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Un anno fa a Dalmine, ma è un'esperienza ancora valida ArteImpresa 2004: una mostra da ricordare e da imitare Troppi eventi artistici e costosi, dovebbero imparare a spendere meglio le risorse a loro disposizione Di Cricio & Tati
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È con grande piacere che accettiamo l’invito di parlare di una mostra di un anno fa: ArteImpresa. Lo si fa volentieri perché è stata una bella esperienza, che permette di fare confronti con altre mostre, “prestigiose”, ma con scarsissima visibilità delle opere: si parla nello specifico al Flash Art Show che si è tenuto a Milano nell’aprile di quest’anno, dove non vi era la minima possibilità di vedere, gustare e comprendere le opere degli artisti. Il tutto si trova affastellato in stanze d’albergo intoccabili e si può pensare che possa essere qualificato solo come un'occasione per dire “ecco io c’ero”, ma con scarsissima valenza di comunicazione, elemento questo che è fondamentale per qualunque artista e qualunque appassionato d’arte.
Cosa è AtreImpresa? È una manifestazione biennale che dal 1998 vede raccolte le opere di giovani artisti dell’Accademia “Carrara” di Bergamo e imprese dell’Unione degli Industriali di Bergamo. La Mostra Concorso vede l’accoppiamento di ogni artista ad una impresa che gli offre la possibilità di realizzare al sua opera, questa dovrà ispirarsi all'attività dell’impresa sposnsor. Poi una giuria premia ovviamente le opere che ritiene migliori, ma non è questo il punto, perché non sempre i giudizi della giuria sono condivisi dal pubblico e come sempre tutte le opere presentate sono valide poiché nascono da uno studio approfondito e da una tensione a produrre il “meglio a qualunque costo” che solo i giovani riescono a dare. La mostra del 2004 è stata effettuata nella ‘Galleria’ del Point, un contenitore di laboratori di ricerca ricavato in una struttura della prima metà del 900, prima utilizzata dalle acciaierie Dalmine. La ‘Galleria’ è lo spazio centrale della struttura e serve come collegamento tra i vari laboratori:vi sono gli ascensori per i piani superiori, delle sale riunione e la zona delle macchine del caffè; è quindi uno spazio vissuto in continuazione di chi lavora nel Point. L’allestimento della mostra ha dovuto tener conto dell’esigenza di non intralciare la normale attività. Eppure il risultato ottenuto è stato ottimo, non si è notata nessuna forzatura e le opere si sono integrate nell’ambiente. Prima di entrare siamo accolti da due ciclisti assurdi (Davide Berardi - SANTINI MAGLIFICIO SPORTIVO SAS) , su un tandem, ma con le due parti di bicicletta che vanno in direzioni opposte. Il pensiero vola: fatichiamo a pedalare per andare dove? La frettolosità del mondo di oggi ci pervade, ma per giungere a cosa? Sempre fermi nello stesso punto,.radicati nelle nostre convinzioni e nei nostri pregiudizi; non si può cambiare, evolvere oltre, verso nuove strade! Può anche rappresentare la politica sinistra e destra, che si affannano a “pedale” annunciando di cambiare il mondo, ma in realtà sono sempre allo stesso punto.. appiccicati e opposti!. Questo è l’inizio della mostra, una mostra che per molti versi ha messo in rilievo l’assurdità delle nostre esperienze quotidiane. All’ingresso del primo ascensore c’è il “labirinto” di Laura Lombardoni (sponsor la NOYVALLESINA ENGINEERING SPA che ha come logo un labirit) un labirinto aperto e percorribile i tubi e le luci formano una “rete” attorno a chi percorere quello spazio, la sensazione che se ne trae può essere diversa: ossessione, essere piccoli a confronto delle strutture lucidi e riflettenti dei tubi , o sentirsi protetto da quell’intrico che ti isola dall’esterno e ti permette di giocare a nascondino. Rappresentazione emblematica della realtà mistificatrice della nostra civiltà dell’apparire
