Uno spazio ritagliato, uno squarcio – ma non brutale, anzi – che permette d’intravedere in quella sfera dell’interiorità dell’autrice che le parole, essendo vincolate da convenzioni, non possono spiegare.
Apre una finestra su quelle fessure proprie dell’arte pittorica, frammenti ottimizzati per una rilettura visiva, emozioni e sensazioni che non hanno nome perché non nascono da concetti – che hanno le radici nella logica, e quindi nella parola – ma dal colore stesso.
Su questa base è inevitabile che le opere tendano all’astrattismo, e anche in quelle in cui appaiono forme umane (personaggi, li chiama l’autrice, figure sì umane ma utilizzate come simboli, come arché), su queste sono i colori e le linee, pure, tratti grafici a sé stanti, a veicolare le sensazioni.
Persistente in tutte le opere come fonte d’ispirazione o come oggetto rappresentato è il tema della Rete, termine sviluppatosi con la corrente cyberpunk – prima dell’avvento effettivo dei computer nel nostro quotidiano – a tutt’oggi utilizzato nella forma inglese, “Il Web”, ossia Internet.
L’autrice riconosce in questo strumento la bozza di un nuovo sistema di pensiero, in costante divenire. Agente su un sistema logico differente da quello materiale, Internet è nato come microcosmo e si è sviluppato come macrocosmo alternativo, riflesso in codice binario del mondo che lo ospita.
Vi predomina l’informazione, strutturata in un sistema in cui le gerarchie di valori si basano su presupposti totalmente scollegati dalle gerarchie concrete. Questo permette la creazione di un sistema privo di dogmi, fluido, relativista, e in continuo sviluppo grazie al lavoro degli stessi “abitanti” della realtà virtuale, con la creazione di programmi che, passati di mano in mano, vengono migliorati e aggiornati in continuazione.
Non è quindi un mondo ascrivibile in confini, e le linee che lo delimitano mutano in continuazione.
L’autrice riprende questa struttura nei suoi quadri.
I colori - spesso pigmenti ad olio, utilizzati per la fluidità e la possibilità di mescolarli direttamente sulla tela per ricercare la tonalità giusta – vengono selezionati alla ricerca di una completezza, sia questa quella di una scala tonale (in cui vengono sondate tutte le sfumature), o che sia quella di una coppia di complementari.
L’intento è quello di ricreare il frammento di un macrocosmo, il pezzo di un puzzle che non può essere concepito nella sua totalità ma che ha in sé tutti gli elementi (in questo caso rappresentati dai colori-arché) dello stesso.
La scelta dell’uso del rame, che appare in diverse opere, è di tipo simbolico più che estetico. Materiale conduttore, rende il dipinto un circuito in cui primo piano e sfondo interagiscono.
Le linee divengono tracce, percorsi indicativi che l’autrice suggerisce per leggere le macchie di colore. A volte sono tratti a pennello, insaturi, simili a schizzi preparatori rimasti sulla tela ma applicati invece in conclusione; altre volte sono solchi, graffi realizzati sul colore ancora fresco, somiglianti invece a firme, graffiti, “commenti” postumi quali si possono trovare su un muro.
Le opere in questo modo vogliono suggerire l’applicazione di una quarta dimensione – il tempo, la cui corrosione non lede l’opera ma la completa – a un’Arte di definizione bidimensionale.
In aggiunta a ciò vi è l’uso di inserti: cavi conduttori, scarti di lastre di metallo e rame, scotch e carta, applicati sulla tela al fine di renderla ancor più simile a uno squarcio, diapositiva di una parete che testimonia il vissuto – il percorso – che l’autrice ha voluto ricreare al fine di comprenderne le proporzioni e le armonie.
Fotografie di paesaggi alternativi, in cui non è l’occhio ma il pensiero a recepire il sembiante, ed è poi la mano a trasporlo sotto forma di immagine.
A Milano dal 11 al 29 Aprile al “Flyng Circus” in Piazza Vetra n°21 A Milano - tel 02 58313577
Serena Bertogliatti nasce a Lecco il 28 maggio 1985, sotto l'ambivalente segno dei Gemelli, del quale si sente particolarmente rappresentativa. La sua formazione artistica ufficiale è di tipo accademico: Serena s'iscrive infatti al liceo artistico "Medardo Rosso" di Lecco, dove frequenta, appunto, quattro anni di accademia, diplomandosi brillantemente nel 2003.
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