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Anno I n° 12 del 08/12/2005 TERZA PAGINA |
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Mostra al PAC di Milano
Antonin Artaud – Volti / Labirinti
Un montrage che reca di rendere la figura sfaccettata e complessa di questo genio che occupa una posizione di estrema rilevanza nella cultura della nostra epoca.
Di Cricio
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È difficile parlare di questa mostra. Da dove iniziare? Già, forse l’unico modo di avvicinarsi alla rappresentazione di Antonin Artaud è così come è stata realizzata: un insieme di tutto quello che è stato Artaud. Il catalogo della mostra apre, nella prefazione, con un'osservazione di Jean-Hubert Martin “La maggior parte degli artisti fondatori della modernità sono stati ossessionati dall’idea di creare opere che facessero appello a tutti i sensi.....”; la mostra percorre questa strada. Mette in comune tutte le esperienze di questo uomo visionario e considerato dai contemporanei folle, ma che ha invece profondamente inciso nell’evoluzione del modo di esprimesi dell’arte del ‘900.
Jean-Jacques Label avvisa il visitatore che “in «Artaud – Volti / Labirinti» non ci sarà un allestimento rettilineo, con le opere appese come tanti calzini sulla corda del bucato....la nostra formula non sarà lineare bensì labirintica, anzi multi-labirintica, in modo da adattare lo strumento museale alla complessità inesauribile dei lavori – spesso capolavori-, ribaltando così le procedure normative". E così è. L’allestimento è fatto di uno spazio “unico” entro cui sono ricavate delle aree tematiche, ma che non si isolano completamente e restano immerse nell’insieme. Alcune restano più isolate, come la ricostruzione fedele della stanza dell’ospedale psichiatrico di Rodez dove fu sottoposto a 51 elettroshock, e quella, sulla balconata, dove è ‘in mostra’ la voce di Artaud. Altre hanno uno spazio di dialogo con la zona centrale più ampio, come nell’area in cui si proiettano contemporaneamente 4 film sulle quattro pareti in modo contrapposto: in due Artaud è il carnefice: “La passione di Giovanna d’Arco”, “Lucrezia Borgia”, e negli altri due è lui ad essere ucciso: “Napoleone” , "l’opera da tre soldi". In un altro spazio, all’ingresso abbiamo la proiezione di un provino inedito in cui la capacità drammatica di Araud e la sua inventiva è molto evidente. In spazi più aperti e dialoganti sono epsti vari documenti. In uno, su un grande segno di infinito, cioè che possono essere viste in qualunque ordine perchè "non c’è entrata e non c’è uscita", sono esposti libri e lettere, alcune inedite. In un altro, troviamo appesi da una parte di enorme pannello a forma di punto interrogativo, i suoi disegni e autoritratti e dall’altra i ritratti a lui fatti da amici pittori. Infine nello spazio ‘aperto’ troviamo la riproduzione di manifesti e di scritti ed con una proiezione multimediale, come un albero che cresce dal basso verso l’alto,si riproduce lo scritto di Gilles Deleuze in cui mostra come la schizofrenia sia una malattia prodotta dalla società. sulla Balconata esterna troviamo una notevole quantità di fotografie di teatro, molto interessanti, e nel ‘box di esposizione, a cui si accede scendendo alcuni gradini, ma che è completamente visibile, vengono proiettati altre numerose pellicole, nella maggior parte poco conosciute e introvabili, mai viste dopo gli anni Venti e Trenta. La proiezione avviene contemporaneamente su schermi visibili in un solo colpo d’occhio e questo permette un confronto immediato delle immagini. La sensazione che si riceve da questa esposizione è molteplice. Interesse, attenzione, ma anche difficoltà ad entrare in una personalità così complessa e controversa. Sicuramente stimola l’attenzione verso Artaud e l’ottimo catalogo diventa un passo necessario per approcciare la complessità dell’artista.
PAC
- Padiglione d'Arte Conrtemporanea |
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