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 Anno I n° 10 del 10/11/2005    -   LENTE DI INGRADIMENTO


Una proposta tratta da Latouche
Per sopravvivere al progresso ‘decolonnizziamo il nostro immaginario’
Osservazioni e ragionamenti sui limiti della sviluppo e i danni della globalizzazione secondo Serge Latouche.
Di Natascia Zanon


Il filo conduttore del suo ragionamento si concentra sull’impostazione scorretta che è nella gestione del mondo. Questo lo si può ricavare attraverso i numerosi libri da lui pubblicati. Serge Latouche condanna la globalizzazione che a suo avviso, invece di creare ugualianza, crea ancora di più la diversità, l’uso volutamente improprio della parola multiculturalismo per nascondere invece una uniformalizazzione planetaria. Egli vede nel mondo un continuo, incessante accrescimento dell’economia del denaro, dove i potenti della finanzia dirigono le reti di una società frenetica e arrivano persino ad intrufolarsi nelle associazioni non governative e nei vari movimenti di non globalizzazione, dato che tali movimenti vengo visti come una reale minaccia ai loro subdoli interessi.

L’universalismo viene visto come una creazione dell’Occidente arricchito, come una forma di Imperialismo Culturale perchè i valori dei paesi più forti vengono imposti a tutto il mondo. Latouche al contrario propone un universalismo plurale che consiste nel riconoscimento vero delle diversità e della loro importanza e nel diaologo che può avvenire tra culture diverse in perfetta tolleranza reciproca.

Egli afferma infatti che è insito nelle culture, anche le più forti, una apertura verso ciò che è diverso, invece l’universalismo imperante di oggi vede come naturale imporre i propri valori e ideali a tutte le culture, ma il naturale in tutto questo dove risiede?.. La risposta a questa domanda è il multiculturalismo odierno che è totalmente errato,  prima di tutto Latouche vuole precisare che non è una scoperta recente il multiculturalismo, come si cerca di far credere, è invece un processo che guardando alla storia dell’umanità è stato già affrontato diverse volte senza la differenziazione con cui viene vissuta oggi. Nei tempi passati nessuno era uguale e ognuno era differente in ghetto, ma non era una condizione che portava diversità in rapporto al potere come invece avviene attualemente.

Infatti afferma che il multiculturalismo è il cosmetico della mondializzazione dove la facciata viene truccata per non far vedere che in realtà non esiste nessun scambio tra culture, ma si sta sempre più formando un'unica grande Cultura dei potenti che impongo i loro stili di vita e i loro valori e così facendo, si colonizzano le menti delle persone e distruggo i mezzi di sussistenza delle popolazioni più deboli . L’universalismo porta ad un mondo che è unico nei valori e negli ideale ma non nell’uguaglianza di potere e proprio per questa parziale unicità del progresso si arriverà a non avere più limiti e l’economia e il mercato non avranno regole, ma sfrenate corse verso il denaro, così la giustizia anch’essa non avendo limiti cesserà di esistere, da qui si potrà arrivare solo alla distruzione del mondo stesso.

Serge Latouche puntualizza che per poter risolvere realmente la situazione attuale prima che degeneri ulteriormente nel dolore, bisogna intervenire con idee originale e valide ed è fondamentale per fare questo cambiare il modo di vedere la vita. Infatti per poter cambiare l’economia, la società, la politica, il mondo c’è bisogno di valor, ideali non nuovi ma umani, il ritorno alla vita Vera ,l’economia non deve avere essere il centro del mondo, il denaro non sia più il fine di tutte le azioni, questo per riscattare anche gli individui da una misera condizione psichica e morale, dove si sono intrappolati con lo sviluppo.

Egli afferma che gli uomini moderni, nati dal progresso, hanno un martello in testa, tutto viene visto in funzione dell’economia, avere soldi molti, in poco tempo per raggiungere un potere puramente materiale. C’è bisogno prima che il sistema imploda e danneggi le persone stesse, di Decolonizzare l’immaginario parola basilare per cambiare il modo di vedere la vita. Latouche è consapevole che tale processo di modificazioni dell’immaginario è una sfida non facile, tutti i tentativi ed esperimenti effettuati hanno dato risultati negativi forse perché non si può pretendere di effettuare cambiamenti radicali. L’intellettuale afferma che dobbiamo noi stessi diventare protagonisti di questo importante cambiamento. Il nemico non è soltanto la globalizzazione o i paesi più forti; siamo anche noi perché il nostro immaginario è stato colonizzato.

Dobbiamo riappropriarci dei nostri ideali, non essere più schiavi del denaro, vivere il nostro piccolo territorio, diventare noi stessi protagonisti intraprendenti e rilanciare la nostra economia di comunità per auto-riorganizzarsi e sopravvivere localmente con la nostra identità,non rinunciando a pensare globalmente.

Ma questo decolonizzazione, ammette Latouche, necessità di tempi molto lunghi e si può procedere solo a piccoli passi. C’e’ necessità di una Decrescita giusta in una società di decrescita, questo per preservarci socialmente e biologicamente.

Questa decrescita non deve essere visto come un rallentamento da contrapporre alla crescita per crescita che stiamo vivendo, che porterebbe solamente disordine e finirebbe per diventare crescita negativa. Latouche parlando di giusta decrescita si ispira ai consumi e stili di vita proposti al Forum delle ONG di Rio, dove è possibile sintetizzare l’intero programma in sei ‘R’: rivalutare, ristrutturare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare. Queste sei azioni sono fondamentali per una decrescita sostenibile e possibile e ricordano l’importanza di valorizzare il patrimonio naturale e cambiare l’atteggiamento nei confronti di esso.

Difatti per ridistrubuzione si intende non solo la ridistrubuzione delle ricchezze ma anche dell’accesso al nostro patrimonio ambientale, ridurre sta per diminuire l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e consumare. Per fare ciò bisogna riutilizzare gli oggetti e i beni di consumo e sicuramente riciclare i rifiuti che produciamo. L’ambiente quindi, gioca un ruolo fondamentale e deve essere valorizzato e non distrutto, rispettato,per rispettare noi stessi, i danni che noi produciamo all’ambiente con il nostro finto benessere si stanno ribellando naturalmente contro di noi e Latouche prevede che sostenendo questi ritmi di autodistruzione dell’ambiente nel 2060 ci sarà ad esempio,una situazione di arresto completa della fecondazione maschile.

Le osservazioni ed i ragionamenti di Latouche su questa nostra società globalizzata e in continua crescita trovano proseliti in molti movimenti no-global ed ambientalisti; lui stesso ha fondato in Francia un movimento fondato sulla crescita/decrescita, non schierandosi politicamente. Infatti per una sorta di ambiguità , le sue osservazioni sul mondo odierno vengo appoggiate anche da partiti di destra che auspicano ad una autonomia locale o neofascisti.

In conclusione Latuoche nelle sua visione a volte, marcatamente pessimistica sui limiti di questa società attinge da due punti di vista opposti e riesce miracolosamente ad accordarli, da un lato una visione derivante dai movimenti reazionari che rifiutano il presente e vorrebbero un ritorno ad una sorta di epoca pre-moderna, un paradiso rispetto all’epoca odierna, dall’altro abbraccia anche un punto di vista rivoluzionario perché non critica in se la modernità ma la sua inefficacia, prodotta dal capitalismo imperante e quindi il bisogno di salvare l’uomo e la natura liberandoli, ma non riconducendolo ad un epoca antica ma completamente nuova.



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