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La storia dell'abitare AT - A come abitare, T COME trullo Il trullo, un modo di abitare che si perde nella notte dei tempi che è ancora in uso Di Giacomo Nigro
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Se passo davanti alla casa dove abito, posso dire "abito là" ma non posso dire di abitare tutti i luoghi allo stesso modo, e non tutti i luoghi evocano la stessa memoria. Abitare e ricordare non sono attività disgiunte e non sempre abitiamo un luogo consapevoli del carico (talora del sovraccarico) emotivo che esso comporta. E’ chiaro che, volendo, tutto può diventare "luogo della memoria", non soltanto i luoghi che si possano toccare o visitare materialmente. Tutto è fruibile in questo immaginario museo del ricordo: i luoghi della grande Storia, come quelli della piccola nostra storia. I ricordi e la memoria ci abitano.
Nascere sulla Murgia brindisina durante la metà degli anni cinquanta del secolo scorso ed abitare in un trullo è cosa abbastanza normale e naturale. Il territorio dei tuoi genitori e le sue architetture sono la tua prima casa, il tuo primo ambiente. Abitare è in fondo la prima cosa che ci accade di fare appena nati. Prima di vestirci noi abitiamo, prima di mangiare noi abitiamo. Ai tempi in cui nacqui si abitava subito la nostra prima casa, oggi capita molto spesso di abitare una stanza di ospedale, ma grazie a Dio è una sistemazione provvisoria. Ora, forse, chi legge si chiederà cos’è un trullo? Cosa vuol dire questa simpatica e curiosa parola? Bene intanto vi mostro una bella foto del trullo che ho abitato nella mia infanzia: Vi è piaciuto? Una forma curiosa, un cono rovesciato per tetto, tante pietre ed ecco il gioiello dell’arte contadina pugliese. Ad un primo impatto può sembrare strano che tante pietre messe insieme a secco possano costituire una struttura così solida da sfidare gli anni. Eppure questo è il Trullo, architettura spontanea in sintonia con l’ambiente in cui è inserita. Ogni trullo ha una sua autenticità naturale, unica, racconta con le sue pietre una sua storia contadina fatta spesso di stenti e fatiche e sacrifci. In Puglia, dove la pietra è inesauribile il trullo è l’essenza dello spirito di adattamento dell’uomo ad un ambiente naturalmente ostile. Il trullo somiglia al contadino che lo abita, apparentemente debole e goffo, è in realtà stabile, sicuro e resistente. Sull’origine del termine Trullo esistono diverse ipotesi c’è chi fa risalire tale origine al secondo millennio a.C. quando a Micene, in Argolide esisteva una costruzione a cupola, il tholos. Successivamente il termine greco-bizantino torullos fu usato per indicare il palazzo imperiale di Costantinopoli dove fu tenuto, nel 680 da papa Giustiniano II, il concilio di Costantinopoli detto appunto trullano. Ma c’è anche l’ipotesi latina turris con le alterazioni turulla, trulla e trullum per indicare una piccola torre. Le prime costruzioni a trullo in Puglia risalgono al XVII sec., costruire un trullo era un espediente per non pagare le tasse sugli immobili, poiché essendo costruiti a secco erano considerati precari come le capanne e come tali non soggetti a tassazione. In quel tempo dominava la terra di Bari Giangirolamo Acquaviva d’Aragona, conte di Conversano, peggio conosciuto come il Guercio. Giangirolamo fu feudatario infedele: alla grazia ricevuta dal re aveva risposto con un raggiro tentando di non versargli una parte delle tasse dovute. Egli aveva intenzione di fare della Selva di Alberobello un suo feudo, indipendente dalla corte di Napoli. Per questo incitò i contadini a viverci stabilmente, senza cioè tornare, come d’uso, al centro abitato alla fine della dura giornata lavorativa. Ma a Napoli compresero le intenzioni del conte. Con l’editto “Prammatica de Baronibus” imposero l’autorizzazione regia per ogni nuova costruzione. A Napoli erano più interessati ad incassare altre tasse su nuove costruzioni che a proibirne la realizzazione. Il Guercio lo sapeva bene e non aveva nessuna intenzione di dividere le rendite fiscali col re. Così impose ai sudditi di utilizzare, per le costruzioni, pietre a secco con l’assoluto divieto dell’uso di malta o altro materiale legante. Così in caso di improvvise ispezioni governative, le case avrebbero potuto essere "sgarrate", cioè smontate, per essere poi ricostruite successivamente con rapidità. In Puglia la pietra è una inesauribile compagna dell’esistenza quotidiana. Il fragile calcare che costituisce gran parte del suolo si sbriciola in pietra che dalla terra affiora. Ne togli una e ne spuntano dieci. Ma la pietra, che avrebbe potuto esserne la maledizione, divenne un’occasione di vita per il contadino, fu domata e divenne un punto di forza. Ne fece anzitutto muretti a secco, autentici monumenti all’adattamento ambientale. Non sono soltanto siepi di pietra atte a dividere e delimitare le proprietà, sono utili a trattenere la terra impedendone il naturale spostamento a valle. Con quella pietra il contadino, nel corso dei secoli, fece pagghiare e specchie (giganteschi tumuli di pietra che servivano, forse, per l’avvistamento a distanza a scopo difensivo), fece "prati di pietra" con le chianche, pavimentando le aie che caratterizzano i prospetti delle masserie pugliesi. Sopratutto costruì casedde (trulli). I trulli sono caldi d’inverno e freschi d’estate. Questo perché sia i possenti muri perimetrali sia il cono che li ricopre sono innalzati a secco, senza malta e senza altri leganti se non le schegge di calcare negli interstizi più scoperti. La mancanza del legante determina piccole camere, bolle d’aria che ostacolano gli sbalzi di temperatura fungendo da isolante naturale unitamente al citato notevole spessore delle mura perimetrali. L’intonaco interno, latte di calce come all’esterno, sbarra il passaggio a insetti e parassiti. Insomma il trullo è un’opera dell’ingegno umano rimasta immutata nei secoli grazie al lavoro di artigiani specializzati detti trullari che con sacrificio e passione hanno tenuto e tengono viva una tradizione prettamente pugliese.
