Crotta d’Adda, un paesino alla foce del Po, e un mai-di-moda-passato spettacolo shakespeariano: La Bisbetica Domata.
La serata di sabato 15 luglio porta il nome de “La Valle dell’Adda”, lo stesso progetto sotto cui era stato presentato Spiriti Bollenti.
Ancora una volta assistiamo al risultato della collaborazione tra piccoli comuni e compagnie teatrali: i primi mettono a disposizione il territorio, con i beni storici e culturali, e i secondi vi fanno puntare i riflettori grazie alle loro opere.
Pare quasi che una strana bestia, sicuramente risorta con la calura di quest’anno, stia avanzando per la Valle, lasciando dietro di sé una scia brillante di rigenerazione. Un’antiquata, e quindi consona, leggenda popolare: la chimera del buon governo che passa prodigando doni.
ll contesto: Villa Stanga, tutt’ora abitata, messa a disposizione dai proprietari. Aria antica, padronale, ricca costruzione che da secoli ospita i signori del paese, Crotta d’Adda.
Crotta d’Adda: un paese in mezzo al verde, poche strade di congiunzione attorno e un piccolo centro storico ancora vivo. Case basse dall’anima di pietra. Le rive sporte sul fiume sono le stesse di centinaia di anni fa.
Davanti alla villa: una statua; e un’altra all’interno. Tappeto rosso come si confà a un certo tono e, quando l’ora è giunta e il pubblico ha una sola cosa da poter fare – attendere – l’entrata in scena dello spettacolo è in carrozza.
Due figure – gli antenati degli attuali proprietari – presentano e ringraziano. Una lunga fila di nomi e iniziative, un sentito grazie ed altri elogi all’organizzativo.
E poi, quando il cielo è ormai nero, lo spettacolo inizia.
La Bisbetica Domata.
La trama, per chi la conoscesse e per chi non la conoscesse, ha la magia delle trame shakespeariane: potrà essere collocata in ogni luogo, ma ha in sé gli archetipi delle idee e, quindi, riesce sempre a raggiungere il successo.
La Bisbetica Domata: Caterina. Caterina velenosa come una serpe, urlante, bastian contrario, ottusa nel circolo vizioso di non essere “perfetta” quanto la placida sorella Bianca, e da ciò sempre più imbruttita.
Un piccolo esercito di spasimanti per la soave Bianca, e un solo, ma tenace, pretendente per la dispotica Caterina.
E poi, la sfida: addomesticare quel carattere impossibile.
Un’opera dalla morale a tutt’oggi, post-femminismo ancora irrisolto, difficile da condividere.
Ma è Shakespeare, e dire “è Shakespeare” permette molte cose.
E’ un autore teatrale che intrattiene, è un mostro sacro della commedia così come della tragedia: i suoi personaggi sono sempre vivi, sono sempre noi, e possiamo riuscire a non storcere il naso davanti a una morale un po’ ostica.
Alfa Prosa, come ci ha detto Augusto Grilli (regista e attore in questo spettacolo), tiene ad attenersi fedelmente alle opere nella loro forma originale.
E’ un lavoro che parte dello scheletro stesso, i testi, scelti da una traduzione dell’Ottocento (ossia più vicini rispetto a noi all’epoca shakespeariana); continuando attraverso la scelta dei costumi, e delle scenografie; concludendo con la recitazione, ultimo tassello e più manifesto al pubblico.
Vi sono pro e contro nell’accostamento di questo gruppo teatrale torinese dalle rigide scelte (ad esempio, precisa Augusto Grilli, l’Alfa Prosa realizza solo commedie, nessuna tragedia in repertorio) con un piccolo comune in festa.
Indubbiamente la rappresentazione è stata perfettamente consona al contesto – e non parliamo di paralleli storici tra la Villa e l’Opera, ma dell’aria antiquata e raffinata che le luci, la carrozza, i fuochi delle candele creavano.
C’è da chiedersi quanto sia stata comprensibile, ossia quanto l’accurato lavoro di ricostruzione storica (fin nei dettagli, che forse solo un vero critico teatrale saprebbe cogliere) sia stata ben compresa e quindi goduta dal pubblico.
Parliamo di un pubblico generico – il collettivo di un paese – che si è ritrovato in massa nel cortile di Villa Stanga perché c’era un evento teatrale. Quale fosse, questo evento teatrale, è stato sicuramente un fattore considerato, ma forse non troppo vincolante nella scelta di parteciparvi.
Accade così che un inconveniente (la sostituzione di due degli attori con troppo ritardo perché i sostituti potessero padroneggiare a dovere le proprie battute) vada a rovinare l’esito sproporzionalmente, non potendo lo spettatore cogliere tutte le altre piccole cure che rendono valido lo spettacolo.
Sarebbe forse stato ottimale, per un paesino come Crotta d’Adda, inserire un simile spettacolo all’interno di una manifestazione di ricostruzione storica atta ad introdurre gli abitanti alla concezione seicentesca.
Ma, piccoli inconvenienti a parte, la serata è stata un evento. Iniziata con una torta offerta a tutti per festeggiare, conclusasi con le dovute battute retoriche:
“Ecco, è così che dovrebbe comportarsi una moglie!”
Possiamo sperare che l’iniziativa La Valle dell’Adda 2006 spinga i comuni a ripetersi anche nell’anno venturo.
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