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Anno I n° 11 del 24/11/2005 PRIMA PAGINA |
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Lo sbuffo
I morti sulle strade smuovono solo belle parole
I provvedimenti legislativi sono acqua fresca, il parlamento non ha il coraggio di approvare le leggi necessarie, né il Governo di proporle
Di Giovanni Gelmini
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Domenica scorsa c’è stata la “Giornata della prevenzione incidenti stradali”. Molti discorsi, come al solito, e la pubblicazione di statistiche allarmati: 18 morti al giorno sulle strade italiane (cioè 7.000 ogni anno), 20.000 disabili gravi, 1.000.000 di accessi al pronto soccorso ed infine oltre 300.000 feriti e 145.000 i ricoveri. Sembra il bilancio di una guerra.
Ma cosa viene fatto per ‘la pace’? Nulla! Tanti discorsi, e quando si fanno le leggi che possono ridurre queste ecatombi, subito si modificano o le si ‘ritirano’. Vediamo cosa è stato fatto
Ma quali sono le principali cause degli incidenti? Due sicuramente: la velocità e la guida in stato di ‘ebbrezza da alcool’ o altro. In molti casi allo stato di ebbrezza è legato anche alla elevata velocità. Allora si dovrebbero chiedere dei provvedimenti molto precisi per rimuovere queste cause. Il piu semplice è quello del controllo della velocità. La prima cosa, semplicissima sarebbe di non omologare auto che abbiano una velocità superiore a quella ammessa dal codice della strada. Che senso ha dare il via libera ad auto che vanno a 160, 190, 220 o più km orari quanto la velocità massima è 130? Il secondo punto è il controllo. Sembra che gli autovelox siano considerati dei ‘prodotti pericolosi per la salute pubblica’: così un emendamento di AN ha fatto ritirare la legge che allargava l’uso di tali strumenti. Personalmente credo che su tutti i tratti pericolosi o in cui è facile l’eccesso di velocità dovrebbero essere tassativamente messi. Perché invece ostacolarli? Forse purché porta voti? Ma anche morti e invalidi! Per lo stato di ’ebbrezza’ il problema è più complesso. Esistono sensori che possono bloccare l’uso dell’auto al guidatore in stato di eccesso alcolico è si potrebbe pensare in fase di emissione della patente o di rinnovo, assieme ai tanti certificati richiesti, anche ad un test sul non uso di droghe. So che questo scandalizza i fautori della privacy, ma i morti hanno ben diritto di chiedere conto. In fine l’educazione. L’educazione stradale nelle scuole si riduce a ben poco. In compenso i bambini e i ragazzi sono abituati ad esse ‘liberi’ di fare quello che vogliono con la bicicletta: fare scorribande sui marciapiedi, passare col rosso, andare in senso vietato, ecc. senza nessuno che li riprenda, che gli sequestri anche per mezzora la bicicletta. Così i mezzi, già insufficienti, di educazione stradale diventano delle grida manzoniane e il codice della strada un inutile orpello da conoscere bene solo per i quiz della patente. |
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