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Pubblicati i dati del sondaggio fatto dalla Fabbrica del Programma I profili dell’opinione pubblica emersi mostrano cose risapute e cose inaspettate e interessanti Anche gli elettori di centrodestra hanno un giudizio negativo del Governo, tra i provvedimenti più criticati: l’invio delle truppe in Iraq, la Cirami e la riforma Moratti Di G.G.
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La “Fabbrica del Programma” ho svolto un’indagine “in proprio” sulle opinioni e sulle aspettative. Sono stati interpellate 6872 persone che di per se non sono un “campione rappresentativo, ma sulla base di alcune domande vi è stata una successiva stratificazione e i dati sono stati riponderati sulla base dell’appartenenza a gruppi e sulla consistenza stimata di tali gruppi. Lo spaccato che ne esce è molto interessante e credo valido nelle linee essenziali. Convergenza su alcuni punti di tutto l’elettorato e differenze attese ed inattese tra le varie tendenze. Possiamo raggruppare i risultati in tre grandi tendenze: centrosinsitra, centrodestra e non collocabili. I non collocabili sono a mio avviso la classe piu interessante, perché sono quelli che sono da “catturare” e che non si identificano in genere in uno dei due schieramenti in competizione.
Per i tre gruppi emergono profili generali di “opinione”. Gli italiani che si definiscono di centrosinistra risultano avere un rapporto positivo con l’Unione Europea, di cui percepiscono più i pregi che i difetti; si aspettano molto dallo Stato, anche se lo apprezzano poco; sono sensibili ai problemi dell’esclusione sociale e della povertà; sono tendenzialmente critici nei confronti della politica americana. Una cosa abbastanza diversa da quella che può essere l’immagine tradizionale di una “sinistra assistenzalista”; solo il 16% ritiene che il debito pubblico sia collegabile al livello delle prestazioni dei servizi sociali, mentre un 36% lo vede come un problema per lo sviluppo. Le posizioni dei cittadini di centrodestra sono meno omogenee rispetto a quelle del centrosinistra. Alcune componenti sembrano esprimere una maggiore concretezza. Si trova un’ala più liberista, un quinto circa del campione; le posizioni trovano un’idea comune intorno all’idea di Stato, alle tasse, all’immigrazione e al terrorismo internazionale, e in una certa freddezza nei confronti dell’Europa. Una parte dei cittadini di centrodestra vorrebbe uno Stato ordinato che sappia gestire i suoi conti, un’amministrazione efficiente che eviti lo spreco, una polizia capace di controllare le frontiere e prendere i delinquenti, una giustizia meglio organizzata. Molte delle cose che non vanno sono lì, nel fatto che lo Stato non svolge bene una serie di compiti che sono suoi propri. Per l’ala liberista invece lo Stato fa troppe cose e lascia poco spazio al settore privato e vorrebbe meno Stato e più mercato nella sanità, nella scuola, nel sistema previdenziale. All’idea di uno Stato che dovrebbe essere più efficiente corrispondono peculiarmente cittadini che spesso non hanno senso dello Stato e delle istituzioni, approfittano dei servizi sociali, vanno in pensione troppo presto. È abbastanza ovvio che quelli inseriti tra i non collocabili diano a gran parte delle domande risposte che si collocano in una fascia intermedia rispetto alle opinioni pubbliche di centrodestra e di centrosinistra. Le eccezioni sono significative. I “non collocabili” sono quindi dei moderati più attenti degli altri a tematiche come l’autonomia della magistratura e le tutele, più favorevoli all’allargamento dell’Europa verso Est, più propensi ad affrontare le problematiche ambientali con interventi concreti, come la tutela del territorio. Il carico fiscale è sentito come eccessivo da tutti gli intervistati e tutti identificano nell’evasione la principale colpa. La maggioranza non percepisce la funzione “ridistribuiva” del sistema fiscale. Sicuramente è una sorpresa che solo il 2,4 per cento dei cittadini di centrosinistra (percentuali simili agli altri) non colga l’importanza di questa funzione. L’evasione fiscale è uno dei grandi fattori di