REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno I n° 12 del 08/12/2005 - PRIMA PAGINA Le conferme che arrivano dalla spazio |
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Lanciata il 2 giugno 2003, la sonda Mars Express è entrata nell'orbita di Marte il 25 dicembre dello stesso anno, mentre il radar italiano ha avuto notevoli difficoltà nel dispiegare la sua antenna da 40 metri di lunghezza. Inizialmente addirittura sembrava che lo strumento non sarebbe mai stato utilizzato: alcune simulazioni a Terra sembravano indicare che la lunghissima antenna avrebbe creato uno squilibrio in tutta la sonda Mars Express, impedendo il corretto puntamento verso Marte di tutti gli altri strumenti (tra cui il famoso PFS, lo spettrometro infrarosso tutto italiano che aveva individuato metano e formaldeide nelle regioni più ricche di umidità). Poi, però, l’allarme è rientrato ma le difficoltà sono rimaste. A Maggio infatti ci sono voluti parecchi tentativi perché la prima metà dell’antenna si dispiegasse completamente. Finalmente, a Luglio, la delicata operazione si è felicemente conclusa. Il MARSIS (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding instrument) è stato ideato dal gruppo di Giovanni Picardi, dell'università di Roma La Sapienza, in collaborazione con Jeffrey Plaut, del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della Nasa. Giovanni Picardi ha conseguito il PhD in ingegneria elettrica nel 1960. Ha lavorato per Selenia (ora Alenia). Insegna all'Università dal 1970, prima cibernetica e teoria dell'informazione a Perugia, dal 1975 è professore ordinario di Sistemi di Telerilevamento, presso il dipartimento INFO-COM dell'Università di Roma "La Sapienza”. MARSIS è stato realizzato in Italia dall'Alenia Spazio e finanziato completamente alla metà degli anni 90 dall’ ASI (Agenzia Spaziale Italiana). Si si tratta di un sistema che emette radio-onde tra 1,3 e 5,5 MHz, in grado di perforare la crosta marziana fino a 4÷5 km, in modo da scrutarne la composizione più profonda. Le modalità con cui le onde radio vengono rimandate verso l’antenna che le lancia (il loro eco, insomma), permettono di individuare qualunque discontinuità nella composizione rocciosa, compresa la presenza di ghiaccio, di acqua liquida, di crateri da impatto sepolti sotto sedimenti, e così via.
Il fatto che sia stato scoperto uno strato di due chilometri di ghiaccio d’acqua ad alcune centinaia di metri di profondità non è una sorpresa assoluta. Da alcuni anni, infatti, dopo uno studio sistematico condotto dalla sonda orbitale Odissey 2001 (tuttora operativa) si sa che il sottosuolo di Marte è molto ricco di ghiaccio. Si arriva ad una percentuale del 50% di ghiaccio in buona parte dell’emisfero Nord: siccome questa regione è anche la più liscia ed incavata del pianeta, è assai probabile che il ghiaccio sia la testimonianza di un antico grande oceano di acqua liquida, che esisteva su Marte quando l’atmosfera era molto più densa e quindi il clima era molto più mite e gradevole. In queste condizioni siamo convinti che dovettero esistere sul Pianeta Rosso forme di vita almeno molto semplici. Questo periodo risale ad circa 2 miliardi di anni fa, quando ancora erano in attività i grandi vulcani marziani della regione di Tharsis: erano vulcani immensi il maggiore, Olimpus, è alto 26 km!) ed emettevano grandi quantità di anidride carbonica (che riscaldava l’ambiente per effetto serra) e di vapor d’acqua (che produceva per condensazione, piogge torrenziali). Marte però è un pianeta di massa modesta (1/10 di quella terrestre), quindi la sua dotazione di calore interno primordiale era altrettanto modesta. Così, circa 2 miliardi di anni fa, i vulcani si spensero, facendo cessare l’immissione in atmosfera di nuova anidride carbonica: divenne quindi impossibile la sostituzione di quella che il pianeta perdeva continuamente a causa della sua bassa gravità. Come conseguenza Marte divenne un mondo gelido e tale rimarrà per sempre. Ciò non toglie che anche attualmente, nel sottosuolo, fonti locali di calore residuo, accoppiate alla pressione del terreno soprastante, potrebbero dar luogo a bolle sommerse di acqua liquida, del tipo di quelle che esistono sotto i ghiacci dell’ Antartide. Queste sarebbero delle ‘oasi’ ideali per la proliferazione di eventuali microrganismi marziani e non si può escludere che proprio da qui derivi la già ricordata emissione di metano rilevata dallo spettrometro PFS. Ebbene, il MARSIS è stato pensato dal team del Prof. Picardi proprio per fare questo tipo di ricerca, che mai nessuno ha fatto in precedenza su Marte. Finora, in realtà, lo strumento non ha trovato alcuna prova evidente di acqua allo stato liquido sotto la superficie, ma la ricerca è solo all'inizio, e, comunque, il ritrovamento di ghiaccio profondo allo stato PURO (>98%) è un ottimo indizio per sperare che nei prossimi mesi si arrivi a qualche clamorosa scoperta. Nella stessa conferenza stampa di Mercoledì 30 Novembre, l’ ESA ha presentato i risultati ottenuti da un altro strumento, OMEGA, uno spettrometro, gestito da ricercatori francesi, che ha realizzato una mappa che copre quasi l'intera superficie marziana, con una risoluzione tra uno e cinque chilometri, e ha rivelato la presenza di due differenti classi di minerali, i fillosilicati (tipo le argille, per intenderci) e i solfati idrati, su aree isolate ma molto grandi della superficie (in particolare nelle regioni equatoriali di Arabia Terra, Terra Meridiani, Syrtis Major, Nili Fossae and Mawrth Vallis). Questi risultati sono un’ulteriore dimostrazione che nel lontano passato c'erano grandi quantità di acqua liquida su Marte e sono coerenti con la scoperta di estesissimi depositi di solfato di Magnesio effettuata dal rover OPPORTUNITY nella pianura di Sinus Meridiani, dove si posò due anni fa e dove sta ancora magnificamente lavorando. Indipendentemente da quello che succederà nei prossimi mesi, l’attenzione di tutti è comunque già focalizzata su quello che si può ritenere il fratello maggiore di MARSIS. Denominato SHARAD (ossia Shallow Radar) è stato lanciato lo scorso Agosto a bordo della rivoluzionaria navicella MRO (Mars Reconnaissance Orbiter). SHARAD è un‘ altra creatura del prof. Picardi: raggiungerà (con MRO) l’orbita marziana il prossimo mese di marzo 2006, per compiervi delle osservazioni che avranno importanza fondamentale se non decisiva, per la futura esplorazione umana del Pianeta Rosso.
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