È difficile parlare di questa mostra. Da dove iniziare? Già, forse l’unico modo di avvicinarsi alla rappresentazione di Antonin Artaud è così come è stata realizzata: un insieme di tutto quello che è stato Artaud. Il catalogo della mostra apre, nella prefazione, con un'osservazione di Jean-Hubert Martin “La maggior parte degli artisti fondatori della modernità sono stati ossessionati dall’idea di creare opere che facessero appello a tutti i sensi.....”; la mostra percorre questa strada. Mette in comune tutte le esperienze di questo uomo visionario e considerato dai contemporanei folle, ma che ha invece profondamente inciso nell’evoluzione del modo di esprimesi dell’arte del ‘900.
Jean-Jacques Label avvisa il visitatore che “in «Artaud – Volti / Labirinti» non ci sarà un allestimento rettilineo, con le opere appese come tanti calzini sulla corda del bucato....la nostra formula non sarà lineare bensì labirintica, anzi multi-labirintica, in modo da adattare lo strumento museale alla complessità inesauribile dei lavori – spesso capolavori-, ribaltando così le procedure normative". E così è.
L’allestimento è fatto di uno spazio “unico” entro cui sono ricavate delle aree tematiche, ma che non si isolano completamente e restano immerse nell’insieme. Alcune restano più isolate, come la ricostruzione fedele della stanza dell’ospedale psichiatrico di Rodez dove fu sottoposto a 51 elettroshock, e quella, sulla balconata, dove è ‘in mostra’ la voce di Artaud. Altre hanno uno spazio di dialogo con la zona centrale più ampio, come nell’area in cui si proiettano contemporaneamente 4 film sulle quattro pareti in modo contrapposto: in due Artaud è il carnefice: “La passione di Giovanna d’Arco”, “Lucrezia Borgia”, e
negli altri due è lui ad essere ucciso: “Napoleone” , "l’opera da tre soldi".
In un altro spazio, all’ingresso abbiamo la proiezione di un provino inedito in cui la capacità drammatica di Araud e la sua inventiva è molto evidente.
In spazi più aperti e dialoganti sono epsti vari documenti. In uno, su un grande segno di infinito, cioè che possono essere viste in qualunque ordine perchè
"non c’è entrata e non c’è uscita", sono esposti libri
e lettere, alcune inedite. In un altro, troviamo appesi da una parte
di enorme pannello a forma di punto interrogativo, i suoi disegni e autoritratti e dall’altra i ritratti a lui fatti da amici pittori.
Infine nello spazio ‘aperto’ troviamo
la riproduzione di manifesti e di scritti ed con una proiezione multimediale, come un albero che cresce dal basso verso l’alto,si riproduce lo scritto di Gilles Deleuze in cui mostra come la schizofrenia sia una malattia prodotta dalla società.
sulla Balconata esterna troviamo una notevole quantità di fotografie di teatro, molto interessanti, e nel ‘box di esposizione, a cui si accede scendendo alcuni gradini, ma che è completamente visibile, vengono proiettati altre numerose pellicole, nella maggior parte poco conosciute e introvabili, mai viste dopo gli anni Venti e Trenta. La proiezione avviene contemporaneamente su schermi visibili in un solo colpo d’occhio e questo permette un confronto immediato delle immagini.
La sensazione che si riceve da questa esposizione è molteplice. Interesse, attenzione, ma anche difficoltà ad entrare in una personalità così complessa e controversa. Sicuramente stimola l’attenzione verso Artaud e l’ottimo catalogo diventa un passo necessario per approcciare la complessità dell’artista.
PAC
- Padiglione d'Arte Conrtemporanea Via
Palestro 14, Milano
Artaud – Volti / Labirinti 6 dicembre 2005 – 12 febbraio
2006
Curatori : Jean-Jacques Lebel e Dominique Païni
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Orari di apertura:9.30 – 17.30 da martedì a venerdì
9.30 - 19.00 sabato e domenica
chiuso il lunedì, Natale e 1° gennaio Ingresso: gratuito
In occasione della mostra si terranno concerti di musica contemporanea a tema, conferenze e uno spettacolo teatrale tratto da un testo di Artaud, Per farla finita col giudizio di dio, messo appositamente in scena per questa mostra a cura di OUTIS – Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea.
Inoltre, nel mese di gennaio 2006, si terranno due rassegne cinematografiche. La prima, il cinema di Artaud, sui film a cui Artaud ha preso parte come attore, con musiche eseguite dal vivo, realizzata dalla Fondazione Cineteca Italiana presso lo Spazio Oberdan. La seconda, Il cinema della crudeltà, a cura di Milano Cinema – Settore Spettacolo del Comune di Milano presso il Cinema Gnomo, che presenta quel cinema, quegli autori e quegli attori che hanno saputo leggere e trasmetterci la crudeltà del nostro tempo.
Prossimamente on-line il programma completo.
Attività didattiche
La mostra, ad ingresso gratuito, sarà accompagnata come di consueto da attività didattiche e visite guidate realizzate con il sostegno del Gruppo COOP Lombardia
Consulta il programma on line.
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