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Visto per voi Life: I grandi Fotografi: una stupenda occasione per vedere il XX secolo Milano Dal 20 Aprile al 3 Settembre 2006 Di Cricio
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Sono andato a curiosare a Forma, un centro espositivo del Centro Internazionale di Fotografia, per la mostra Life I grandi Fotografi. C’è molta attesa, i fotografi di Life per me sono un mito coltivato con attenzione e cura negli anni cinquanta e sessanta, quando la sensazione di librazione era esaltata dal boom economico, quando mi dilettavo di giornalismo fotografico e pendevo dalle labbra dei Gianni Berengo Gardin e mi esaltavo per le foto di Henri Cartier-Bresson.
Le loro foto sono una documentazione precisa di tutto quello che è avvenuto per quasi tutto il XX secolo. I fotografi della rivista Life hanno raccontato con le loro immagini ogni aspetto della vita umana, ovviamente nell’ottica dell’interesse dei lettori americani. Sul primo numero di Life era impresso il motto “Vedere la vita, vedere il mondo”, e veramente, con il loro stile inconfondibile, i fotografi di questa rivista hanno impresso una svolta nella maniera di comprendere l’attualità, di vederla e di raccontarla attraverso le immagini. Questo per me era scontato, ma il rivedere tutte quelle foto, molte notissime a tutti, come la foto di Picasso che dipinge nel vuoto con una lampadina o quella di Einstain, è un’altra cosa. La mostra Life I grandi Fotografi è una produzione inedita, messa a punto proprio per questa occasione; un insieme di circa 150 fotografie tra le più celebri realizzate dai fotografi di Life. Attraverso queste foto si può vedere come sia nata una visione del mondo alla maniera di Life e come si sia evoluta. Si scopre anche come questa abbia fatto tendenza tra fotografi giornalistici. Nell’esposizione troviamo le immagini migliori dei fotografi di staff e di alcuni altri celebri collaboratori della rivista: da Eisenstaedt a Bourke-White, da Mydans a Parks, da W. Eugene Smith a Robert Capa. Sono la testimonianza del talento, della creatività e del coraggio di questi autori e questo lo si vede specialmente nelle foto di guerra. Una riflessione mi è venuta spontanea nel vedere foto straordinarie che vanno dallo sbarco in Normandia, alla guerra di corea al Vietnam ed oltre: se un così ampio spazio è riservato alle foto di guerra, vuol dire che la nostra sensazione di attuale disagio per gli eventi che ora ci colgono da vicino e una sensazione sbagliata, noi siamo stati i pace dal ’46 in poi, ma il mondo no! Ecco, se non avessi visto questa mostra forse non avrei toccato con mano questa realtà che ben conoscevo, ma non mi era così evidente. Solo la comunicazione visiva e sequenziale di quelle foto perfette mi ha permesso di misurare questa realtà in modo immediato. È inutile dire che ho trovato questa visita un'esperienza molto importante e che la consiglio a tutti quelli che sono interessati a vedere la realtà nello specchio dell’immagine fotografica. È possibile anche acquistare il volume che accompagna la mostra, pubblicato da Contrasto, che contiene le opere migliori dei fotografi di staff e di alcuni altri collaboratori della rivista: 99 tra i più grandi fotografi della storia, da Eisenstaedt a Bourke-White, da Mydans a Parks, da W. Eugene Smith a Robert Capa fino a Morse e a McNally, il cui recente servizio sul Ground Zero si inserisce nella grande tradizione di life. Il libro è la più completa antologia fotografica di life mai pubblicata, come si legge nella presentazione di John Loengard: “I fotografi che lavorano per life riprendono il mondo che li circonda e prestano una particolare attenzione alle persone che lo abitano e alle loro attività. Ciascuno di noi è convinto di saperlo fare meglio di chiunque altro (ma forse non tutti abbiamo ragione).Molte delle nostre foto restano impresse nella memoria e diventano veri classici. Per quale motivo? Credo perché conservano la capacità di sorprendere. La parola scritta diventa rapidamente obsoleta: una notizia vecchia è un ossimoro. Invece le fotografie vecchie continuano a richiamare la nostra attenzione, e credo sia proprio questo lo spartiacque tra le ambizioni dei fotografi e quelle dei giornalisti. L’ambizione di creare opere che non perdano mai d’interesse è la base portante di questo libro”. | |||
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