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Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio - Amara Lakhous – Edizioni e/o Di Marcella Candido Cianchetti
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Roma: a ridosso della stazione termini si apre la "piemontese" Piazza Vittorio, estranea ai romani dell’800, estranea ai Romani fino agli anni ’50. È in questo periodo che i romani e gli ultimi emigrati del sud Italia la scoprono ed iniziano a viverla. Si va al mercato di Piazza Vittorio, con le invitanti bancarelle traboccanti di arance, carciofi, melanzane, un'esplosione di colori stagionali. Dominavano la piazza i mitici Magazzini Allo Statuto (Mas), in antitesi dell'aristocratica e di denominazione dannunziana La Rinascente. Oggi questa piazza continua ad essere crocevia del mondo: oltre ai magazzini MAS, sono nati i Grandi Magazzini Pacific Trading, con una sotto-insegna in cinese, che predica vendita all’ingrosso ed al minuto. Non è esagerato definirla una piazza fruibile 24 ore su 24. Questo cuore multietnico è una perenne esplosione di frutti esotici, impastata dai profumi penetranti della curcuma, del cardamomo, di curry, di pakorai. Svelti i ragazzini che portano a domicilio svicolano tra una bancarella e l'altra portando su traballanti vassoi bicchieroni ricolmi di lassi (bevanda indiana) di salwar kameez. Donne in sari, con la fantasia potremmo essere a Delhi, oppure in Africa del Nord, uomini in galabeya, in burnus con il capo coperto da fez o bianchi copricapi. In questo contesto, un "Ascensore", si un ascensore, ispira un bel romanzo giallo al trentaseienne scrittore algerino Amara Lakhous, arrivato profugo a Roma nel 1995, dopo essere fuggito da Algeri con un'unica ricchezza: la laurea in filosofia, unita all’esperienza giornalistica per la radio nazionale. Una ricchezza non ben vista dall’allora gruppo islamico armato, che combatteva con la spada chi combatteva con la penna. Ora invece Amara Lakhous è perfettamente integrato, ha costruito una nuova vita: frequenta le lezioni della casa dei diritti sociali e la biblioteca nazionale, e lavora come traduttore, avendo imparato in tempi brevi la lingua italiana tanto bene da riuscire a conseguire una seconda laurea, in antropologia. E tanto da scrivere il suo secondo libro: Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio. Come detto, il romanzo prende corpo in un ascensore di un palazzo di Piazza Vittorio. Ascensore inteso come una metafora della vita: sale, scende, qualcuno lo scambia per un cesso, ad alcuni è vietato l'uso, altri lo evitano... perché in quell’ascensore un giovane prepotente viene rinvenuto morto...! Il suo primo romanzo invece è: Le cimici e il pirata, che pubblicò a sue spese ed in modo originale: aprendo il libro a metà può essere infatti letto in arabo da una parte e in italiano dall’altra. Certo la cosa risulta intrigante, leggendosi l’arabo da destra e le lingue occidentali da sinistra. Amara Lakhous sarà ospite della prossima Fiera Internazionale del libro di Torino (4-8 maggio 2006) all'interno della sezione Lingua Madre. E' nato ad Algeri nel 1970, vive a Roma dal 1995. È laureato in filosofia all’Università di Algeri e in antropologia culturale alla Sapienza di Roma. Sta terminando una ricerca di dottorato nella stessa università dal titolo ”Vivere l’Islam in condizione di minoranza. Il caso della prima generazione degli immigrati musulmani arabi in Italia”. Ha iniziato il suo percorso professionale nel 1994 come giornalista della radio nazionale algerina. In Italia ha lavorato per tanti anni nel campo dell'immigrazione, svolgendo attività di mediatore culturale, interprete e traduttore. Attualmente lavora come giornalista professionista all’agenzia di stampa Adnkronos International a Roma. Ha pubblicato il suo primo romanzo Le cimici e il pirata, bilingue arabo/italiano (Arlem editore, Roma, 1999) con traduzione di Francesco Leggio e nel 2003 il secondo, ambientato a piazza Vittorio, Come farti allattare dalla lupa senza che ti morda (edizioni Al-ikhtilaf, Algeri) e la seconda edizione presso la casa editrice libanese (Dar Al-arabiya lil-ulum, 2006). Questo romanzo è stato ri-scritto in italiano con il titolo Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio. “La ri-scrittura – spiega Lakhous - è un processo lungo che prevede diverse fasi. Prima scrivo il mio testo in arabo. Poi dico che lo riscrivo in italiano, perché non si tratta di una semplice auto-traduzione, non essendo obbligato a rispettare il testo originale, lo ricreo a mio piacimento. In tal senso godo di una libertà che il traduttore normalmente non ha. Una volta finita la prima stesura in italiano, ci sono un gruppo di amici che leggono il testo. Dalle letture nascono discussioni, suggerimenti, suggestioni e osservazioni che prendo in considerazione, in seguito opero delle scelte in piena autonomia". Argomenti: #libro , #recensione Leggi tutti gli articoli di Marcella Candido Cianchetti (n° articoli 7) |
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