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Confronto tra Italia e mondo

La ricerca scientifica secondo l’OCSE

In una recente studio dell’importante ente dei paesi sviluppati, si evidenziano le crisi strutturali dell’Italia

Di C.B.

In tema di Ricerca & Sviluppo, è indubbiamente interessante leggere la posizione italiana nell’ambito della valutazione dei dati OCSE “Basic Science and Technology Statistics”. Lo studio si avvale di sette indicatori fondamentali in grado di tracciare, complessivamente, l’andamento di questo settore all’interno dei Paesi OCSE.
L’indicatore 1 è quello della spesa interna lorda per R&S in % sul PIL. La media italiana si attesta sempre intorno all’1%, andando nettamente sotto la media europea che sia attesta sull’1,88% e ancor più sotto quella statunitense che arriva al 2,72%.


L’indicatore 2 infatti riguarda il tasso di crescita annuale e in questo caso l’Italia non di rado va incontro a picchi negativi; è successo ad esempio nel 1999 quando è andata sotto di 1 punto percentuale o precedentemente nel 1995 quando si arrivò al -2,2%.


L’indicatore 3 misura la percentuale di spesa interna per R&S finanziata dallo Governo in % sul PIL. Qui l’Italia, con una media di poco superiore allo 0,5%, si attesta al di sotto della media europea per 0,2 punti percentuali e al di sotto di quella OCSE per 0,3 punti percentuali.
Un gap ancora maggiore si registra nell’indicatore 4 sulla percentuale di spesa interna per R&S finanziata dall’industria sempre in % sul PIL. Qui l’Italia, ferma sulla media dello 0,4%, scende sotto dello 0,7% rispetto alla media europea e dello 0,9% rispetto a quella OCSE.

L’indicatore 5 del totale dei ricercatori, con un dato italiano di 100171, non ci lascia come l’ultima ruota del carro europeo, dal momento che ad esempio la Finlandia ne ha meno della metà. Ma se si analizzano questi dati in percentuale sulla popolazione si scopre che in Italia solo il 2,9% è occupato nel settore R&S, mentre in Finlandia la stessa percentuale sale addirittura al 15,2%.
L’Italia si attesta in linea con gli altri paesi solo per quanto riguarda la percentuale delle ricercatrici donne, intorno al 27,9%.

Incoraggianti sono i dati dell’indicatore 6 sul numero di brevetti presentati all’ EPO (Ufficio Europeo Brevetti), nei quali l’Italia, se si attesta ovviamente sotto la media di Francia, Regno Unito e Stati Uniti, registra ad esempio il doppio dei brevetti finlandesi. Lo stesso non si può dire dell’indicatore 7 sul numero di brevetti ICT, ovvero quelli ad alta tecnologia. Qui infatti l’Italia ha una media di 6,2% contro il 27,8% europeo.




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