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Il mondo del cinema

Pasolini e Citti: fratelli di sensibilità civica

La morte di Citti riporta all’attenzione un modo di poesia visto attraverso i reietti messi al bando dalla società

Di Daniela Losini

Ricordare qualcuno: romanzi e rischi di non far percepire la realtà dei fatti, incensi e nascondi retoricamente l’uomo sotto all’artista, esponi i soli fatti salienti e perdi la tragica bellezza della sua esistenza. Pierpaolo Pasolini e Sergio Citti: è chiaro fin da subito il legame che si stabilì tra loro. Uomini che possiedono il passo prima o poi s’incroceranno. Da questo fortunato incontro nacque un sodalizio prolifico che tramanda una produzione artistica eccellente e gonfia di vita, materia della quale fecero entrambi indigestione e che seppero narrare senza fronzoli né edulcorazioni.

Definizioni inflazionate, quelle che si scelgono per uomini come loro: aquile dalla vista acuta in grado di spaziare oltre preconcetti e facili ragioni preconfezionate, lontani mille e più mille miglia dalla dietrologia e dalla demagogia di certo ruffiano populismo che sfrutta, anziché far conoscere, l’oggetto della propria analisi. Citti e Pasolini camminavano scalcagnati di scarpe ma non di sguardo: sempre lucido, egregiamente folle e realistico, percorrendo le stesse strade polverose battute dai reietti messi al bando dalla società. Personaggi che poi finivano nei film, nei romanzi o nelle sceneggiature per il teatro e il cinema, nella scrittura e nelle parole. Un passo, dieci passi sempre avanti sui tempi. Pasolini percorse l’Italia in lungo e in largo a far domande su cosa pensassero gli italiani del sesso, indagine dietro la quale pulsava fortissima la curiosità e il desiderio di elevare la vox populi fino a quel momento coperta dalle leggi non scritte di certa ipocrita e trasversale dottrina perbenista (virus di cui tutte le ideologie e le religioni tendono a essere infettate se non portatrici in-sane) che ancora oggi sceglie la rimozione e la condanna piuttosto che la comprensione.

Pasolini visse un’esistenza tormentata e fu oggetto di innumerevoli processi: imputato in funzione dell’espressione del suo pensiero. Quasi sempre la parola scandalo accompagnava le sue parole e l’arte che produsse: se di scandalo si trattò fu per la combattiva capacità di rivendicare sempre la propria indipendenza di giudizio e per il manifesto desiderio di una morte decente e pacificatrice. Subirebbe oggi censura ancor più detestabile, se gli si negasse il diritto d’averla corteggiata così ruvidamente. Ogni notte finiva a sfidarla in quel cono d’ombra ch’erano sono le sue pulsioni personali. Picchiato selvaggiamente, morì investito dall’auto in fuga guidata da Pelosi. Oggi, il caso della sua uccisione è al riesame del Tribunale e non è ancora chiara la dinamica dell’assassinio. Vicenda infittita dalla ritrattazione di Pelosi che, forse, potrebbe chiarire il mistero irrisolto grazie anche a una straordinaria negligenza nella conduzione delle indagini preliminari (sostenere che la scena del crimine fu inquinata è un eufemismo).

Pasolini e Citti indossavano facce spigolose, ombrose e feroci: niente lineamenti lisci e rammolliti dall’ozio del cervello e della lontananza dalla sofferenza, elemento connaturato al carattere malinconico di chi guarda alle cose della vita con lucida coscienza civile. Persone gentili di animo con le asperità di chi non si adagia e decide di mostrare le ombre.


Per saperne di più:

www.pasolini.net sito indipendente esaustivo e sempre aggiornato
www.pasolinicasarsa.orgsito ufficiale
www.kataweb.it filmografia di Sergio Citti

www.activitaly.it/immaginicinema/citti.htm su Citti
www.carlolucarelli.net online la puntata dedicata al caso Pasolini
it.movies.yahoo.com critica comparata alla pellicola di Marco Tullio Giordana “Pasolini: un delitto italiano”.

Argomenti:   #cinema ,        #citti ,        #film ,        #pasolini ,        #storia



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