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 Anno II n° 4 del 02/03/2006    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi


Conferenza Internazionale Mosaico Mediterraneo
Mosaici, ma non solo: ... Tessere che uniscono i popoli nel tempo e nello spazio ...
Al termine della conferenza è stato firmato l’accordo 'Carta di Modica' tra i paesi del mediterraneo per la valorizzazione dei siti culturali
Di Concetta Bonini


La Sicilia e in particolare la Provincia di Ragusa come baricentro del Mediterraneo: è questa un’idea che rientra ormai nell’immaginario collettivo e che il popolo ragusano sta trasformando in una realtà che va consolidandosi tappa dopo tappa, obiettivo dopo obiettivo.
La Conferenza Internazionale Mosaico Mediterraneo, che si è tenuta a Modica il 22 e 23 febbraio e si è conclusa con la stipula della Carta di Modica, si è rivelata essere un appuntamento di indispensabile rilievo in quest’ottica di sviluppo e promozione.
…Tessere che uniscono i popoli nel tempo e nello spazio…”, è stato il leit motiv che ha accompagnato l’incontro delle delegazioni di Francia, Tunisia, Israele, Egitto, Giordania, Autorità Nazionale Palestinese, Cipro e Malta, alla presenza dei sottosegretari agli Esteri Giuseppe Drago e ai Beni Culturali Nicola Bono, oltre che del presidente della commissione nazionale Unesco Giovanni Puglisi, del direttore generale dell’Unesco per la cultura Mounir Bouchenaki e del Capo Sezione per la Cultura dell’ufficio Unesco di Venezia Marie Paule Roudil.
Il dibattito è stato lungo, ma intenso e sostanzialmente proficuo. Si è discusso di mosaici, ma non solo.

Nel corso delle quattro sessioni in cui si è snodata la conferenza, ogni delegato ha apportato il suo prezioso ed irrinunciabile contributo con un condensato di esempi, modelli di gestione, osservazioni acute di tipo tecnico ma anche considerazioni notevoli di respiro internazionale.
E’ emerso un grande interesse per i progetti di sviluppo sostenibile e compatibile con le vocazioni dei territori, ma soprattutto per i metodi innovativi di gestione integrata.
Infatti la Carta di Modica, siglata dal Governo Italiano e dall’Unesco, si prefigge l’obiettivo di stabilire un nuovo criterio metodologico che sia valido nell’ambito della cooperazione internazionale, per la valorizzazione dei siti culturali secondo un sistema integrato col territorio che non prescinda dal trinomio cultura-turismo-sviluppo e sia pertanto in grado di utilizzare al meglio le risorse economiche disponibili. Questo documento di carattere politico-diplomatico, sobrio nella forma ma esauriente nei contenuti, è già stato tradotto in inglese, francese ed arabo e verrà sottoposto all’attenzione dei governi, degli organi internazionali e di tutti i rappresentanti della società civile dei paesi coinvolti.

E’ chiaro dunque che, sebbene la Carta di Modica si concentri sull’elemento del mosaico che è un simbolo di mediterraneità poiché rappresenta una delle categorie principali dei nostri siti archeologici, essa si allarga ad una visione globale di gestione e soprattutto di collaborazione tra i popoli. In tal modo essa diventa una vera e propria ipotesi politica, da tutti stimata intelligente e suggestiva, traboccante di riflessioni e di stimoli.

La volontà di sfruttare tutti i possibili campi di dialogo e l’esigenza di ottenere il massimo rendimento da ogni occasione di scambio tra i popoli del Mediterraneo sono stati il vero principio-guida della due giorni modicana, programmata con la convinzione che proprio il nostro patrimonio possa costituire il più fecondo terreno del dialogo interculturale. Il linguaggio della cultura infatti ha indubbiamente una valenza superiore a quella di qualsiasi altro strumento di sostegno e cooperazione economica, poiché consente di travalicare lo scoglio primario che è quello della conoscenza reciproca e può dunque aprire le porte a nuovi scenari di dialogo e di pace.

La scelta del mosaico come primo “tassello” di questo ambizioso progetto non è casuale: esso è metafora dalla forza inusitata e dai significati molteplici, rappresenta un’identità comune, un grande strumento di comunicazione della memoria storica, ma soprattutto è la più efficace lezione di solidarietà e l’emblema più significativo di come sia possibile ricondurre la molteplicità di elementi eterogenei ad una compiuta, effettiva unità. Il mosaico dunque diventerà la pietra miliare di un percorso di rifondazione dei rapporti tra le rive opposte del mediterraneo, affinché si crei un nuovo mosaico sociale ed economico tra questi paesi che, avendo identici problemi, possono trovare identici modelli di sviluppo. I delegati presenti hanno espresso in proposito la volontà comune di lavorare insieme affinché gli stati “non regalino agli altri il pesce, ma insegnino loro a pescare” e affinché, in questa prospettiva di cooperazione internazionale, il mare nostrum riscopra il suo senso di koinè che unisce tutti nel piacere d’essere diversi.

Nelle migliaia di tessere che compongono il mosaico non ce ne sono due uguali –ha dichiarato il delegato israeliano Arthur Abnon- e tutte hanno esigenza di esistere perché perdendosene una si apre la porta al disfacimento del tutto: lo stesso vale per il mosaico delle culture mediterranee”. E’ esattamente questo lo spirito che si è voluto trovare, con un forte auspicio lanciato a conclusione dei lavori dal delegato egiziano Alì Gaballah e condiviso da tutta l’assemblea: “Nel ringraziare la città di Modica per l’opportunità che ci ha dato, ci auguriamo che essa diventi l’esempio della nostra volontà di pace, nel rispetto assoluto delle singole identità, perché non possiamo parlare di scontro tra civiltà dinanzi a popoli che sono figli del Mediterraneo e responsabili custodi della sua cultura”.

In questo senso è stato significativo anche vedere i delegati israeliani e palestinesi sedere allo stesso tavolo, discutere dello stesso argomento dal medesimo punto di vista, condividere premesse e obiettivi col supporto di un vigoroso appello al rispetto reciproco lanciato proprio dal delegato palestinese. Ma altrettanto significativa è stata l’assenza della delegazione libica che ha ritirato la propria disponibilità dopo gli avvenimenti che hanno portato alla strage di Bendasi e agli altri scontri con il nostro paese.

Ma non va trascurato l’elemento di forza per il nostro Paese, che è quello di diventare la tavola rotonda del dialogo tra i Paesi del Mediterraneo, come conferma Gianni Ghisi, ministro plenipotenziario vicedirettore generale della Cooperazione allo Sviluppo: “Diventare ponte tra le opposte rive del Mediterraneo è il destino naturale di questo territorio: un ruolo di mediazione culturale è necessario, laddove ci sono dialoghi non facili come quelli tuttora in atto, e nel finanziare attività interculturali noi non possiamo non tenere conto che questa terra è la più vicina geograficamente e culturalmente al mondo arabo e che qui i nostri ospiti si sono sentiti veramente a casa loro”.  



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