Il sesso, dagli antichi egizi, era visto come il più naturale degli atti, e come il più potente simbolo di fecondità. La loro religione politeista intrisa di naturalismo dava all'atto sessuale il valore che esso ha nella natura, con il giusto equilibrio di amore, procreazione e piacere; non esistevano dunque i veti di culture posteriori, e quest'assenza diede del sesso una visione più sana, senza la morbosità dei Greci e dei Romani o anche della cultura moderna.
Un tale simbolo di fecondità creativa occupò un posto importante nella religione, a partire da Osiride, simbolo della vegetazione e della fecondità della terra, che ancora in epoca tarda è rappresentato disteso e mummiforme, mentre dalle bende sorge il fallo, simbolo dell'energia vitale che sconfigge la morte.
Ben noto è il dio Min, caratterizzato dal fallo eretto, simbolo di fecondità assoluta, ossia della divinità, dell'uomo e della terra; la stessa simbologia passò ad Amon-Min con il sincretismo delle due figure. Ad un livello più umano troviamo di fronte all'immagine di Hathor, a Deir el Bahari, degli ex-voto in forma di modelli di falli in legno e pietra, con cui si voleva pregare la dea di concedere dei figli.
Delle rappresentazioni di unione sessuale si trovano nelle theogamie, ma in questi casi il rapporto fra donna e dio era simbolizzato dalle loro mani allacciate, mentre il dio avvicinava alle narici della donna il simbolo ankh (vita). Nei geroglifici l'immagine del fallo era usata nel segno biconsonatico "mt" e in molte parole come "seme", "progenitura", "gloria", "concubina". La vulva era rappresentata solo nei simboli geroglifici per "donna".
Sovente delle dee dell'amore, come Quadesh, o della divina procreazione, come Nut (il cielo che al mattino partoriva il sole) erano rappresentate nude, e il triangolo pubico è trattato con estrema semplicità e purezza, non essendo né oggetto di particolare rilievo né di censura.
Nelle pitture egizie la nudità dei giovani appare in tutta la sua semplice purezza; le serve, giovani adolescenti, sono in genere vestite di una semplice cinturina che cinge i fianchi come motivo ornamentale, e questo non era che la più semplice normalità.
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