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Le nuove tecnologie e la Tv La IPTV te la fai tu… o no? La Tv trasloca sulla banda larga, con nuovi pregi e vecchi vizi Di Paolo Russu
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Se un media storico come la televisione cambierà la sua caratterizzazione tipica fin qui conosciuta lo farà a favore della IPTV. È questa la sigla che accompagna la TV a banda larga, che fa parte di quella rivoluzione convergente chiamata Triple Play. La nuova modalità permette contemporaneamente di ricevere la televisione, offrire la telefonia facendo e ricevendo chiamate tramite un servizio basato su internet, il cosiddetto VoIP e navigare dal computer, teoricamente anche mentre si guarda la Tv.
Non è passato molto tempo da quando sentivamo tramite il pc il caratteristico suono della connessione 56k che annunciava l’avvenuto aggancio della linea. Allora le prerogative principali di internet erano quelle di trasmettere dati, visualizzare pagine web e consultare la posta elettronica. Oggi la banda larga è in crescita, sebbene a ritmi più lenti del previsto: nel corso del 2006 supererà il 90% della popolazione, per arrivare al 96% nel 2007 e al 98 per cento nel 2008. A questo punto la prospettiva di un utilizzo personalizzato della Tv in base al proprio gusto e alla propria esigenza è all’orizzonte, e se ne rendono conto gli “attori” tradizionali del mezzo televisivo, che si troveranno a competere nei prossimi anni su due fronti: la nuova forma di concorrenza portata dai soggetti operanti nel settore TLC e la ricerca di nuovi canali di distribuzione. In tutto questo risulterà fondamentale il livello di penetrazione della banda larga tra le abitazioni e la consapevolezza dei cittadini di poter guardare con facilità la nuova IPTV. La novità nel settore dell’IPTV è portata da Telecom Italia con la sua offerta Triple Play nella quale è compresa Alice Home TV. Il servizio nato su pc ora è pronto a trasferirsi (tramite decoder, la vera novità che ci staccherà dalla scomodità del computer) sulla Tv, sfruttando le potenzialità della promettente (ma ancora in arrivo per gran parte della popolazione) nuova linea ADSL 2 Plus, che si dovrebbe attestare su un valore nominale di 20Mbp/s. Cosa c’è quindi dentro la IPTV? Canali broadcast come La7 e MTV, ma soprattutto il video on demand: è possibile “mantenere” un film per 24 ore, dopodiché non è più disponibile. Processo, teoricamente, a prova di qualsiasi duplicazione. La televisione di Alice costa più di Sky e molto di più del digitale terrestre, (46 € al mese) ma offrendo in più i servizi tipici della rete. Questo promette di sconvolgere l’intero settore: in primo luogo per quanto riguarda l’accesso ai contenuti a monte e, problema non da poco, l’accesso alle reti per gli altri operatori concorrenti come Tiscali, Wind e altri, desiderosi a loro volta di sfondare grazie al nuovo oggetto del desiderio chiamato mercato video. Dal punto di vista tecnico si fa sempre più spinoso il tema che riguarda il divario tra chi già possiede adeguate infrastrutture (vedi Telecom) e chi si affaccia come nuovo operatore affiancandosi all’ex colosso monopolista. La nuova rete (ADSL 2 Plus) interamente su Ip progettata da Telecom è in sostanza il cuore della internet del futuro e di tutti i servizi innovativi che vi possono circolare, in Italia; è qui che viene offerta, tra l'altro, Alice Home Tv, la televisione via ADSL di Telecom. Il nodo della questione è che Telecom non vuole offrire ai concorrenti accesso a questa nuova rete. Secondo le norme del settore, ribadite da una delibera di febbraio dell'Agcom (Autorità Garante delle Comunicazioni), Telecom è tenuta a mettere la propria rete a disposizione dei concorrenti, i quali possono quindi utilizzarla per fare proprie offerte ADSL. È un dovere che deriva dal fatto che Telecom, in quanto ex monopolista, possiede una risorsa non replicabile, cioè la rete nazionale, per gran parte costruita con i fondi pubblici. La nuova rete a monte sfrutta nuovi apparati posti da Telecom. È frutto di nuovi investimenti e Telecom non crede giusto debba condividerne i benefici con gli altri operatori. Accentrare a sé il controllo della rete significa potere fare il bello e cattivo tempo sui servizi e contenuti a banda larga offerti agli utenti ed il problema da tecnico potrebbe esplodere come relativo al futuro assetto di autonomia del sistema televisivo. È importante dirimere quindi il nodo tecnico-regolamentare perché la televisione come l'abbiamo conosciuta finora potrebbe cambiare drasticamente. Passerebbe infatti da un elemento neutro, non controllato da nessuno, cioè l'etere, che si serve di apparati (i televisori) che funzionano senza discriminare nessun canale ad un unico (i concorrenti sperano di no) operatore di rete che gestisce anche i palinsesti (acquistando i contenuti dai broadcaster). A guardarla bene l'IPTV di Telecom sarebbe il primo caso di Tv dove tutto è accentrato in un solo soggetto: il controllo del canale di distribuzione (la rete), degli apparati da usare (i decoder) e i palinsesti Tv. Gli elementi di criticità alla luce della nuova convergenza non mancano, ma sono tante le possibilità che si aprono per i prossimi ex-patiti del telecomando analogico. Argomenti: #agcom , #internet , #monopoli , #telecom , #tv Leggi tutti gli articoli di Paolo Russu (n° articoli 16) |
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