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 Anno I n° 12 del 08/12/2005    -   LENTE DI INGRADIMENTO


I sogni della vita
I sogni della vita
A volte si entra in un labirinto contenti, e si crede di aver risolto i propri problemi, poi si dimentica ‘il mondo esterno e si vive al suo interno un vita fatta di ‘impegno pressanti, ma può capitare che qualcosa ti richiamo fuori dal labirinto...
Di Giovanni Gelmini


IL MIO MONDO

Cammino attraverso il prato inondato dal sole e sento il profumo del verde misto ai fiori di campo. Le mie gambe si aprono la strada tra l'erba alta ed improvvisamente mi appare un canale d'acqua cristallina. Il canale è largo e si perde verso l'orizzonte. L'acqua scorre, ma non ha increspature, è liscia e pura, si vede perfettamente il fondo pulito, fatto di ciottoli colorati bianchi, grigi, rossi, blu, verdi che ricordano un quadro di Klee. L'acqua scorre tra due muraglioni fatti di sassi ben squadrati, ben impilati e levigati, che formano al culmine una sentiero lastricato.
A vederla l'acqua sembra gelida, ma sento comunque la necessità di immergermi in essa e nuotare lungo la sua corrente. Cosa che faccio senza pensare più di un secondo.

L'acqua non è fredda, anzi è ha la temperatura giusta, quella del mio corpo, e nuoto con facilità; i muscoli sono distesi e senza fatica si muovono con sincronismo. Mi lascio portare dalla corrente e godo dell'essere immerso in questo mondo liquido. Sento le sua carezze, mi sento tranquillo con essa come se fosse la mia culla, ma la vivo come movimento, come esperienza, come essere senza ansie, senza problemi.

Contino a essere portato dal canale e dall'acqua tra i prati ma ad un certo punto mi trovo in una galleria buia. Mi lascio guidare senza paura dal flusso dell'acqua che è un tutt'uno con il mio corpo e vengo assorbito dal buio.

A fianco del canale adesso intuisco nel buio un lastricato di pietra larghissimo di cui non vedo la fine. Mi attacco al bordo del canale e senza fatica esco dall'acqua e mi addentro nel vuoto buio camminando sulle pietre. I miei piedi si muovono con sicurezza, come se conoscessero la strada, senza inciampare e senza tentennamenti anche se sono nel buio quasi assoluto.

Improvvisamente mi trovo in una stanza completamente diversa. Tutta in legno caldo e chiaro. La stanza è ampia e l'aria tiepida profumata di legno stagionato mi accarezza il corpo. La stanza non è vuota, ma piena di strutture in legno e dalle pareti entrano raggi di sole aranciati che creano disegni fantasmagorici nell'aria e sul legno. Resto di stucco, è una cosa meravigliosa, semplice ma completa.

L'animo è tranquillo, sereno come non è mai stato. Mi invade la dolcezza. Sono finalmente arrivato, so che questa è la mia casa.

Il Risveglio

Una campana dal suono giovane mi risveglia dal sonno. Suona una strana armonia; mi dice: "ecco sono qui, io vivo,io vivo... ecco sono qui, io vivo,io vivo... ecco sono qui, io vivo,io vivo..." ....

Ma cosa succede? Non mi era mai capitato di sentire questi suoni da quando ero giovanissimo e correvo libero nella campagna. Cerco di aprire gli occhi, ma che fatica. Non sono più abituato. Normalmente per fare quello che ci si aspetta da me non ho bisogno di sentire suoni squillanti, di vedere immagini piene di luce. Ecco mi ricordo, quando sono arrivato qui la stanza era piena di luci dorate, poi piano piano le luci sono scomparse.

E la campana continua a suonare: "ecco sono qui, io vivo,io vivo... ecco sono qui, io vivo,io vivo... ecco sono qui, io vivo,io vivo..." ....

Dove è finito quel buon profumo di legno? Ora c'è molta polvere ed odore di muffa, me ne accorgo solo ora. Le strutture si sono riempite di cose abbandonate o finite. Da quanto sono qui c'è da lavorare, solo a lavorare. Dove è finita la gioia di vivere, il calore che mi circondava? Perché devo lavorare? Per chi? Per cosa? La stanza è piena e se ti muovi inciampi dappertutto in qualche cosa, non è più viva, è morta. Perché sono qui?

La campana sembra dirmi vieni: "ecco sono qui, io vivo,io vivo... ecco sono qui, io vivo,io vivo... ecco sono qui, io vivo,io vivo..." ....

Ma da quanto non mi muovo? Da dove viene il richiamo? Da fuori.....ma cosa c'è fuori? Ecco ricordo la luce del sole, i prati d'erba verde smeraldo, i fiori di campo gialli, rossi, azzurri....., i profumi....da quanto non faccio una bella corsa in un prato! Ma sarò ancora capace? Ma ne avrò il tempo? Io ci provo! Come fare ad uscire? Da dove sono entrato? Dal basso, ma non è mai possibile tornare in dietro. Si deve sempre andare avanti, allora è verso l'alto che devo andare. Devo arrampicarmi sulle strutture di legno per cercare di nuovo il sole.

La campana continua: "ecco sono qui, io vivo,io vivo... ecco sono qui, io vivo,io vivo... ecco sono qui, io vivo,io vivo..." ....

