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Metropoli o piccolo borgo? La scelta del dove abitare lascia spesso margini di insoddisfazione: chi abita nella grande città sogna la tranquillità del borgo, e chi abita nel borgo sogna le luci della megalopoli. Di Concetta Bonini
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Ognuno di noi è chiamato a scegliere, o in molti casi semplicemente ad accettare, la qualità della propria vita e tra i parametri di cui deve tener conto c’è indubbiamente quello della scelta della città in cui vivere. C’è chi nasce in una grande città e appena possibile va a rifugiarsi in un paesino di periferia, c’è chi invece nasce in un piccolo paesino di provincia e scappa nella grande metropoli, oppure tutt’al più si accontenta di sognarla.
Ma dove la qualità della vita è più alta? Le grandi città indubbiamente hanno dalla loro parte un elenco di vantaggi non indifferenti. La grande città è in linea di massima capace di offrirti un assaggio di tutto il mondo, semplicemente tutto quello che cerchi: ristoranti, pub, discoteche, ultima moda, negozi, centri commerciali, librerie, videoteche, musica, cinema, teatro, il tutto nelle proporzioni più esagerate in grado non solo di saziare le più pretenziose aspettative, ma addirittura di ingozzarle senza ritegno. Dunque chi può permettersi un considerevole tenore di vita, non ha che da esprimere un desiderio e troverà immediatamente un opportuno genio della lampada pronto a realizzarlo per essere –come si suol dire- “trendy”. Ma in una metropoli abitata da milioni di persone non sono che una ridotta percentuale i fortunati che possono permettersi di assaggiarne ogni ricca prelibatezza. Gli altri possono al più sfiorarne di striscio le briciole. Ma accade con più frequenza che siano più impegnati a non lasciarsi stritolare dai tentacoli di un tale mostro: devono fare i conti con una vita estremamente cara, devono fare i conti con la dilatazione degli spazi a fronte della spietata compressione dei tempi, devono adeguarsi a correre più di quanto viene loro richiesto. In determinate circostanze la vita in una grande città può diventare qualcosa di simile ad una lotta alla sopravvivenza in cui ha successo chi si sa adeguare e sa costruirsi le armi giuste, mentre gli altri soccombono. Questo stile di vita però richiede una forte volontà e soprattutto costringe alla solitudine. Simili città offrono infatti infinite possibilità di studio e lavoro e possono anche offrire una carriera sfavillante a chi sa adeguarsi alle sue leggi: ma questo comporta essenzialmente di dover essere ambiziosi, egoisti, arrivisti, ma soprattutto soli. Dopo aver impiegato gran parte del proprio tempo chiusi in un ufficio e il resto del tempo imbottigliati nel traffico o in corsa tra una stazione metropolitana e l’altra, ognuno resta solo. Chi vi è nato e cresciuto ha certo un maggior numero di possibilità, ma chi vi è stato catapultato da un’altra realtà non può che perdere la speranza di essere integrato. In una sistema enorme infatti ognuno non può che muoversi per sé. La vita dunque diventa stritolante e chi può scappa per trovare altrove un bagliore di umanità e serenità. E’ insito nella struttura della grande città l’essere inumana, emarginante, spietata. E’ inoltre estremamente insicura e vi si moltiplicano sempre i rischi di criminalità. Infine è nella maggior parte dei casi una cappa di inquinamento che rende impossibili gesti altrimenti quotidiani e normali, quali semplicemente aprire la finestra. Chi non vive in una grande città però è spesso più portato a coglierne esclusivamente l’aspetto esteriore, che si presenta indubbiamente sfavillante ed estremamente invitante. Il desiderio di essere “trendy”, di vivere in una grande città, di far parte del gioco insomma e di poterne godere, porta a creare un mito che non corrisponde alla realtà: idealizzare gli aspetti positivi della grande città rende spesso ciechi rispetto al resto che poi costituisce la sua ordinarietà. Il discorso opposto vale per i piccoli centri: la provincialità spesso fa paura, appare noiosa e mediocre, limitante, soffocante. Ma una piccola città ti lascia lo spazio di vivere, ti lascia tempi di serenità. Esclude però in gran parte le possibilità di divertimento, di svago, di cultura e anche di realizzazione personale e professionale. Ciò non toglie che si possa usufruire di quelli offerti dalle grandi città senza bisogno di lasciarsene fagocitare e mantenendosi a debita distanza da esse. Al termine di questa analisi di massima non ci resta che tornare alla nostra domanda: dove è più alta la qualità della vita? Beh… de gustibus!!!! Argomenti: #abitazione , #ambiente , #città , #cultura , #moda , #servizi , #società Leggi tutti gli articoli di Concetta Bonini (n° articoli 51) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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