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Anno I n° 5 del 01/09/2005 TERZA PAGINA |
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Mostra d’arte al Castello Sforzesco di Milano
ALICE NEL CASTELLO DELLE MERAVIGLIE - Il mondo fuori forma e fuori tempo nell’arte italiana del Novecento
Un'opera d’arte con le opere d’arte. “Alice nel paese delle meraviglie“ diventa la chiave di lettura delle opere delle avanguardie del Novecento
Di Cricio
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Il buco…
Per un po' la tana si prolungava come una galleria, ma a un certo punto sprofondava all'improvviso, tanto all'improvviso che Alice non ebbe neanche un momento per pensare di fermarsi; e si trovò a precipitare per quello che pareva un pozzo assai profondo.
Questo è l’inizio del percorso che ci propone la mostra. Un percorso che, attraverso la metafora di “Alice nel paese delle meraviglie” ci ripropone la lettura delle opere d’arte moderna della collezione delle “Civiche Raccolte d’Arte” di Milano. Opere che ora non sono in genere fruibili e sono in attesa della realizzazione del Museo del Novecento all’Arengario. L’entrata è emozionante e subito attrae l’attenzione sul legame con uno degli sviluppi dell’arte del Novecento. Sulla scheda infatti leggiamo “Alice entra nella dimensione magica attraverso un buco. Alla fine degli anni Quaranta nel Manifesto dello Spazialismo viene teorizzata la necessità di andare oltre la superficie piana della pittura. Dadamaino ha tagliato radicalmente una tela lasciandone i soli contorni a delineare lo spazio vuoto del foro. L'ingresso alla mostra è un passaggio per arrivare all'arte del Novecento” arte che va oltre i limiti tradizionali del dipinto. Questa lettura delle forme con cui si è espressa l’arte delle avanguardie del novecento attraverso la guida della metafora di “Alice” è affascinante e contemporaneamente molto incisiva. Credo che per chiunque diventino leggibili opere che, se presentate in mostre allestite in modo tradizionale, sarebbero incomprensibili per la maggior parte del pubblico. Seguendo la metafora si passa all’ Extralarge, in cui Alice recita "Che strana sensazione" disse Alice. "Direi che mi sto richiudendo come un cannocchiale". Ed era vero. Adesso era alta soltanto venticinque centimetri...” . Ecco che qui ritroviamo l’esempio di come l’arte del novecento si sia orientata verso le grandi dimensioni, dimensioni che sono poi state fatte proprie dalla PopArt e che continuiamo a ritrovare nelle forme odierne. Dalla sala Extralarge si può intravedere, attraverso un “buco della serratura”, la sala successiva: Il Giardino “Alice aprì la porticina e trovò che dava su un corridoietto non molto più ampio di una tana di topo; si inginocchiò e guardò lungo il corridoio e vide che in fondo c'era il più bel giardino che avesse mai visto". Qui ritroviamo le varie espressioni di “giardino” dal naturale all’immaginario. Dalla sala del giardino, si passa nel Micromondo "Stranissimissimo" gridò Alice (dalla sorpresa aveva momentaneamente dimenticato le regole della grammatica). "Mi sto allungando come il cannocchiale più grande che sia mai esistito! Addio, piedi!" . Ecco mi sento proprio così! In una piccola galleria, con i quadri di piccole dimensioni appesi ad altezza di bambino. A fianco di ogni quadro una lente di ingrandimento, per poter vedere meglio questi piccoli capolavori e per poter gustare la pennellata espressiva dell’artista. Quando sono arrivato alla fine mi ero così immedesimato nell’ambiente che mi sono chinato per uscire dall’arco della galleria, che invece dispone di un’uscita ad altezza ordinaria. All’uscita ci attende la sala della Realtà trasfigurata che è così presentata attraverso Alice "Quando io uso una parola" disse Humpty Dumpty in tono alquanto sprezzante "questa significa esattamente quello che decido io... né più né meno". Così l'arte del Novecento usa le “trasfigurazioni”degli oggetti per mostrare la realtà in un altro modo. Leggiamo sulla didascalia della Sala “Alice impara, nel mondo delle