Forse mi posso arrampicare, questa è quasi una scala; anzi forse lo era, ma nessuno se ne è occupato più da tempo. Si! Là c'è una luce, ma che fatica muoversi quando non si è più abituati, quando si è vecchi. Le gambe non reggono, le giunture scricchiolano e ....gli occhi non vedono.

Ma la campana continua: "ecco sono qui, io vivo,io vivo... ecco sono qui, io vivo,io vivo... ecco sono qui, io vivo,io vivo..." ....

Questo richiamo mi dà la forza di reagire, di superare quanto mi trattiene, che mi lega alle banali, ma imperative, cose di tutti i giorni. Devo ritrovare la luce senza lasciare trascurare ciò che ci si aspetta da me.

Ma dove è la campana che suonava? Non la sento più. Eppure nella mia testa continua il rintocco "ecco sono qui, io vivo,io vivo... ecco sono qui, io vivo,io vivo... ecco sono qui, io vivo,io vivo..." ....

Da qualche parte c'è ancora il mondo che avevo dimenticato, lo devo ritrovare.

La feritoia


I giorni passano, ma la campana non la sento più. È solo un ricordo vivo, ma lontano ormai. Eppure ha risvegliato qualche cosa. Quando ho tempo, risalgo quella scala, anzi la metto a posto perché sia sicura e se la campana ritornasse a suonare io possa raggiungerla. Ogni giorno vado più in alto, ma nulla, la campana non suona più.

Ecco, là in cima un raggio di luce, ma cosa sono questi ....rumori? ...si, cinguettio di uccelli siiìì, c'è la vita ancora lassù. Dai che ci arrivo, ma qua mancano dei gradini. Devo scendere a prendere quello che occorre per superare questo vuoto, via di corsa prima che spariscano anche loro. Dai alla svelta giùùùù e poi di nuovo su. Si ci sono ancora; anche la luce c'è! Sentili come cinguettano; come avevo fatto a non riconoscere il cinguettio degli uccelli? Dai alla svelta, prima che scompaiano.... Si ci sono, ecco, la fessura! Da cui entra la luce. Che meraviglia ......il sole!

Il tempo passa e appena ho tempo salgo la scala, ormai con passo sicuro, e raggiungo la mia feritoia della luce. Gli uccellini sembrano sapere che io sono lì e arrivano a frotte a cinguettare, a darmi manforte, ma oggi c'è qualcosa di nuovo: un riso argentino si mescola al cinguettio degli uccellini. Ho bisogno di risentirlo è troppo bello, frizzante, leggero, ma che scuote le ossa e da felicità.

Giorno dopo giorno lo sento più vicino, sta venendo verso di me.
Cerco di allargare la fessura ed improvvisamente il muro scompare e mi ritrovo in un meraviglioso prato verde smeraldo pieno di fiori, di sole ed in mezzo una bellissima ragazza: un sorriso meraviglioso, occhi lucenti e sorridenti, corpo snello e stupendo avvolto in una camicetta rosa ed una gonna di jeans. Senza parlare sembra dire: "ecco sei tornato a vivere".

Sento un brivido, ma è possibile?
Sta sorridendo a me?
È venuta apposta da me?
È una sensazione meravigliosa, è da secoli che non provo una cosa così, anzi forse non l'ho mai provata. La cosa che sento forte è la dolcezza e la gioia di vivere. Cose simili le ho provate nella giovinezza, ma ora le vivo tranquillo, senza lo spasimo del possesso, solo con la voglia di correre insieme, di godere della meraviglia del sole e dei prati immensi.

IMPOTENZA

Dove sono? In un tubo buio, vicino a lei. Sento il suo calore e il battito del suo cuore vicino a me, il profumo della sua pelle, ma non riesco a toccarla, ad accarezzarla. Lei è seduta ed io galleggio attorno a lei.

Ecco si alza e va verso la metà del tubo, si avvicina alla parete, traffica un momento con delle leve e si apre un portellone. Siamo in una carlinga di un aereo in volo, la luce abbagliante del sole entra dal portellone aperto. Attorno lo spazio, il cielo azzurro, l'aria fresca, il vuoto. Lei si ferma un attimo sul bordo, guarda fuori, sorride,..... ma che fa....si lancia sorridendo verso questa grande libertà. La vedo, scende veloce verso la terra sottostante con la sua camicetta rosa, la gonna di jeans ed i capelli al vento, sempre con il suo meraviglioso e dolce sorriso.

Ma si sfracellerà!

Mi butto anch'io a capofitto per cercare di prenderla e portarla in salvo. Ecco sono a fianco a lei, i suoi capelli sbattono sul mio viso, ma le mie mani sono d'aria e non riescono ad abbracciarla. Lei sorride sempre e gode di questa immensa libertà, del paesaggio infinito, dell'aria fresca che le sfiora il viso.

Allora mi lascio cadere ancora più velocemente per cercare di fermarla a terra.

Sono in piedi in mezzo a un prato, sento il profumo dell'erba ancora bagnata dalla rugiada. Alzo gli occhi eccola là che scende velocemente verso terra, sempre quel suo sorriso, felice, gode la libertà. Nulla non posso fare più nulla, un attimo e non c'è più. Le mia membra d'aria nulla hanno potuto, non ho potuto neanche farle una carezza per salutarla per l'ultima volta.

Ora sono solo di nuovo. A nulla sono servite le mie braccia fatte di vento. Sono solo a cercare di finire il mio tempo.

So che così dovrà essere.



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