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Anno I n° 1 del 09/06/2005 LENTE DI INGRADIMENTO |
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Ancora motivi di preoccupazione
Dobbiamo aver paura della Cina? Sì purtroppo!
Il Gap tecnologico è ormai a zero
Di Roberto Filippini Fantoni
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Già da tempo la Cina ci fa paura!
Ci fa paura per le sue dimensioni e per il numero dei suoi abitanti. Ci fa paura per l'inusitata crescita delle sue capacità produttive. Ci fa paura per la sua competitività, soprattutto in quelle attività dove l'incidenza della mano d'opera è ancora alta. Ciò nonostante ci sentiamo protetti dal fatto che pensiamo che il gap tecnologico sia ancora grande e non sappiamo che tale gap sta ormai per essere colmato e c'è persino il pericolo che fra un paio di lustri o tre siano i cinesi a venderci tecnologia. Sembra un'affermazione temeraria ma per chi, come me, ha avuto frequenti contatti con i centri educativi cinesi, il pericolo di cui sopra appare ben reale, presente e prossimo. È vero, noi in questi ultimi trent'anni, da quando si sono riaperti i contatti commerciali con la terra dei mandarini, abbiamo lucrato a piene mani vendendo di tutto e di più, ben sapendo che poi con le nostre tecnologie in mano per loro sarebbe stato facile clonare ad libitum gli impianti, ma con costi tanto bassi che per noi sarebbero impensabili. Non si poteva fare altrimenti in quanto le società di ingegneria si sono precipitate come falchi su questo cliente dalle immense potenzialità. Inoltre, la dirigenza cinese ha giocato molto sulla possibilità di poter scegliere fra diverse offerte, scegliendo sempre bene in termini di qualità e lasciando le società di ingegneria a scannarsi sui prezzi. Impianti a buon mercato e manodopera a basso costo e l'equazione fornisce un solo risultato per quella che un'incognita non lo è più da tempo: grande competitività sui prodotti di ritorno! E non sto parlando di cose sentite ma di esperienze dirette. Presso uno dei miei clienti nella zona di Shanghai, al quale avevo fatto comprare due impianti di produzione di resine acriliche e poliuretaniche da una engineering italiana, la società ha poi triplicato gli impianti facendoli costruire da imprese locali, con lo stesso criterio ma a prezzi ben inferiori alla metà di quanto avevano pagato all'origine. Per adesso i prezzi degli oggetti venduti nei bazar cinesi sono bassi come bassa è pure la qualità: ma non sono quelle cianfrusaglie che ci debbono far paura. Dobbiamo aspettarci prodotti ad alto contenuto tecnologico in arrivo sui nostri mercati e allora sì che saranno dolori. Perché tanta sicurezza di questo back-flow? È una storia lunga basata sulla crescente preparazione teorica e tecnologica delle università dell'impero giallo e di questo parlerò in altro articolo. |
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