Sul fondo, sfruttando la seconda entrata al fabbricato è stato realizzato un vano contente l’opera di Elenia Depedro. Un vano nero e per accedere si deve indossare un elmetto protettivo giallo, all’interno un allestimento di lampade infrarosse la registrazioene di rumori, trasmette la sensazione di trovarsi nella fonderia della TENARISDALMINE SPA lo sponsor di questa opera. Che ha giustamente vinto il primo premio. Nei due corridoi laterali, tra le sale riunioni e sulle balconature soprastanti sono poste le altre 16 opere. Di queste ne parliamo di alcune che ci hanno interessato maggiormente. Una specie di lente, forse un buco nel mondo delle emozioni...dove immagini si creano e si ricompongono in continuazione, creando spunti e sensazioni per l’immaginario. Il tutto ottenuto con un sistema semplice ma segreto....di Roberta Ravasio (REMUZZI CAMILLO & FIGLIO SNC) Una fila di attaccapanni bianchi, con vestiti e cappelli appesi, quasi ingessati, ricordano corpi senza anima lasciati lì appesi ad invecchiare.. o meglio di tante persone che voglio dimenticarsi di averla e così restano vuoti... Questa è l’opera di Marzia Rovida, realizzata per VALSECCHI SPA, un'opera che lascia sensazioni riposanti ed inquietanti nello stesso tempo. Proseguendo si trovano altre cose inquietanti. Ecco l’opera di Paolo D’Angelo per IL LEASING SPA. L’emozione che ci dà quell’ampolla di vetro piena d’acqua in cui vede una bambola con il volto bruciato... la testa di una persona che rimane chiusa dentro a una ampolla.. ..le emozioni annegate nell'acqua come le sensazioni. L'anima bruciata... cancellare il bambino che è in noi (la bambola gioco delle bambine)... che gli permette di sognare,di stupirsi che potrebbero essere gli effetti della depressione .. o delle dipendenze da droghe o alcool... entrano dentro un labirinto.. vedo il mondo.. da lontano.. dà dentro una grande ampolla .. e la loro personalità annega in qualche sostanza. Dentro una betoniera un televisore. Questa l’dea realizzata da Francesco Betti per IMPRESA ING. G. PANDINI importante azienda edile bergamasca. Quali sensazioni.... ma... non riesco a vedere cosa trasmettono... il vuoto immagino.... mass-media che costruiscono,cantiere edile, per creare cervelli tutti uguali! Lasciamo per ultimo il lavoro di Sabina Lazzarini realizzato per la COROZITE SPA, impresa produttrice di bottoni, molto sensibile al lavoro femminile e che ha attivato il part-time tra le prime in Italia. L’opera è composta da serigrafie della madre dell’artista, rielaborate attraverso l’introduzione di “segni” che rappresentino il lavoro femminile. Nella rappresentazione dello stesso soggetto, semplice pulito, non angoscioso, anche se si coglie un momento malinconico, si sentono vari stati d'animo o semplicemente le diverse realtà. Il pensiero vola immediatamente all’idea che quello che vediamo e percepiamo, il cosidetto punto di vista, è del tutto personale...non è “Una Sola Realtà”, ma sono tante realtà quante le persone! Bella mostra! L’unico appunto che posso fare ad una mostra così, se mi è concesso, è che avrebbe bisogno di una maggiore diffusione della comunicazione negli ambienti “specializzati” italiani, cosi forse ci si può rendere conto di quante mostre, che vengono realizzate malamente, sono in effetti delle occasioni mancate e soldi sprecati, magari a spese degli artisti! Argomenti: #accademia carrara , #arte , #arte contemporanea , #bergamo , #dalmine , #giovani , #installazione , #mostra Leggi tutti gli articoli di Cricio & Tati (n° articoli 12) |
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