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Il deserto l’abbiamo anche in Italia In Italia il 5,5% del territorio è colpito da desertificazione, e il 30% è a rischio. Nel settentrione aumenta il rischio di siccità e dissesto idrogeologico Di Giovanni Gelmini
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Sicilia, Sardegna, Puglia, Calabria e Basilicata, sono queste le regioni italiane colpite dalla desertificazione: aree aride, semi-aride e sub-umide secche, in fase di trasformazione verso aree degradate, che interessa complessivamente il 5,5% del territorio nazionale. Il deserto avanza velocemente sulle fasce costiere e nelle zone collinari del Sud, ma anche le regioni del centro nord, in particolare Toscana ed Emilia Romagna, manifestano un peggioramento della situazione idrometeorologica e l'irregolarità delle precipitazioni rende sempre più vulnerabile la loro situazione.
Massimo Iannetta, responsabile di Biotec-des, ci dice che la percentuale di territorio italiano a rischio desertificazione “è stabile da un paio di anni al 30%, ma la stima delle Nazioni unite del 98-99 era al 27%, ed è cresciuta arrivando al 30% nel 2003. Poi circa due anni di precipitazioni più abbondanti hanno stabilizzato, per ora, il dato”. Le immagini fornite dal satellite del bacino del Mediterraneo rendono un'idea dell'importanza del problema, ma gli studi che analizzano e sommano insieme il contributo del clima, del suolo, della vegetazione, e delle attività umane forniscono un quadro più completo e accurato della situazione territoriale italiana. Le zone più colpite dai fenomeni di desertificazione sono soprattutto le isole, grandi e piccole, e le coste del Mezzogiorno d'Italia: la Sicilia e la Sardegna, le isole Pelage (Lampedusa, Linosa e Lampione), Pantelleria, le Egadi, Ustica e parte delle coste di Puglia, Calabria e Basilicata. La regione dove è più elevato il rischio di terre “aride e desolate” è la Sicilia: 5 province, Siracusa, Enna, Ragusa, Trapani e Agrigento, il 36,6% del suo territorio, presentano aree sensibili alla desertificazione. Seguono la Puglia con il 18,9% del territorio ed anche una zona non costiera, l'interno del Gargano e la Sardegna con il 10,8% della superficie(nelle zone del Campidano, del Sulcis e dell'Iglesiente) e infine la Lucania meridionale, specie la bassa valle del Basento. Lo sfruttamento esasperato del territorio, la sua fragilità ecologica, le condizioni climatiche avverse, l'innalzamento della salinità dei suoli a causa del crescente fenomeno di intrusione di acque marine nei corpi acquiferi continentali, fanno temere il peggio. La possibilità di ulteriore degrado a causa dei cambiamenti climatici è legata alla concomitanza di due fattori indicati come probabili: la diminuzione delle precipitazioni totali annue al di sotto della soglia di circa 600 mm/anno e l’allungamento dei periodi di siccità a molti mesi, in particolare nel semestre caldo. Ma anche se irrigati, i suoli possono ugualmente degradare; è importante in questo contesto lo sviluppo di una agricoltura sostenibile. E' forte in Italia anche il fenomeno della siccità, che colpisce anche zone non aride del settentrione, come la Liguria, il Piemonte, la Valle d'Aosta, la Lombardia, l'Emilia, e l'Alto Adige. Tra i principali rischi che corrono queste regioni abbiamo, oltre che la siccità, anche il fenomeno di erosione del territorio nei periodi di maggior piovosità. Argomenti: #ambiente , #basilicata , #calabria , #deserto , #italia , #puglia , #sardegna , #siccità , #sicilia Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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