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Le ‘Specchie’ pugliesi


Di Giacomo Nigro

Durante la cosidetta età del bronzo sorsero in Puglia quegli agglomerati litici che definiamo Specchie. Sono cumuli di pietre a secco disposte a tumulo. La base della Specchia è circolare o ellittica; il cono è schiacciato. Nel tempo, le evoluzioni tecnico-architettoniche delle specchie sono state associate a diverse finalità sociali e vitali. L'utilizzo di questi cumuli è ancora incerto, oltre all’uso sepolcrale, si ipotizzano fini difensivi (torri d'avvistamento?) e di fortificazione dei confini.

La diffusione in molte zone della Puglia è dovuta alla fusione culturale con i coloni che alcuni ipotizzano cretesi anche se non si hanno prove di tali colonie in Puglia, almeno non quanto il termine colonia indica. I Micenei, instancabili navigatori e conoscitori di terre produttrici di materie prime che si procacciavano, non disdegnando la pirateria, in auge fin in epoca storica, non ebbero colonie, ma solo emporia, scali commerciali in punti strategici ove confluivano dalle terre circostanti le materie necessarie. Le colonie, fiorirono solo dall'VIII secolo a.C. ed ebbero tutt'altro carattere. Colonie cretesi non si conoscono ad eccezione della colonia rodio-cretese di Gela: la tradizione di una presenza, di tipo emporico, è ancora da accertare e comunque la tradizione delle fonti la pone in Sicilia.

Se è vero che i movimenti verso ed attraverso altri luoghi lontani è stato determinato da necessità economiche non sempre questi movimenti e queste necessità hanno dato origine a colonie con le popolazioni Iapigie e Messapiche locali.

Eppure secondo Erodoto furono i Cretesi, di ritorno dalla sfortunata campagna in terra siceliota, a fondare alcuni siti protourbani del versante occidentale messapico, tra i quali Hyria (Oria), Hyretum (contrada Vereto), Caelia (Kailinon - Ceglie Messapica) ed altri. Altre fonti accennano ad approdi micenei in varie parti della costa salentina ed altre ancora di successive ondate migratorie provenienti prevalentemente da Creta, da Rodi e da altre isole egee che mutarono alquanto le caratteristiche culturali dei precedenti invasori.

Mi piace scrivere in particolare di Ceglie Messapica attorno all’abitato della quale sono state individuate, da un’indagine recente, tre cinte murarie di età messapica, ancora oggi in parte visibili; il circuito più stretto e più antico è composto da blocchi megalitici sistemati a secco, che spesso integrano la roccia a tratti affiorante. Le altre due cinte murarie, a brevissima distanza l’una dall’altra e collegate tra loro dai muri a secco e camminamenti, comprendono un territorio molto più vasto del centro abitato antico, per consentire l'approviggionamento della città nell’eventualità di un assedio. Esiste anche una quarta cinta molto esterna all'abitato formata da Specchie dalle probabili funzioni difensive e avvistatrici. Ceglie rappresentava, unitamente ad Oria, Manduria e Carovigno, l'ostacolo contro cui si sarebbe trovata ad urtare Taranto, città greca, protesa in una espansione verso l’interno; le prime notizie storiche che abbiamo dei Messapi risalgono al passo di Erodoto (VII, 170) relativo alla battaglia tra Messapi da una parte e Tarentini e Reggini dall’altra. Questa battaglia di cui Erodoto parla come della più grave sconfitta subita dal popolo greco, avvenne nel primo trentennio del V sec. a.C. Si può pensare che in tempi di relativa calma poteva essere ben sufficiente alla città messapica la cinta più stretta e più vicina al centro abitato; ma quando i rapporti con Taranto si fecero più tesi, quando la vicina Carbinia (Carovigno) nel 473 venne assediata, gli abitanti organizzarono un sistema difensivo che comprendeva le citate cinte murarie e le Specchie. Ad onor del vero successivamente ai primi successi i Messapi subirono una cocente sconfitta da parte dei greci di Taranto che ebbero a celebrare questa loro vittoria con la costruzione di un tempietto nella apollinea Delfi. La successiva conquista romana decretò il declino della civiltà messapica.

In quell'epoca le Specchie servirono come posti di difesa e di vedetta. Il nome attuale, infatti, ha una radice latina: speculae (osservare, guardare, spiare). In territorio di Ceglie Messapica la specchia Miano è tra le più evolute. La costruzione, come si è detto, è a secco: è formata da tronchi di cono decrescenti sovrapposti come i ripiani di una torre. Il basamento è quadrato: 40 m. di lato e 1,5 in altezza. Ha cinque piani circolari da 1 m. a 1,5 m. ciascuno preceduto da una rientranza di 1,5 m. Sull'ultimo piano si erge una torretta a forma circolare, il cui diametro è di 4 m.; la volta è conica ed è munita di feritoie. Ogni piano è congiunto all'altro mediante scaletta.

Argomenti:   #achitettura ,        #grecia ,        #puglia ,        #storia



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