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 Anno II n° 12 del 22/06/2006    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi



Televendite: chi più strilla, più convince! Ma non sempre ha ragione

Di Valerio Pinna


«Un giorno – annunciava lo slogan di una serie televisiva – incontrerai Wanna Marchi: quello sarà il tuo giorno»

Così inizia "Wanna Marchi e il tapiro di sale", il libro scritto dall'avvocato Giovanni Briola e presentato il 14 giugno a Firenze, solo l'ultimo in ordine di tempo ad interessarsi del problema teletruffe. Tutti noi almeno una volta abbiamo seguito televenditori che sembrano spinti dal motto “Chi più strilla più convince”, e quante volte ci sarà capitato di essere ad un passo dal cedere alla tentazione di telefonare e prenotare quel fantastico quadro del “cugino” di Leonardo Da Vinci.

Il venditore si presenta come un amico di famiglia e poi, per convincere delle ottime qualità dei “suoi” prodotti, esclama frasi del tipo: «Noi siamo gli unici ad offrirvi questi pezzi a questi prezzi perché i fabbricanti siamo noi e quindi non ci sono passaggi di mano», o anche: «Questi gioielli erano di proprietà di una ricca famiglia nobiliare della quale non possiamo fare il nome per motivi di privacy». Convince così il pubblico dell' “ottima” qualità dei prodotti, ma perché questo avviene?

Molto spesso viene usata la tattica della lealtà, e ci sentiamo dire: «Noi siamo veri venditori! Non ascoltate i ciarlatani, noi vi garantiamo la qualità e se il prodotto non è di vostro gradimento lo potrete sostituire o essere rimborsati!». Ma è proprio così? Il caso Wanna Marchi dovrebbe insegnarci molto: «64 miliardi di lire (33 milioni di euro) in cinque anni: di magico, nelle televendite di Vanna Marchi, secondo la Finanza c’erano solo i profitti ricavati da oltre 300 mila clienti» (Corriere della Sera, 28 gennaio 2002).

Ma il caso Wanna Marchi è solo la punta di un grande iceberg che galleggia nelle reti televisive di tutta Italia. Il fenomeno delle teletruffe che imperversa nelle nostre reti è in continua crescita. Mercanti dal viso convincente, Maghi parenti di Merlino, cartomanti amiche di Amelia, sensitive che riescono a parlare con persone morte (anche se ancora non sono morte!) cercano, e a volte riescono, a convincere i telespettatori più ingenui dei loro poteri straordinari. E non sono solo loro a vivere indisturbati nell’etere.
I canali via satellite e via web raccolgono le forme più variegate di “televendite” (se così si possono definire), e i canali sexy sembrano prendere il sopravvento: filmati erotici vengono trasmessi a quasi tutte le ore, con la possibilità di contattare ragazze sensuali attraverso numeri telefonici “esclusivi” (e a pagamento!) a i quali è sufficiente telefonare, in cambio delle modeste tariffe di 2,50 euro al minuto iva esclusa.

La legislazione Italiana prevede, attraverso il D. lgs 185/99, un testo unico di coordinamento tra le normative sulle televendite, ma purtroppo non è ancora stato messo in atto. Esistono però il "Codice di autoregolamentazione in materia di televendite spot di televendita di beni e servizi di astrologia, di cartomanzia ed assimilabili, di servizi relativi ai pronostici concernenti il gioco del lotto, enalotto, supernalotto, totocalcio, totogol, totip, lotterie e giochi similari" (http://www.consumatori.it/televendite/televendite_codice.htm) ed il “Regolamento di procedura e gestione delle segnalazioni del Comitato di controllo televendite” che regolano le trasmissioni di questo tipo. I consumatori inoltre possono contattare il Comitato a tutela del consumatore attraverso un apposito modulo (http://www.consumatori.it/televendite/televendite_modulo.htm) per segnalare le trasmissioni che violano il codice di autoregolamentazione.

