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Lo Zibaldone

Susan Vreeland – RITRATTI D’ARTISTA – Neri Pozza


Di Concetta Bonini

Non si smentisce mai, Susan Vreeland.
Lei parla d’opere d’arte, ma innanzitutto lei scrive opere d’arte.
Come aveva già fatto con Artemisia Gentileschi in La passione di Artemisia e con Vermeer in La ragazza in blu, anche in Ritratti d’artista la Vreeland attraversa la vita dei grandi artisti, le loro avventure di uomini e donne, le loro passioni. Crea racconti luminosi che catturano la vita come in un quadro, come nei quadri che i suoi protagonisti dipingono.
Arte qui è in valore assoluto.
Non è un caso che l’autrice scelga per i suoi “ritratti” solo quegli artisti per i quali l’arte è sentimento totalizzante, passione travolgente, unico scopo ed unica essenza della loro vita spesso sregolata, esuberante, in poche parole essa stessa un’autentica opera d’arte.
Nel suo ultimo romanzo, rendendo chiara dall’inizio la sua convinzione che l’arte del passato appartenga a “coloro che possono applicarla alla propria vita” e non a “una élite culturale di specialisti di vestigia”, ha inteso leggere la vita dei grandi artisti, innanzitutto impressionisti, curiosandovi dentro attraverso le sensazioni, le passioni, le ossessioni di coloro che hanno sfiorato o in qualche modo condiviso le loro vite.
Il lettore resta in tal modo estasiato nel trovarsi davanti, nude, le vite di Auguste Renoir, Claude Monet, Berthe Morisot, Edouard Manet, Vincent Van Gogh, Paul Cézanne e Amedeo Modigliani. Emozioni, passioni, segreti, deliri, follie, all’ombra dell’umiltà, con la promessa della gloria. La lettura diventa sempre più accattivante, entusiasmante, man mano che si attinge alle parole come ad emozioni, come ad un pennello morbido nel colore, man mano che si va ad investigare, a scavare nelle pieghe della vita e dell’anima.
Susan Vreeland riesce con la stessa incantevole capacità, e la sua imperdibile semplicità, a dipingere con le parole i grandi quadri della storia dell’arte e a mostrare ancora con le parole le grandi forze che muovevano l’animo di chi le ha partorite.
Abbandonata la scia di queste vite, nella seconda parte la Vreeland incrocia in un successione le più disparate esperienze toccate dall’arte e riesce anche qui a ricalcare con le parole la meraviglia di un ritratto da dilettanti, la plasticità della scultura di un corpo di donna, l’intensità del Nudo blu di Matisse e via di questo passo, in un incanto senza interruzione e senza noia fino all’ultima riga del libro.
Insomma Susan Vreeland si rivela essere, ancora una volta, lei per prima un’autentica artista che parla di arte, che studia l’arte, che ama l’arte, se ne nutre e per essa vive creando romanzi deliziosi da non perdere.

Argomenti:   #libro ,        #recensione ,        #romanzo ,        #vreeland



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