distorsione, ed è responsabile del livello elevato delle tasse e, indirettamente, anche di un così alto debito pubblico e del rapporto tra il cittadino e lo Stato, tra la politica e la Pubblica Amministrazione. Questo è sentito da tutti e tutti chiedono di attuare una lotta serrata per la sua eliminazione. Gli elettori del centro sinistra sentono forse in maggior misura l’impatto sul lavoro nero e la precarietà dei conti del sistema previdenziale è responsabile della bassa stima che l’opinione pubblica ha della politica, che ha protetto e condonato più volte gli evasori, e dell’amministrazione, che non li combatte con efficienza. Inoltre è opinione comune che l’area dell’evasione è un “tesoro nascosto”, una quantità di risorse alle quali si può attingere per affrontare i problemi del paese, dalla ricerca e sviluppo alla lotta alla povertà. Anche per il Centrodestra l’argomento è scottante, con alcune interessanti sorprese: nel centrodestra il 23,7 per cento è favorevole a reintrodurre la tassa di successione, il 35,7 a tassare le rendite finanziarie secondo la media europea e il 45,5 a uniformare i contributi dei lavori atipici e dei lavoratori dipendenti. Uno dei punti su cui emerge la divergenza è sicuramente il giudizio sui servizi dello Stato alla famiglia e la Sanità. Il cittadino del centrosinistra non è soddisfatto dei servizi e delle prestazioni sociali, e, tra tutti, considera particolarmente debole quello che Stato ed Enti locali fanno a sostegno della famiglia e per la lotta alla povertà; ritiene siano i settori ai quali dovrebbero essere destinate eventuali maggiori risorse. Il cittadino di centrodestra è meno severo; ritiene che lo Stato faccia troppo e mostra di apprezzare alcuni settori, come per esempio la sanità, l’assistenza all’infanzia e ai diversamente abili. I “non colllocabili” pongono tra le cose più urgenti di intervento per il “sociale” ridurre le liste di attesa nella sanità. Sul problema del Lavoro per tutti risulta la precarietà un elemento da ridurre in modo sostanziale e un problema da risolvere con urgenza. L’elettore di centro sinistra vede nei contratti di lavoro “flessibile” una causa che impedisce ai giovani di progettare il futuro e favorire lo sfruttamento. La precarietà del lavoro appare come un problema, non solo per chi vive la condizione di lavoratore a termine, ma anche per tanti che, pur avendo contratti di lavoro a tempo indeterminato, non lo considerano più una garanzia sufficiente per gli anni a venire. Vive il il passaggio dall’epoca del posto fisso, ad una nuova situazione caratterizzata da precarietà, senza che però si sia creato un mercato del lavoro tale da assicurare garanzie essenziali. La precarietà è quindi una realtà, ma anche il segnale di un clima nel quale prevalgono i fattori di incertezza. A questo clima contribuiscono da una parte il fatto che il numero dei disoccupati continua ad essere alto (la responsabilità viene attribuita alle imprese che non investono abbastanza e allo Stato che non incentiva e, in misura minore, alla scarsa formazione e all’elevato costo del lavoro), e dall’altra la perdita di potere d’acquisto, ovvero la sensazione di impoverimento (imputata a coloro che hanno approfittato dell’introduzione dell’Euro e degli inadeguati controlli dello Stato) e al fatto che i salari sono rimasti fermi. L’elettore di centro destra soffre anche della precarietà, ma il centrodestra vede nei contratti flessibili innanzitutto un’opportunità per uscire dalla disoccupazione e un modo di dare maggiore competitività alle imprese e per la disoccupazione pensa che tra le cause principali sia il costo troppo elevato del lavoro e la concorrenza internazionale. Per lo Sviluppo è significativo che le idee siano abbastanza omogenee e confuse. La priorità viene data infatti alla lotta all’evasione e alla riduzione del disavanzo dei conti pubblici, e solo ben distanziati compaiono gli investimenti in ricerca e gli incentivi alle imprese, oppure la scuola e la formazione. In posizione intermedia troviamo la riduzione del prelievo fiscale sulle persone fisiche e sulle imprese. L’impressione è che al centro del problema ci sia