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Anno II n° 6 del 30/03/2006 PRIMA PAGINA |
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Lo sbuffo
Quando si esagera
Di Giovanni Gelmini
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Sembra che per noi tutto debba essere sempre spinto alla massima potenza. Tutto grande, tutto meraviglioso, tutto eccezionale. Così passiamo i nostri giorni a rincorrere seduti davanti allo schermo del televisore o della multisala, a “vivere” viaggi meravigliosi, avventure eccitanti, amori improbabili ma esaltanti.
Cosi corriamo a comprare le “grandi firme” alle svendite, per potere avere più oggetti firmati, nel nostro baule, come se quelli non firmati fossero delle cose indecenti. Non conta più il nostro gusto, la nostra capacità di scegliere, la nostra intelligenza; quello che conta è che sia “pubblicizzato, costoso e visibile”, anche se si tratta di biancheria super intima e si farà di tutto per metterla in mostra. Ma in questo modo abbiamo dato il nostro cervello e la nostra vita in mano ai markettari. Grazie a loro dobbiamo lavorare duro per guadagnarci tutte queste cose necessarie per vivere. Ma quale è il veicolo di questa infezione celebrale: la televisione, per ora. Da quando questi mezzi di comunicazione si sono diffusi, oltre a innegabili benefici di trasmissione della cultura, hanno sviluppato anche una tecnologia della comunicazione perversa. Sono nati metodi avanzati che, basandosi solo sull’immagine, i suoni e il significato della parola, trasmettono sensazioni non vere, ma vissute come tali. Mi ricordo quando al mercato della città restavo estasiato davanti ai venditori di terraglie per la casa, che, facendo i giocolieri con tazze e piatti, incantavano gli astanti dimostrando la solidità del prodotto che loro vendevano. Erano delle cose semplici, in cui alla fine le donne che dovevano fare la spesa cadevano sì e no. Ben conoscevano i trucchi e i difetti. Ora le cose sono cambiate e se passiamo dai venditori di fumo delle “aste televisive” agli spot veri e propri ci accorgiamo che c’è troppo “fumo”. Se analizziamo attentamente gli spot pubblicitari ci accorgiamo della quantità di idee bislacche che ci trasmettono. Purtroppo ora, nel concetto che anche la politica sia un bene di consumo, pure i leader sono passati dai bei comizi in piazza a sistemi di comunicazione globalizzati. Il messaggio che si trasmette deve incidere sulla nostra corteccia cerebrale, deve creare permanenza e dipendenza. Ecco che così il più specializzato nel messaggio televisivo si fa una legge elettorale che gli permette di sfruttare al massimo questi suoi vantaggi, non solo sull’avversario, ma anche sui suoi stessi “soci”. Oggi nel tubo catodico si riversa tutta una serie di messaggi atti a creare l’attenzione e la tensione, su chi spera di poter vendere il suo prodotto. In questo caso non tazze di terraglia, ma la sua permanenza al potere. Ovviamente anche gli altri fanno la loro comunicazione, ma c’è qualcosa che li differenzia: è il modo. Un modo che, stando ai tanti sondaggi, sta stufando l’elettorato. Il che vuol dire che Lui sta spostando il fumo. Cioè con tutto questo sforzo sembra recuperare consensi solo sugli elettori che erano intenzionati a votare i “cespugli” della sua coalizione, la gente non è veramente influenzata da questi spot e va a votare seguendo altre indicazioni. Malgrado questo, tutti i giorni ci dobbiamo sentire qualche novità inventata, qualche slogan messo a punto dai suoi gestori dell’immagine. L’importante è che sempre e ovunque si parli di Lui. Come dicevano le “starlett” di mezzo secolo fa: “che si parli male di me purché si parli”. Però la mancanza di gusto e l’incapacità di capire cosa è essere rappresentate di una Nazione, portano anche a dire delle emerite scemenze. L’ultima è quella dei «bambini bolliti» in Cina ai tempi di Mao. A parte che qualunque agricoltore alle prime armi sa che una cosa del genere produrrebbe scarsi benefici per il terreno, e qui si dimostra l’assoluta ignoranza di un uomo che evidentemente parla senza rendersi conto di quello che sta dicendo. Infatti l'insensata ed inutile affermazione ha suscitato le reazione di quel piccolo paese che è la Cina, con cui noi, come si sa, non abbiamo alcun problema economico e che quindi insultarlo gratuitamente è uno sport molto facile e produttivo. Qui non si tratta di essere di destra o di sinistra, qui si tratta di capire quando le cose non sono a posto, quando da propaganda politica si passa a presa per il culo, cioè quando si esagera. Eppure qualcuno ci crede! |
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