Di seguito sono illustrate le varie fasi di costruzione di un trullo tipico. Ecco la prima fase della costruzione di un trullo. Si possono notare le nicchie ricavate dallo spessore del muro e da usare come ripostigli. Gli archi a tutto sesto, costruiti con l’utilizzo di centine di legno, che verranno poi rimosse, saranno utili per lo scarico e il riequilibrio dei pesi delle masse pietrose. Il trullo viene costruito su una base di roccia facilmente messa a nudo dato la scarsità di terra superficiale, ha solitamente pianta quadrata. Il vano principale é il nucleo iniziale del trullo su cui si affacciano a mezzo di ampi archi gli altri vani, in genere alcove e cucine. Le chiancarelle sono pietre piatte che vengono usate per rivestire il pavimento e costruire il cono del trullo. La seconda fase della costruzione del trullo comprende l' edificazione dei muri e la costruzione del tetto a cono rovesciato. I muri sono edificati senza malta, a secco, con pietre calcaree trovate nei campi ed adattate all'incastro. L'interno e l'esterno sono imbiancati con latte di calce. Alla base della cupola viene istallato un tavolato di legno che serve da magazzino e a cui si accede con scale di legno. Il passaggio dal perimetro quadrato al cerchio alla base della cupola si ottiene formando un ottagono con l'aiuto di 4 «trombe» di sostegno. Questa è l'ultima fase, quella della rifinitura della costruzione. Il frontone costituisce uno dei tanti elementi decorativi del trullo, oltre al pinnacolo, che si trova sopra la porta di ingresso. La cupola viene costruita con cerchi di pietre sempre più piccoli fino ad arrivare alla chiave di volta. Infine viene rivestita dalle chiancarelle e sulla punta del cono viene posto un pinnacolo che identifica il trullaro o il proprietario, frequentemente il frontone viene adornato da decorazioni magiche, spirituali e scaramantiche. La zona piu' importante dei Trulli è la Valle d'Itria. Qui la città di Alberobello (BA), avendo un intera area cittadina edificata con queste costruzioni, rappresenta a tutti gli effetti la "Capitale dei Trulli". Altre zone di particolare importanza sono rappresentate dalle campagne circostanti di Locorotondo (BA), Martina Franca (TA), Cisternino (BR), Ostuni (BR) e Ceglie Messapica (BR) . Costruzioni simili sono presenti anche nella zona settentrionale del promontorio della Murgia, nelle zone di Monopoli (BA) e di Polignano a Mare (BA): piu' vicine al mare ed utilizzate per altri scopi, hanno evidenti particolari architettonici diversi. Accanto al trullo si può trovare infatti una lamia, tipica costruzione in pietra con il tetto a "testuggini". Nonostante nelle zone di sviluppo dei Trulli si rinvengano reperti archeologici di epoca preistorica, o fondazioni di capanne in pietra risalenti all'età del bronzo, non esistono Trulli particolarmente antichi: questo è giustificato dal fatto secondo cui piuttosto che provvedere alla riparazione dello stesso in caso di dissesto, si preferiva abbatterlo e ricostruirlo per motivi economici, come è stato già detto. I Trulli sono stati dichiarati dall'UNESCO patrimonio dell'intero pianeta. Argomenti: #abitare , #architettura , #casa , #puglia , #storia , #trullo Leggi tutti gli articoli di Giacomo Nigro (n° articoli 139) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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