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 Anno II n° 14 del 20/07/2006    -   PRIMA PAGINA


I pensieri di una 'neo-maturata' del Liceo
Dalla Maturità alla scelta universitaria… c’è poco tempo!

Di Marina Minasola


Svegliarsi la notte senza sapere di preciso perché. Sentirsi agitata, pur sapendo che non è razionale esserlo. Alzarsi la mattina alle 8 pensando: “Santo cielo, è tardi! Devo studiare!”. E studiare, studiare, studiare, sola o in compagnia, macinando pagine su pagine, materie su materie, facendo un po’ di tutto… ripetere, imparare, scrivere. Più studi, più impari, più hai come la sensazione di non sapere nulla, di non ricordare nulla. Sei certa che all’esame farai scena muta: ti chiederanno proprio quella cosa che non hai capito bene, quella poesia che non hai ripassato, quel teorema che sai che non ti ricorderai mai.

“Perché non ho iniziato il ripasso prima che finisse la scuola?”, “Mamma che sfiga, proprio adesso dovevano esserci le elezioni e proprio a noi doveva capitare che anticipassero la terza prova…quei tre giorni in più mi avrebbero fatta arrivare più preparata!”, “Come farò a fare la versione? Non so nulla di greco!, e il tema? Se ci capita un autore che non abbiamo fatto? Per non parlare di questa terza prova!!ci hanno scelto la tipologia peggiore!”, “Sono preoccupatissima per l’orale…non c’è tempo per preparare bene la tesina! Di sicuro mi faranno domande difficilissime e io mi bloccherò per l’emozione, lo so, ne sono certa!”.

Cose simili, se non proprio uguali, hai pensato nei quindici giorni tra la fine della scuola e l’inizio dell’esame di maturità, nonché tra i pochi giorni che hanno separato la fine degli scritti dall’inizio degli orali. E come te hanno fatto la maggior parte degli studenti d’Italia. Vero, non tutti, molti non erano preoccupati affatto, ma molti altri sì.

Forse proprio perché in tanti abbiamo bevuto camomilla per poterci addormentare la sera, abbiamo pianto per la stanchezza o il nervosismo dopo 15 ore di studio nella stessa giornata, abbiamo sognato Kant o Fermi o Cicerone o Plutarco o Dante che si lanciavano in inseguimenti contro di noi, a tutti i maturandi 2006 una delle cose al mondo che dava maggiore fastidio era sentirsi dire dai vecchi maturati: “Ma di che vi preoccupate? Questi esami sono una formalità insulsa, avete tutti i vostri professori che vi conoscono in molti casi da 5 anni, che vi hanno valutato per 5 anni. Cosa volete che conti quest’esame? Ai nostri tempi erano molto più seri e difficili…il vostro voto è già stato deciso…Non vi lamentate perché sono presto! Meglio, vi togliete il pensiero prima!”.

Probabilmente, e ti dà fastidio ammetterlo, è vero che questi esami sono stati una formalità e che avresti fatto meglio a non dannarmi tanto…sei anche contenta che siano finiti presto…ma non ti saresti sentita apposto con la tua coscienza e magari sarebbero anche andati peggio se non avessi fatto quello che hai invece fatto. Non si può dire a priori che un esame è facile, tutto dipende dal modo in cui si prende la cosa…e tu e molti altri non l’avete presa benissimo!

Stai iniziando adesso, dopo quasi un mese, a riprenderti dallo stress post-traumatico della tensione pre-esame, e adesso che ti sei quasi ripresa cominci a sentirti attanagliata dal prossimo passo: paura da università. Credo che sia insito nella natura umana non riuscire a stare tranquilli.

Fare un’università che ti piace? Per tanti anni siamo stati costretti a studiare materie che non ci interessavano, ora abbiamo l’opportunità di scegliere cosa studiare. Eppure questo ragionamento non sempre può essere applicato, bisogna essere realisti, ci sono materie splendide da studiare e facoltà bellissime ma senza sbocchi.
A volte sogniamo cose irrealizzabili, vorremmo scegliere studi che non danno facili sbocchi lavorativi, ma allo stesso tempo abbiamo paura di rimanere disoccupati in questa Italia che di posti di lavoro non ne offre poi tanti, specialmente al Sud.
E allora scegliere una facoltà che ti permetta di lavorare subito? Proseguire quando possibile il lavoro dei tuoi? Ma non è alienante forse pensare di mettere da parte i propri sogni, le proprie aspettative, solo per fare soldi prima o magari in quantità maggiori? Fare tutta una vita un lavoro che non ti piace non è certo una prospettiva allettante, anche se c’è chi dice che prima o poi ti abituerai, te lo farai piacere per spirito di sopravvivenza e in ogni caso tutti i lavori a lungo andare stancano…
Tu però non ne sei convinta. Invidi quelli che hanno le idee chiare da sempre, perché non sei come loro? E quindi che soluzione rimane? Provare a fare una cosa che potrebbe piacerti e darti la possibilità di diventare quello che vuoi, ma nello stesso tempo ti lasci aperte altre possibilità… ritardare la scelta il più possibile insomma, creare un alibi con te stesso e dire che farai poi la specializzazione che ti piace di più, quando ti sentirai pronta anche a lasciare la tua casa e la tua città per fare carriera abbandonando amici e famiglia, farai dei bei master. In cuor tuo però sai che non finirà così, probabilmente diventerai quello che hai sempre detto che non saresti diventato: uno che odia quello che fa.

E d’altronde come fai a sapere cosa ti piacerà studiare all’università? Si tratta di materie del tutto nuove, di cui ora come ora conosci solo il nome. C’è anche il numero chiuso in molte facoltà, hai studiato quanto hai potuto per entrare, ma se non dovessi farcela? Ci saranno certamente molti più in gamba e preparati di te… O se invece non sarai capace di adattarti? Se non saprai tenere il nuovo ritmo? Avrai il coraggio di ammettere l’errore e cambiare l’anno dopo? E se poi dovessi sbagliare di nuovo? Hai paura. Come solo poco tempo prima hai difficoltà a prendere sonno, e quando ci riesci non sei comunque tranquilla. Non sai cosa ti aspetta, riesci solo a sperare che tutto vada bene. Nulla è più incerto del futuro, sei in crisi, puoi solo aspettare. Quanto è breve quest’estate!.



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