REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N°8


Anno I n° 6 del 15/09/2005 MISCELLANEA


Racconti & Turismo
Sabbioneta “La piccola Roma” – parte prima: visita alla città
Nella Pianura Padana, sulla riva del Po, tra Cremona e Mantova un gioiello poco conosciuto, realizzato da Vespasiano Gonzaga tra il 1556 e ed il la fine del XVI° secolo
Di Giovanni Gelmini



Ne avevo sentito parlare tante volte e alla fine mi sono deciso. Una mattina, colgo l’occasione che anche mia figlia è a casa in ferie, prendo l’auto e con lei mi dirigo verso la Pianura Padana, verso quell’area compresa tra Cremona, Mantova e Parma.
Qui le strade corrono diritte tra i campi verdi ben curati, poche case raggruppate, solo campi coltivati a foraggio.
Gli abitati hanno un’architettura tipica di questi grandi spazi: case massiccie con ampie finestre e con scuri in legno. Le strade minori spesso sono affiancate da un fosso, per le acque irrigue, a volte anche da due, e, sapendo che nell’inverno questi campi sono invasi da nebbie fittissime mi chiedo come fanno a viaggiare (vi ricordate i film di don Camillo e Peppone, ecco sono proprio questi gli ambienti che si attraversano).

Ecco apparire le mura di mattoni rossi di Sabbioneta, la città ideata da Vespasiano Gonzaga. Uno scrigno in cui si può entrare da una porta in marmo bianco detta “Porta Imperiale”.
Poi scoprirò che questa, che guarda verso Mantova, fu fatta costruire dopo aver avuto l’investitura e l’appoggio dell’Imperatore. All’inizio si entrava da un’altra porta, unica presente nelle mura, meno imponente che invece era rivolta verso Cremona e il milanese.
Infatti, contrariamente a quanto si crede, forse anche a causa di una storiografia inesatta riportata fino a poco tempo fa anche da guide prestigiose, Sabbioneta non era nella sfera dei Gonzaga di Mantova, anzi Vespasiano Gonzaga era in pessimi rapporti con i cugini, ma invece era un uomo legato alla Spagna: di cui fu anche viceré di Navarra (i paesi baschi che anche allora erano “difficili”) e quindi i suoi rapporti preferenziali erano con gli spagnoli presenti a Milano.

Nella giornata luminosa la porta Imperiale, bianca, risalta tra il verde cupo delle piante che sbordano dalle mura di un bel rossomattone, il tutto su prati verdi smeraldo. Una immagine che ricorda i quadri antichi, immagini d’altri tempi. Ed è così tutta la città, anche se è vissuta con le cose di oggi.

Entrati nella città, ci troviamo sulla strada principale, che la attraversa e unisce le due porte. Questa incrocia altre strade sempre perpendicolari: infatti l’impianto della città è fatto sullo schema del “campus” romano con strade parallele e perpendicolari fra loro.
Questo, assieme alla ricca semplicità delle case che fronteggiano le strade dà una sensazione di benessere, di ricchezza non ostentata.
Si sente la semplicità della campagna, ma nello stesso tempo il gusto del viver bene. La presenza della ricca campagna vicina mi viene ricordata da un negozio di “ferramenta” sul corso principale, che lungo il marciapiede espone coloratissimi attrezzi agricoli. L’idea di città è ancora quella data dal Gonzaga: infatti non vi sono state sovrapposizioni urbanistiche, le case sono basse, in genere di due piani e ben tenute.

Arrivati a Piazza Delle Armi mi colpisce la Galleria degli antichi, con il percorso coperto, con le sue volte quasi interrotte dalle lamine di luce che giocano sui pilastri e sul pavimento.
Giochi che la prospettiva rende emozionante.

Sulla destra la piazza con i prati verdi e le piante, ma se arrivate il mercoledì al mattino c’è il mercato e magari potete trovare qualche cosa di buono delle campagne circostanti.

Proseguendo per il corso si arriva al palazzo del Teatro,e prendendo la via a destra alla Piazza Ducale.

Questa è una piazza emozionante perché fa rivivere più che in altri posti ricordi di un mondo ora lasciato, un mondo senza fretta con rare auto nelle strade. La piazza è un rettangolo, che fa da altare al Palazzo Ducale, la reggia di Vespasiano Gonzaga, dalla parte opposta, su un lato, la chiesa di S. Maria Assunta, con una bella facciata policroma.

Sull’altro lato vi è un lungo porticato con alcuni negozi, tra cui un antiquario con oggetti di tutti i tipi esposti anche sul passaggio. Il porticato prosegue oltre la piazza e alla fine, in un angolo, si nota una madonna in cotto, segno di una antica venerazione per la Vergine.





A questo punto ci immergiamo nelle strade che compongono il reticolato della città, come dicevo un sistema semplice e squadrato, con strade sempre ben fatte e, per avere cinque secoli, anche ampie. Cosi sono abituato a godere dei posti che visito, più guardando come vivono gli abitanti, che visitando i musei e le chiese. Se uno osserva con attenzione vede e capisce tante cose.


 

 


Nella omogeneità architettonica troviamo qualche frizzo liberty, ma per vederlo dobbiamo prestare molta attenzione.
Se ad esempio osserviamo la porta della città più antica, quella che guarda verso Cremona ne nasce un impressione di piccola città, e le mura, seppure costruite secondo un preciso e valido schema difensivo, appaiono più una delimitazione del territorio e forse una difesa dalle inondazioni del vicino Po; infatti quando Maria Teresa fece aprire la breccia nelle mura a sud la città è stata soggetta ad inondazioni, che precedentemente potevano essere fermate.

Una riflessione: è strano che i grandi viaggiatori dell’ottocento, non abbiano visto queste bellezze, anche se si sono fermati a lungo nella vicina Parma.



Ora è mezzogiorno ed è ora di trovare un posto dove pranzare, non si vuole spendere molto e all’angolo di Piazza d’Armi avevo adocchiato un bar pizzeria che mi sembrava interessante, con la cucina tipica del posto: tortelli di zucca, gnocco fritto, spalla cotta… anche questa volta la scelta è stata giusta, certo non pensiamo a pranzi della cucina creativa, ma a cose oneste e gustose.

Nel pomeriggio andremo a visitare i palazzi

Per informazioni:
http://www.comune.sabbioneta.mn.it/Database/urp/sabbioneta/sabbioneta.nsf
http://www.sabbioneta.org/
http://www.sabbioneta.it/
http://www.accademiaolimpica.it/sabbio.htm


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