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Anno I n° 13 del 22/12/2005 PRIMA PAGINA |
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Giustiziato il candidato al Nobel per la pace
Mezzanotte e un minuto
Il caso “Tookie” Williams ha riportato alla cronaca il dibattito sulla pena di morte e sul “lungo braccio” degli USA
Di Marina Minasola
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Mezzanotte e un minuto, martedì 13 dicembre 2005, San Quentin – California. Nel corpo robusto, trattenuto da ancor più robuste cinghie, del prigioniero C29300 vengono iniettati bromuro di curaro e cloruro di potassio.
Il respiro si ferma. Il cuore si arresta. Poche reazioni chimiche, 22 minuti di agonia e Stanley “Tookie” Williams è morto: il fondatore della terribile Gang dei Crips è stato “giustiziato”. Era stato accusato di quadruplice omicidio ed era detenuto dal 1981 ma si era sempre dichiarato innocente, vittima del razzismo che ancora serpeggia nella società americana: “sono convinto di trovarmi qui in virtù di un karma, non per aver ucciso qualcuno, perché è una cosa che non ho fatto, ma per altre cose che ho fatto in passato e per le quali l'avevo fatta franca”. Durante la prigionia aveva scritto libri per ragazzi con la sua amica Barbara Becnel nei quali incitava alla non-violenza, all’allontanarsi da gang come quella che lui aveva fondato ancora giovane. Per questi libri era stato candidato al premio Nobel per la pace e considerato da molti il nuovo Mahatma Gandhi. Ma la sua indubbia fama, la sua presunta innocenza, la sua detenzione durata 24 anni, la petizione che contava 50.000 firme in suo favore, il commuovente appello di “Nessuno Tocchi Caino”, l’intervento di numerosissimi politici e artisti da Sean Penn a Joan Baez, da Jamie Foxx a Snoop Dogg e Bianca Jagger, la presenza nel giorno stabilito per l’esecuzione di oltre 2000 persone che invocavano davanti la prigione la grazia per Tookie al freddo di San Francisco, vecchi, giovani, bianchi, neri, asiatici, indios, non sono serviti a fermare Arnold “The Governator” Schwarzenegger che ha dato conferma di essere anche nella vita reale e non soltanto nei suoi film un autentico “Terminator”. “It’s all over”, “è tutto finito” dice l’amico di Williams Fred Jackson appresa la notizia della morte di questo nuovo “martire” della società moderna. Ed è davvero tutto finito, non c’è più nulla da fare, di nuovo la legge ha tolto la vita ad un uomo. A questo punto diventa poco significativo chiederci se Williams fosse innocente o meno ma dobbiamo invece ritornare a chiederci se uno Stato possa decidere della vita di qualcuno. Tookie era il numero 1.003, la millesima e terza persona che nei civilissimi USA ha percorso il braccio della morte dal 1976 ad oggi. Attualmente altre 3.400 persone attendono di essere giustiziate. La loro attesa potrebbe protrarsi per molti anni, come quella di Williams, potrebbero anche essere dichiarati innocenti come è successo in questi anni a 122 condannati a morte o si potrebbero accorciare i tempi, il che potrebbe anche sembrare più giusto nonostante si debba sempre tenere in considerazione il pericolo di una crescita esponenziale degli errori giudiziari. Nell’appello di Nessuno Tocchi Caino si legge: Nella Bibbia non c’è scritto solo “occhio per occhio, dente per dente”, c’è scritto anche: “Il Signore pose su Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato”. Nessuno tocchi Caino vuol dire giustizia senza vendetta. Con termini diversi già nel 1764 l’illuminista milanese Cesare Beccaria aveva espresso, nel suo trattatello “Dei delitti e delle pene”, un concetto molto simile: la legge del taglione non ha significato alcuno, lo scopo delle pene non deve essere la vendetta o la punizione bensì l’allontanamento dalla società a scopo rieducativo: la pena di morte è ingiusta in quanto immorale e antieducativa infatti non si può insegnare a un popolo a ripudiare l’omicidio se lo Stato stesso ne fa uso, la pena deve essere attuata prontamente altrimenti perderebbe il suo effetto educativo e inoltre non sarebbe giusto ritardare il giudizio per troppo tempo a discapito di un innocente (visto che il reo è tale fino a prova contraria). In tempi molto più recenti l’avvocato e scrittore Scott Thurow ha scritto che la pena di morte non può essere nè migliorata nè applicata in maniera più giusta, perchè essa è il prodotto perfetto di un sistema giudiziario imperfetto e dunque va abolita. Il caso Williams, con tutti i suoi elementi particolari e distintivi va comunque inserito in un disegno più ampio e pone interrogativi sempre attuali: E’ lecito togliere la vita ad una persona, qualunque cosa abbia commesso? Chi siamo noi per decidere chi far vivere e chi far morire? Qual’è l’utilità della pena di morte? Non è incoerenza forse punire omicidi commettendone altri? Come può uno Stato che vanta la propria civilizzazione come superiore a quella del resto del mondo commettere tuttora atti che appaiono autentiche barbarie? Tookie era il 1003, quanti altri ce ne saranno ancora? Impossibile rispondere, si può solo sperare. |
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