Le prime ad impedire tali trasmissioni dovrebbero comunque essere le stesse imprese di radiodiffusione: il codice pone come premessa «che le imprese di radiodiffusione televisiva sono tenute al rispetto di norme nazionali e comunitarie relative all'attività di diffusione delle televendite, con particolare riguardo, per gli aspetti di tutela dell'acquirente»; è ulteriormente previsto che l’emittente televisiva si accerti, prima della messa in onda, che il titolare dell’attività sia in possesso dei requisiti prescritti dal decreto per l’esercizio della vendita al dettaglio, mentre, durante la trasmissione, debbono essere indicati il nome e la denominazione o la regione sociale e la sede del venditore, il numero di iscrizione al registro delle imprese e il numero della partita Iva, ma molto il monitoraggio non viene effettuato, e a rimetterci è lo spettatore/consumatore.

Riguardo il consumatore il codice di autodisciplina predispone «che le televendite e gli spot di televendita relativi ai beni ed ai servizi di astrologia, di cartomanzia ed assimilabili, ai servizi relativi ai pronostici concernenti il gioco del lotto, enalotto, superenalotto, totocalcio, totogol, totip e lotterie ed altri giochi similari necessitano invece di regole più dettagliate per la tutela degli utenti televisivi/consumatori». In particolare «non devono:

a) ingannare il pubblico sul contenuto dei servizi;

b) creare timori o aspettative palesemente ingiustificate;

c) effettuare previsioni sul futuro che causino timori o paure all'utente, al fine di soggiogarlo psicologicamente;

d) pregiudicare la libera autodeterminazione, anche economica, degli utenti, in particolare di quelli psicologicamente vulnerabili;

e) contenere richieste di denaro o altra prestazione finalizzate a risolvere problemi personali;

f) trattare argomenti relativi alle malattie fisiche e mentali degli utenti, ovvero descrivere trattamenti preventivi e curativi, anche se del tutto innocui, influenzando il pubblico;

g) arrecare pregiudizio morale, fisico od economico, anche indirettamente, ai minori, mostrare minorenni in situazioni scabrose, indecenti o pericolose ovvero rappresentare una minaccia, anche indiretta, alla loro salute, sicurezza e crescita
»

Ma in realtà quanto viene rispettato questo regolamento e cosa avviene quando un consumatore si rivolge a questo tipo di mercato?

Nel caso che il venditore sia una persona “seria”, consegna la merce tramite suoi rappresentanti, in modo che il consumatore possa vederla prima di effettuare il pagamento; purtroppo questo non avviene molto spesso, la merce viene spedita il più delle volte in contrassegno postale e l'acquirente deve prima pagare l'importo al postino e poi aprire il pacco. Se il prodotto consegnato è diverso da quello richiesto, il cliente ha dieci giorni di tempo per richiedere il rimborso restituendo la merce attraverso una raccomandata con ricevuta di ritorno (D.lgs n. 185/1999); ma la maggior parte degli spettatori questo non lo sa, e passa il tempo a telefonare (a costi esorbitanti!) al venditore che tranquillizza il cliente “a parole” facendo così trascorrere i 10 giorni. Inoltre capita molto spesso che il venditore si renda irreperibile, o capita ancora che si debba ritirare la merce presso un punto vendita: attenzione, perchè in questo caso l’acquirente perde la facoltà di recedere.

Tra le ulteriori novità presenti nelle emittenti televisive e nel web, oltre alle compagnie di prestiti finanziari, sta lentamente espandendosi la presenza del “telelavoro”. Consiste nel lavorare comodamente da casa con gli orari che preferiamo, spesso con il solo aiuto di un pc ed una connessione internet. Alcuni che l'hanno provato sostengono che si guadagni bene, altri sostengono che sia solo una truffa. Ma a chi bisogna credere? Dopo tutto il discorso affrontato sulle televendite/teletruffe, dobbiamo veramente fidarci addirittura di proposte di lavoro? Forse non si può ancora dare una risposta a questa domanda. C'è ancora poca documentazione che permetta una corretta informazione riguardo i telelavori, anche se digitando su un motore di ricerca con la parola “telelavoro” compariranno più di un milione di siti internet. Chi è comunque interessato può consultare i siti web appositi che dedicano ampie pagine alla regolamentazione del telelavoro (http://www.telelavoro.it).

Da oggi dovremmo stare più attenti a quello che vediamo e dovremmo informarci un po’ di più prima di effettuare una telefonata per acquistare un prodotto reclamizzato nelle televendite. Cerchiamo di non soffermarci all’apparenza delle cose e difendiamoci con l'informazione. I furbi devono essere gli spettatori, non i venditori!



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