|
|||
| |||
'Vieni nuda tacchi giacca' Di Diamanta
|
|||
Buio nella stanza, il flebile suono di un messaggio mi riporta svogliatamente ad uno stato di veglia nel mondo degli umani, lo leggero domani mattina.
Mi giro di lato per mettermi comoda e risprofondare nel sonno. Ma arriva subito, lo sento, come un sasso gettato nell’acqua, cerchi concentrici d’energia, arriva il suo pensiero, comunicazione che non passa nell’etere tra i vari ripetitori e che sembra capti solo io, senza aprire il cellulare lo sento. E’ lui..... Nel buio le lettere luminose del cellulare... “Tra mezz’ora sono a casa vieni?” Ogni volta non so cosa rispondere, ma rispondo sempre si. Il tempo di alzarmi, vestirmi e quando sono davanti alla porta di casa, un altro messaggio si adagia nel cellulare. “Vieni nuda tacchi giacca” Senza virgole o punti. Un’ordine che non è un’ordine, e proprio per questo diventa imperativo. Mi bloccò, adesso gli dico che non vado, rimango lì tentata tra la voglia di appartenergli e la voglia di fuggirgli, ogni volta che riesce ad afferrare una parte di me scatta l’istinto alla fuga. Torno indietro, apro l’armadio scelgo la giacca, le scarpe… ma mi metto anche la gonna. Piccolo gesto di ribellione … ci sono ma non mi dare per scontata. Quando arrivo, è ancora lì nell’auto nel parcheggio vicino a casa, appoggiato al sedile, stravolto di stanchezza, addormentato... scendo mi avvio da lui, si sveglia ma non scende per andare a casa, mi guarda… mi stai scrutando per vedere se mi sono vestita come avevi detto tu… mi apre la portiera, salgo e lui riparte… lo sai vero che non ti chiedo dove mi stai portando perché temo la risposta, quando fai così non so mai cosa hai in mente, o forse so fin dove sei capace di arrivare ed è questo che temo… Sono le quattro e mezza del mattino. Si ferma, al limitare di un bosco, e ora? Oddio perché mi fa sentire sempre così piccola, come se avessi ancora 16 anni e giocassi a fare la grande. Mi afferra la mano, oltre a condurre il gioco gestisce me nel buio e nel silenzio di quella boscaglia. Seduti in macchina, questa volta la sigaretta l’accendo anche io. La stanchezza ti ha quasi sopraffatto, guardi l’orologio “Quasi le sei, stiamo ancora un quarto d’ora qui, poi andiamo a casa”. Sorrido e annuisco, ti sdrai sulle mie gambe, appoggi la testa sul mio grembo. Il letto ci accoglie, mi rannicchio accanto a te dandoti le spalle, dopo pochi secondi sento il tuo respiro così pesante, dormi di già. Argomenti: #racconto Leggi tutti gli articoli di Diamanta (n° articoli 7) |
|||
© Riproduzione vietata, anche parziale, di tutto il materiale pubblicato Articoli letti 15.276.393 seguici RSS Il sito utilizza cockies solo a fini statistici, non per profilazione. Parti terze potrebero usare cockeis di profilazione |