lo Stato, la qualità del bilancio pubblico, più che le politiche specifiche per lo sviluppo o le caratteristiche del nostro sistema produttivo. I bassi investimenti in innovazione sono peraltro considerati la causa prima della perdita di competitività internazionale, seguiti dalle inefficienze burocratiche e dai ritardi infrastrutturali del sistema paese. L’assetto istituzionale soddisfa una stretta maggioranza del pubblico di centrosinistra, che quindi non ritiene necessario riformarlo. Per gli altri vengono inaspettatamente indicati come cambiamenti l’adozione di un sistema elettorale totalmente proporzionale (cosa poi avvenuta) e l’aumento dei poteri del presidente del Consiglio. Poco consenso (solo 15 su cento) si è invece conquistato il maggioritario nei dieci anni in cui lo abbiamo sperimentato. Anche gli intervistati di centrodestra sono insoddisfatti del modo di essere dello Stato e una larga maggioranza riformerebbe le istituzioni con l’obiettivo di ridurre l’instabilità dei governi e di aumentare i poteri del presidente del Consiglio e delle Regioni. I “non collocabili” pongono l’accento sulle garanzie di autonomia alla magistratura e sono più favorevoli all’amnistia e all’indulto e ad una regolamentazione del diritto di asilo. Per gli intervistati del centrosinsitra i problemi della giustizia e della criminalità sono sentiti, ma letti prevalentemente in chiave di organizzazione e di lotta alla povertà. La giustizia è lenta per carenze di organico e di organizzazione, le ragioni della delinquenza sono nello scarso impegno nella lotta alla povertà e nel degrado dei quartieri periferici delle città. La politica balza in testa quando si affrontano le responsabilità di fronte alla criminalità organizzata, che sarebbe protetta da alcuni politici e non combattuta con sufficiente determinazione. L’atteggiamento degli intervistati di centrodestra verso la giustizia e sulla criminalità è in linea con l’idea dello Stato, al quale viene rimproverato anche un eccesso di garantismo. La burocrazia rallenta i processi, ma pesano anche i troppi gradi di giudizio; la delinquenza dilaga perché i criminali la fanno franca molto spesso, la polizia controlla poco e le pene non sono sufficientemente severe, mentre tra le ragioni per le quali in Italia la criminalità organizzata è così forte, oltre alla scarsa volontà di combatterla seriamente e all’assenza di senso dello Stato in alcune aree del paese, c’è anche l’eccesso di garanzie per i criminali. Tra le cose urgenti per l’ordine pubblico, la prima indicata è il contrasto all’immigrazione clandestina, seguita a grande distanza dalla lotta alla criminalità organizzata. L’immigrazione è una delle tematiche sulle quali le posizioni dell’opinione pubblica di centrodestra e di centrosinistra divergono maggiormente. Per il centrosinistra ha le sue motivazioni nella povertà e nel peggioramento delle condizioni di vita in molti paesi e la clandestinità trova spazio soprattutto perché molti datori di lavoro preferiscono sfruttare gli irregolari. Per il centrodestra invece ad attirare gli immigrati c’è il dato che gli italiani non sono più disposti a fare alcuni lavori, e poi c’è l’assenza di controlli che rende il nostro paese una meta facile da raggiungere. L’immigrazione rappresenta un tasto sensibile, di cui si percepiscono più gli aspetti economici e di ordine pubblico che quelli sociali. Le ragioni per cui arrivano gli extracomunitari sono da ricercare soprattutto nel fatto che c’è un ampio mercato (gli italiani non sono più disposti a fare alcuni lavori), che ci sono scarsi controlli (il che spiegherebbe anche perché ci sono tanti clandestini) e nella percezione che gli stranieri irregolari non rispettano le leggi. L’elettore di centrosinistra è preoccupato per il deterioramento dell’ambiente e per l’energia, prevede che dovremo cambiare abitudini, consumare meno energia e comunque teme per i rischi che corre la nostra salute. La scienza probabilmente ci darà una mano, ma a credere che da lì verrà la soluzione dei problemi è meno della metà. Sulla base di questa analisi, il primo rimedio è investire in energie alternative. Sull’ambiente