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La vicenda di una abbazia di Peschici Kàlena: solo un sogno? Di Giacomo Nigro
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Come è possibile che una persona che abita a mille chilometri di distanza da un luogo, da una costruzione, sulla scorta di semplici letture e la visione di immagini suggestive, si appassioni ed interessi alle vicende del suo difficile recupero alla comunità dei locali abitanti? Me lo sono chiesto di recente, riflettendo sulla semplice domanda di una corrispondente web: «Ma dove rimane questa Abbazia a Peschici, fuori o nel paese? Tu lo sai?». No, non lo sapevo. Erano anni che mi occupavo di questo antico fabbricato e non mi ero mai posto questa semplice domanda. Con altrettanta semplicità, la persona che mi aveva inoculato il “virus” rispondeva: «Le fabbriche dell'antica abbazia di Kàlena distano circa un chilometro e mezzo dal centro abitato di Peschici, sulla statale per Vieste (via interna). Terry ». Eccola Kàlena in una splendida immagine di Romano Conversano che la mostra come in un sogno nebbioso e sospeso.
La millenaria abbazia di Kàlena è un sogno che è stato valutato 350.000 euro, assegnati dalla Finanziaria al Comune di Peschici per i primi lavori di restauro. Naturalmente, si spera che gli stanziamenti vengano utilizzati,viste le resistenze della famiglia proprietaria dell'immobile. Si, perché come molti dei beni culturali italiani rimasti di proprietà privata col passare del tempo e l'incuria dovuta agli alti costi di mantenimento propri di agglomerati architettonici estesi e complessi, anche l'Abbazia risulta danneggiata dall'abbandono e dall'egoismo. La Comunità dei Peschiciani a Roma ha sentito la necessità di portare, per la prima volta, nelle case dei concittadini l’immagine della Madonna dimenticata, dando alla stampa una inedita figura della Madonna di Kàlena e distribuendo trecento immagini della stessa, priva del bambino in grembo che, come Lei, si trova nella “clinica” del restauro dei Beni Culturali di Bari. Scrive Giuseppe Tavaglione, portavoce della comunità romana, a proposito della festa della Madonna di Kàlena: “ La Madonna, raffigurata in una scultura lignea policroma del XV° secolo di valore storico inestimabile, è di una eccezionale bellezza, ricca di colori e parzialmente dorata. La scultura porta il peso dei suoi seicento anni che unito all’incuria degli eredi Martucci, abusivi carcerieri-custodi che l’hanno tenuta segregata nelle proprie private abitazioni (la Soprintendenza di Bari, in un documento cartaceo del 1972, l’affidava al Comune di Peschici), ha intaccato una prestigiosa scultura di alto valore artistico e storico. La Madonna di Kàlena, per i fatti sopra riportati, è stata privata per lungo tempo alla vista della popolazione e , quindi, è sconosciuta a tanti fedeli e specialmente ai più giovani. La cittadinanza di Peschici, con in prima fila il proprio Monsignore D’Ambrosio, l’Amministrazione comunale, Sindaci delle altre comunità garganiche ed Enti territoriali, si è stretta intorno alla Madonna delle Grazie, venerandoLa e pregandoLa, affinché interceda anche sugli eredi Martucci, illuminando questi a non continuare ad ostacolare i progetti sull’Abbazia di Kàlena già intrapresi dalla collettività.”. Sono ancora parole di Peppino Tavaglione che cito, perché mi riportano al tema del sogno e mi allontanano dal terreno interesse della proprietà fine a se stessa. Incurante del fatto incontrovertibile che i beni culturali come Kàlena sono di interesse pubblico quasi per “legge di natura”. Il ricordo della festa nei primi anni sessanta Giuseppe Tavaglione ricorda così la festa della Madonna di Kàlena della sua infanzia: “Dopo quasi un cinquantennio ho rivissuto, con emozione e tanti piacevoli ricordi d’infanzia, la giornata dell’otto settembre, festa della Madonna di Kàlena venerata nel comune di Peschici. Nella mente è viva la scampagnata che, per noi ragazzi dell’epoca, era una festa particolare perché piena di cultura, devozione, tradizione. Oggi (2005) mi sono recato a Kàlena con il mezzo di locomozione moderno, l’autovettura. Ieri (1960), i ragazzi più fortunati raggiungevano il luogo “cà ròcl” (un monopattino di legno) e il bagaglio “ù fùllon” (noci fresche legate in un fazzoletto annodato al passante del pantalone per avere le mani libere). A quei tempi “à stagghìator” (la strada più corta) era “à scalòrn” (tratturo quasi impervio, in ripida discesa e pieno di sassi) e veniva percorsa da noi ragazzi alla velocità da centometrista. La fretta di arrivare sul luogo della festa era tale che, facilitati dall’agilità degli anni, i piedi toccavano terra come gazzelle. Arrivati sul luogo, una realtà festaiola e gioiosa ti coinvolgeva. La venerazione della Madonna (Santa Maria delle Grazie) avveniva nella Chiesa Nuova. Ora, da vari anni si effettua nel cortile, a causa della pericolosità della chiesa con solaio crollato per l’incuria e l’assenza di restauro da parte della proprietà. Per ulteriori informazioni:: www.storiamedievale2.net/Rec/kalena.htm www.garganonline.net/Kalena.htm groups.msn.com/CentroStudiGiuseppeMartella/dossierkalena.msnw Argomenti: #feste , #kalena , #peschici , #recuperare Leggi tutti gli articoli di Giacomo Nigro (n° articoli 139) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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