in un inafferrabile progetto di armonia finale. Così anche la solitudine e l’incomunicabilità, che pure si leggono nei personaggi, non si tingono mai dello strazio dell’abbandono, né la crisi di identità è vissuta come tragedia personale. C’è, se mai, una silenziosa sospensione del giudizio, un senso di perplessa attesa per ciò che sarà e che ognuno affronterà con le proprie forze, senza il timore del domani. La stessa atmosfera troviamo nei tanti paesaggi dipinti dall’artista: distese di campi simili a un caleidoscopio di colori, scintillii diffusi che si confondono con l’orizzonte. Non luoghi definiti, ma metafore della vita. E anche quando l’autore si confronta con precise realtà urbane, dedicando particolare attenzione a quelle più ricche di storia, procede secondo il proprio inconfondibile stile. Sia che il suo sguardo ne colga da lontano il profilo architettonico, sia che si posi sul particolare di un angolo nascosto, egli smantella la struttura oggettiva per ricostruirla attorno ad un lampo sfolgorante, che subito si trasforma nel centro ottico e semantico dell’intera composizione Capelli dipinge anche le nature morte, che sono meno numerose, ma meritano una particolare attenzione. Egli predilige soggetti essenziali, che si ricollegano nel tema affrontato alla trascendente severità di Moranti e di Ferroni. Sceglie spesso scorci di interni segnati dal tempo: pochi oggetti di arredo in posizione decentrata, una finestra che penetra l’oscurità incombente. Nessun abbellimento, nessun elemento ornamentale, ma la pregnanza del ricordo che satura l’atmosfera. Vi sono condensate le ore della nostra vita dedicate alla meditazione solitaria. Elisa Motta si pone una domanda: “Quale dunque è il cammino da percorrere di fronte alle opere di Mauro Capelli? A cui risponde innanzitutto con un'analisi storica della sua opera, da cui appare come l’artista bergamasco non abbia mai cercato la rottura e si sia sempre attenuto rigorosamente ai tre generi tradizionali: figura, paesaggio e natura morta, anche se egli si caratterizza in modo preciso, per tecnica e spirito interpretativo, nel contesto della produzione contemporanea.
Mauro Capelli- scrive Elisa Motta - è ben lontano dalla figurazione delle correnti di ascendenza impressionista e post-impressionista, come pure è estraneo alle tentazioni dell’iper e del neo-realismo più o meno surreale. E’ un pittore che lavora a colpi di spatola, mescolando i pigmenti colorati con gesso sabbia e cementite, ma non si tratta neppure di quella stesura fortemente materica, emersa con prepotenza a partire dalla metà del Novecento, che mirava a sottolineare la supremazia della fisicità sulla forma. Limiti e confini si dissolvono in rappresentazioni indefinite, sottintese dal mutare delle tonalità o delimitate da un segno essenziale inciso nel colore. Le figure femminili divengono il simbolo di un'umanità complessa e confusa, che cerca di affermare se stessa e di capire il mondo: volti e corpi parlano di un’ identità sfuggente, ma anche di casta sensualità e di fusione con il tutto. Il limite tra spazio e corpo è azzerato, le campiture di colore vibrante trascolorano dalle tonalità luminose all’ombra, fino a dissolversi nel blu. E non è il blu profondo e compatto della notte o degli abissi marini, ma piuttosto quello dolce e consolante di un crepuscolo appena brumoso. Mauro Capelli: “Trasparenze e colore” Franca Pezzoli Arte Contemporanea Via Giuseppe Mazzini 39 (24023) Clusone dal 27 Febbraio al 27 Marzo 2010 Inaugurazione 27 Febbraio ore 18 Orario 10.00 . 12.30 16.00. 19.30 Chiuso il Mercoledì Ingresso gratuito catalogo in galleria Presentazione critica di Elisa Motta informazioni +39 034624666 info@pezzoliarte.com www.pezzliarte.com
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