Durante il weekend appena trascorso, sabato 2 e domenica 3 settembre, si è riunito a porte chiuse nella residenza papale di Castel Gandolfo il circolo “Ratzinger-Schülerkreis”, composto per l’appunto dagli ex-allievi di teologia del nostro Papa-professore. L’appuntamento a cui il Pontefice è da anni tanto affezionato è stato dedicato questa volta al tema “Schöpfung und Evolution”, ossia creazione ed evoluzione.
Significativo è il fatto che all’incontro abbiano partecipato attivamente non soltanto finissimi teologi, ma anche scienziati di fama internazionale come il professor Peter Schuster, presidente dell’Österreichichen Akademie der Wissenschaften cioè l’accademia delle scienze austriaca. Per fare qualche altro nome di rilievo, hanno introdotto il convegno anche il gesuita Paul Erbrich, professore di filosofia della natura a Monaco e Robert Spaemann, filosofo della politica.
La personalità più discussa, e forse anche quella che meglio ha sintetizzato i temi del dibattito, è stata però certamente il cardinale Schönborn, autore di un articolo pubblicato il 7 luglio 2005 sul New York Times di cui si è parlato in tutto il mondo, proprio sull’evoluzionismo. Qui si poteva leggere: “L’evoluzionismo nel senso di una comune discendenza può essere vera, ma l’evoluzione nel senso neo-darwiniano, intesa cioè come un processo di variazione casuale e selezione materiale, non lo è. [...] Negare la presenza di un qualche disegno divino è ideologia, non scienza”.
Per chiarire ulteriormente i dubbi che sono stati sollevati da questo articolo circa la posizione della Chiesa cattolica riguardo le tesi darwiniane, l’arcivescovo di Vienna aveva già tenuto una significativa conferenza stampa nel corso del meeting svoltosi a Rimini questo 23 agosto. Con le dichiarazioni rilasciate in quell’occasione è possibile a mio parere capire meglio proprio la posizione della Chiesa sull’evoluzionismo, posizione che non era più stata tanto chiara ai fedeli già da quando di fronte alla Pontificia Accademia delle Scienze nell’ottobre del 1996 Papa Giovanni Paolo II aveva detto che quelle di Darwin erano “più che ipotesi”.
Secondo l’arcivescovo “Senso ha solamente qualcosa dotato di finalità, anziché considerare la ragione come “l’anello di congiunzione” tra scienza e religione, il dibattito odierno si riduce ad un conflitto tra scienza e religione, tra l’affermazione della mera casualità e l’esistenza di un fine”, negare questa finalità significa secondo il teologo togliere senso anche alla vita. Infatti “non esiste alcun conflitto tra scienza e religione, piuttosto esiste un dibattito tra una interpretazione materialista dei risultati della scienza ed un interpretazione metafisica filosofica”, “La scala di Darwin è quella che vede la vita nel lungo processo dell’evoluzione, mentre nella Bibbia la scala di Giacobbe è quella dove gli angeli ascendono al cielo da Dio.
Una immagine del collegamento tra terra e cielo, tra terra e trascendenza. Non dobbiamo vedere le due storie come esclusive l’una dell’altra come fa il creazionismo americano contro un darvinismo ideologico [...] Che evoluzione sarebbe se la resurrezione e la vita eterna non fossero il fine ultimo?”.
“Bisogna ben distinguere la teoria scientifica dall’ideologia darwinista” ed agire diversamente da Marx ed Engels che hanno reso “L’Origine della specie” “il fondamento scientifico per la loro teoria materialistica marxista. Questo è evoluzionismo e non teoria dell’evoluzione”. Anche per quanto riguarda l’insegnamento di tali teorie a scuola Schönborn sembra avere idee molto chiare: “ciò che desidero fortemente è che siano esposti, anche nei programmi scolastici a livello scientifico, quelle che sono le questioni aperte della teoria dell’evoluzione, come la famosa questione degli anelli mancanti. A distanza di 150 anni dalla teoria di Darwin infatti mancano sempre gli anelli mancanti, non c’è evidenza negli strati geologici delle specie intermedie che dovrebbero esistere per la teoria di Darwin.
Lui stesso aveva detto nel suo libro che questa è una croce della sua teoria e auspicava che si trovassero. Questo dovrebbe essere discusso serenamente. Se una teoria è scientifica e non ideologica, si discute liberamente.” “Ci sono molti altri punti esposti da scienziati circa la mancanza di evidenze della teoria, questo non vuol dire che la teoria è falsa, forse il campo di applicazione è più limitato. Io vorrei che la discussione fosse molto più libera, anche nel campo scolastico”.
Parlando di Darwin non si possono infatti trascurare le parole del famoso scienziato Antonino Zichichi: “quella di Darwin è una teoria affascinante, ma non è scienza perché manca di due requisiti essenziali: l’esistenza di una struttura matematica e la riproducibilità sperimentale”.
Per chiarire quindi la posizione della Chiesa sull’argomento insomma basta ricordare quanto detto dal teologo Bruno Forte: “Come cristiano mi trovo a mio agio di fronte all’evoluzione e non sono affatto tenuto a negarla, purché non smarrisca il filo rosso dell’intenzionalità divina che la informa”.
La presenza di un “Dio designer” come è stato definito non è dimostrabile né confutabile: le teorie scientifiche non escludono quella che è una verità di fede. “l’Origine della Specie” e “La Genesi” non sono realtà antitetiche come vorrebbero vederle i neodarwinisti o i creazionisti più ortodossi incapaci di leggere i testi sacri anche come testi letterari, scritti pertanto in un linguaggio metaforico che in quanto tale necessita di una interpretazione.
Quello tra le teorie scientifiche e i dogmi religiosi è sempre stato un discidium apparentemente insanabile: “Muoviti o Sole” dice la Bibbia. Ma nel XXI sec. Occorre maggiore sforzo interpretativo: non si può più mandare al rogo un Giordano Bruno o far abiurare un Galileo, né tanto meno mettere all’indice Darwin. Un riavvicinamento è indispensabile, e forse da entrambe le parti: occorre una Chiesa più sicura nella sua fede, che non si lasci preoccupare o intimidire dalla Scienza, che occupi il suo posto. Occorre d’altronde anche una scienza che sia libera nella ricerca, la ricerca di per sé non può essere né buona né cattiva ma solo indispensabile. Deve però stare più attenta nelle sue applicazioni pratiche: l’etica non và smarrita o ci ritroveremo in un mondo dove clonazione e Bombe Atomiche saranno utilizzate indiscriminatamente. Forse incontri come questo saranno il primo passo.
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