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 Anno I n° 5 del 01/09/2005    -   TERZA PAGINA


Musica & Spettacolo
LA SCOPERTA DEL MUSICAL IN ITALIA
Una forma di spettacolo che non ha avuto fortuna in Italia fino agli anni ’50 quando Garinei & Giovannini la lanciarono con successo sostituendola alla “rivista” . Dopo un periodo negativo oggi riprende nuovamente dominio
Di Ilaria Filippini Fantoni


Quando si parla di musical, forse non tutti sanno che la sua genesi risale alla seconda metà dell’ottocento, in America, dove due produttori e un direttore teatrale misero insieme le loro forze per creare quello che poi sarebbe diventato il primo musical della storia: The Black Crook (1866).
La storia prosegue e il genere acquista un seguito di pubblico sempre maggiore, tanto da invadere anche le scene di Hollywood riscuotendo ancora più successo nella versione cinematografica.
L’Italia (e l’Europa in generale) arriverà molto tardi ad apprezzare questo nuovo genere per due ragioni fondamentali: innanzitutto per la sua lunga tradizione operistica e lirica che la portava a snobbare quello che veniva considerato un genere di bassa levatura solo perché affrontava argomenti che si discostavano ampiamente da quelli trattati nelle opere classiche. Inoltre si dovevano considerare anche le questioni legate alla lingua. Infatti i musical avevano sicuramente vita facile nei paesi di lingua anglosassone, dove il genere si presentava per quello che era, ma nelle altre nazioni, dove la lingua inglese ha da sempre fatto fatica a diffondersi, il problema della traduzione ha rappresentato un grosso scoglio che ha portato il nostro paese a non familiarizzare con il genere. Solo negli ultimi trent’anni il pubblico ha risposto positivamente e cioè quando, tramite piccoli escamotages, si è riusciti a far sì che il pubblico potesse capire il testo delle canzoni, e soprattutto quando piccole compagnie nazionali hanno iniziato a dedicarsi al genere dando vita a veri e propri musical in lingua italiana.
La compagnia che diede il via alla diffusione del genere fu la premiata ditta Garinei e Giovannini (G&G), che inizialmente, vista la situazione, decise di produrre sia riviste che commedie musicali poi, visto il mutato gusto del pubblico, la rivista gradualmente scomparve per lasciare il campo libero al nuovo genere che portò una ventata di freschezza e di novità, volti nuovi, argomenti vicini al quotidiano: si riaccesero gli entusiasmi delle platee grazie a successi quali Tobia la candida spia (1954), Rugantino (1962) e Aggiungi un posto a tavola (1974).
Gli anni ’80 furono il periodo più buio della storia del musical italiano che sembra stagnare senza possibilità di recupero. Poi lentamente la rinascita grazie alla Compagnia della Rancia (C.d.R.) di Tolentino (Mc) che, sotto la guida di Saverio Marconi, partendo da un’intenzione di divulgazione, comincia a proporre al pubblico allestimenti dei più famosi musical americani completamente tradotti in italiano.
Quanto alla diffusione, in Italia gli spettacoli di G&G erano stati programmati per ragioni di costi e misure, solamente nelle grandi città, talvolta solo Roma e Milano. La Rancia invece si basa su un’organizzazione completamente diversa, che si rifà ai long running show americani: attraverso messe in scena della massima agilità e trasportabilità, essa può permettersi una diffusione capillare nei teatri di tutta la nazione, con permanenza anche mensile nello stesso luogo e poi, nel giro di due giorni, spostamento e prima serata in un’altra città anche molto distante dalla precedente. Musical a Bergamo: la compagnia A partire da Grease nel 1997 la C.d.R. sarà la responsabile del riavvicinamento del pubblico giovane al teatro musicale e poi, col tempo, di un riavvicinamento generale di tutto il pubblico italiano. Una delle grosse differenze con la più datata compagnia G&G, che ha portato la commedia musicale italiana ad adottare il nome di musical sta nell’importanza che il ballo ricopre all’interno dello spettacolo: infatti, se nelle commedie si assisteva a spettacoli in prevalenza cantati e recitati, nel più moderno musical le coreografie e la bravura dei ballerini acquistano un’importanza fondamentale per stupire il pubblico, ma soprattutto per mantenerne vivo l’interesse durante tutta la durata della performance.
In questi ultimi anni molte altre compagnie italiane e molti altri autori hanno deciso di cimentarsi con il genere sia con produzioni originali Pinocchio (2002), Tutti insieme appassionatamente (2005), Notre-Dame de Paris (2002), sia con rifacimenti di vecchi successi americani Sette spose per sette fratelli (1998), Hello Dolly! (1999), Bulli e pupe (2002), A Chorus Line (1990),...ecc. I cartelloni teatrali, anno dopo anno, hanno cominciato a riservare sempre più spazio al teatro musicale, sia italiano che straniero. La vitalità che si registra in questo ambiente negli ultimi anni è veramente contagiosa: ogni giorno una nuova produzione e un nuovo successo. Ciò può farci pensare che il genere è veramente uscito dal letargo, produce e si evolve. Che si tratti di mega-produzioni o di spettacoli amatoriali, in ogni caso il musical occupa nuovamente un posto d’onore nella cultura teatrale popolare italiana. Speriamo continui così!


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