l’opinione pubblica di centrodestra è più ottimista rispetto a quella di centrosinistra, vede meno il rischio di dover cambiare abitudini e confida di più nella capacità della scienza di offrirci delle soluzioni. Anche il centrodestra peraltro è convinto che sia necessario investire in energie alternative mentre, più delle altre componenti del campione, spinge per una razionalizzazione della logistica, con maggiore ricorso ai trasporti pubblici e al trasporto delle merci su rotaia invece che su gomma. Il giudizio sulla Scuola in generale è abbastanza omogeneo: soddisfano la scuola elementare e la suola media mentre sono considerate inadeguate la scuola superiore e le università. Dalle scelte fatte sulle altre sei voci emergono poi profili e chiavi di lettura profondamente diversi. L’elettore di centrosinistra è fortemente preoccupato che il governo abbandoni le scuole pubbliche favorendo quelle private, cosa che è valutata negativamente solo dal 21,8% degli intervistati di centrodestra, mentre i non collocabili si pongono a metà strada. Inoltre la disoccupazione post laurea è per l’elettore di centrosinistra un motivo di disincentivazione allo studio I problemi di Politica Estera sono quelli in cui forse meglio si identificano i concetti diversi dell’ elettorato. L’elettore di centro sinistra vede al primo posto le disuguaglianze tra il Nord e il Sud del mondo e, al secondo, la politica unilaterale degli Stati Uniti. Il terrorismo internazionale è assai più indietro così come la globalizzazione. La posizione dell’Italia in questo contesto non è soddisfacente, la politica estera nazionale è criticata in quanto troppo vicina agli Stati Uniti e non sufficientemente impegnata nella costruzione di una politica estera europea. L’urgenza numero uno è il ritiro delle truppe dall’Iraq. Grande consenso invece hanno tra i cittadini di centrosinistra i cambiamenti introdotti dall’Unione Europea. Sulla politica estera all’interno del centrodestra il problema numero uno è il terrorismo internazionale, seguito dal conflitto tra Islam e Occidente. Di conseguenza le azioni che l’Italia deve intraprendere con urgenza sono la lotta al terrorismo, il ritiro delle truppe dall’Iraq (anche per loro!), la conferma della partecipazione alle missioni sotto l’egida delle Nazioni Unite. Il giudizio sulla politica estera italiana attuale non è generoso. Solo uno su tre ritiene che l’Italia abbia acquisito maggior peso, il 29% ritiene che non sia attenta agli interessi nazionali, il 28% che non abbia una posizione chiara, il 20% ritiene che non conti nulla. L’Unione Europea riscalda poco i loro animi, ma gode comunque di consensi elevati. Molte delle iniziative dell’Unione sono considerate positive dalla maggioranza; sono accolti con maggiore freddezza l’Euro, la politica agricola comune e l’allargamento a Est. Per i “non collocabili” l’europeismo è un elemento di rilievo e sono per un maggiore impegno nella costruzione di una politica estera e di difesa comune, per proseguire nel processo di allargamento e per incrementare le risorse per la cooperazione internazionale. La valutazione sull’operato del Governo Berlusconi per il Centrosinistra è ovviamente ampiamente negativo: per l’opinione pubblica di centrosinistra di tutte le cose fatte si salvano soltanto il divieto di fumo nei locali pubblici e la patente a punti, apprezzata da tutti. Ma interessante è il giudizio che l’opinione di centrodestra dà delle cose fatte dal governo Berlusconi: della politica estera abbiamo già detto, tra le altre voci nessuna raggiunge il 36% dei consensi e le sole che superano il 25% oltre le già citate, legge sul fumo e patente a punti, troviamo la legge Biagi e la diminuzione delle tasse, apprezzata anche dai “non collocabili”. Per tutti risulta molto negativo il giudizio sull’invio delle truppe in Iraq, la Cirami e la riforma Moratti. La versione integrale si trova su http://www.incontriamoci.romanoprodi.it/materiali/Commento_e_risultati.pdf Argomenti: #berlusconi , #extracomunitari , #governo , #opinione , #sondaggio Leggi tutti gli articoli di G.G. 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