meraviglie, a confrontarsi con ciò che non conosce senza pregiudizi. Cosa raccontano gli artisti realizzando oggetti che sono duplicati leggermente variati del soggetto reale? Ci introducono nella realtà trasfigurata del mondo dell'arte, dove ogni artista, come Humpty Dumpty, ha il potere di decidere quale valore dare alle cose. Gilardi realizza un orto in gommapiuma giocando col contrasto tra naturale e artificiale, il libro di Isgrò non si può leggere, la fotocopiatrice di Cecchini è uno strumento di lavoro inutile. A questo punto la mostra fa un salto “fisico” e di contenuti attraverso il sentiero del “coniglio bianco” si passa dalle modifiche dello “spazio” alle modifiche del “tempo”. Ecco così la sala del Tempo accelerato “Che paese lento" disse la Regina. “Qui, invece, vedi, devi correre più che puoi per rimanere nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche altra parte devi correre almeno il doppio ". Questo ovviamente è il regno dei futuristi che hanno intuito immediatamente l'importanza della velocità facendone uno dei temi più esplorati all'interno del movimento. Ecco infine la sala del Tempo incantato “La Regina Rossa disse: "Che miseria! Qui invece i giorni e le notti di solito li abbiamo a due o tre per volta e d'inverno ci prendiamo anche cinque notti di fila... " Questo “tempo” si contrappone alla visione futurista e trova la sua espressione nelle opere di Carrà, Sironi, Fontana, Moranti, Soldati e Marussig con le figure che sono immobili e malinconiche, gli oggetti rigidi e sospesi in uno spazio irreale. Attraverso lo specchio "...ti dirò come la penso a proposito della Casa dello Specchio. Prima di tutto c'è la stanza che puoi vedere dall'altra parte del vetro è uguale al nostro salotto, solo che le cose sono all'incontrario...E poi i loro libri sono un po' come i nostri solo che le parole vanno per l'altro verso..” ecco l’ultima sala. Qui l’opera d’arte diventa lo stesso spettatore riflesso negli specchi che lo restituiscono diverso e lo accompagnano verso l’uscita; ma alla fine una sorpresa: uno specchio diverso, quello dell'opera di Pistoletto in cui la figura di una ragazzina bionda salta al di là dello specchio. Verso quale dimensione? Eccoci quindi ad aver completato l’itinerario, ma una domanda resta: l’opera d’arte è l’insieme delle opere presentate o è la mostra stessa? Io credo che la mostra sia un'opera d’arte indipendente dalle opere contenute, infatti chi l'ha vista ha l’impressione che le opere siano realizzate appositamente per il percorso proposto, cosa che non è. Ecco che il team, che ha operato con la curatrice della mostra Marina Pugliesi, ha saputo creare qualche cosa che comunica nel suo insieme, che trasmette il filo conduttore dell’evoluzione delle avanguardie artistiche del Novecento, senza essere didattico o peggio cattedratico, ma al contrario colpendo la fantasia che alberga in ognuno di noi. Peccato che il 18 Settembre la mostra chiuda: dovrebbe restare a disposizione dei visitatori per molto più tempo! Quindi un invito caloroso a chi può e non l’ha ancora visitata: andate e se potete accompagnante un bambino nelle visite predisposte per loro. Infatti sono convinto che questo percorso, visto con gli occhi di un bambino, sia veramente una meraviglia da non perdere. LA SCHEDA ALICE NEL CASTELLO DELLE MERAVIGLIE Il mondo fuori forma e fuori tempo nell’arte italiana del Novecento Sale Viscontee del Castello Sforzesco – Milano Curatore: Marina Pugliese Apertura al pubblico: 26 maggio – 18 settembre 2005 Orari di apertura: Tutti i giorni, dalle 9.00 alle 17.30. Chiuso il lunedì. Biglietto: 3 euro con ingresso ai musei del Castello Sforzesco inclusi. libero per bambini e ragazzi sino ai 18 anni. Informazioni: Tel. 02-88463731 http://www.milanocastello.it/ita/dettaglioMostra.html PERCORSI LUDICI sabato 3,10,17 settembre alle ore 15,30 prenotazioni dall'1/9 tel 02 88463791 Il percorso è riservato a bambini acompaganti da adulti bilglietto di ingresso alla mostra per gli adulit 3€ |
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