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Terra di guerra: Gerusalemme La città del Tempio Perché una 'Città Santa' diventa causa di conflitti Di Marina Minasola
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“Capitale di Israele, sita sulle colline della Giudea, in Palestina”. Queste sarebbero le parole di apertura di qualsiasi enciclopedia se si cercasse sotto la voce “Gerusalemme”. Probabilmente l’enciclopedia continuerebbe scrivendo: “Città Santa per ebrei, cristiani e musulmani”. Città Santa.
Santa. Se penso a questo aggettivo mi viene in mente qualcosa di puro, immediatamente legato a Dio e se penso a Dio mi viene in mente la Pace. Eppure Gerusalemme non conosce la Pace, Gerusalemme è da sempre Guerra. Ecco perché “Città Santa” risuona quasi come un nome grottesco nelle mie orecchie.
Una città quotidianamente dilaniata da bombe, spesso bombe umane, ha ben poco di santo. Se un Dio esiste, sia esso cristiano, musulmano o ebreo, vede giornalmente profanato il suo luogo sacro dai suoi stessi figli, a cui ha insegnato troppo bene a combattere ma troppo male a convivere. Gerusalemme è ormai soltanto un motivo in più per uccidere. “Magma messianico” è stata definita. Questa mescolanza di religioni la rende una delle città più affascinanti del mondo, ma anche una delle più pericolose. Religione e fanatismo oggi ci appaiono sempre più mescolati e Gerusalemme adesso più che mai è diventata un’autentica polveriera, dove esplosioni e spari sono più frequenti di Amen ed abluzioni. Il motivo di tutto questo, oramai lo sappiamo, sta proprio nell’estremismo religioso che domina entrambe le parti in contesa. Gerusalemme è così il cardine, la chiave di volta, della “Questione Palestinese”, del conflitto arabo-israeliano. La città è stata infatti definita “l’identità dello stato ebraico”, ma è anche il cuore dell’islamismo, basti pensare alla “Spianata delle Moschee” che è stato troppo spesso un autentico campo di guerra (pensiamo alle azioni di Sharon). Trattati su trattati, trattative su trattative, incontri su incontri si sono avuti negli ultimi vent’anni sotto lo sguardo attento di popoli non direttamente coinvolti nel conflitto o di organizzazioni internazionali. Basti pensare ai due accordi di Oslo o alle “soluzioni creative” degli americani di Camp David, agli sforzi di Clinton, alle dichiarazioni di Arafat e Barak, alla “linea rossa”, alle invocazioni alla pietà del Papa, alle proposte di convivenza civile o di spartizione del territorio. Ma come spesso accade per la stessa natura dell’animo umano i Principi hanno sovrastato la Ragionevolezza. Certe volte si è arrivati vicini ad una soluzione ma tutte le trattative si arenavano costantemente nel momento in cui si accennava alla “Città Sacra”. Dividerla? Fare una “Grande Gerusalemme”? Nessun politico, da religioso (e questo è il problema), poteva accettare. La popolazione non lo poteva accettare ed esprimeva già allora come oggi con la violenza il suo dissenso. Non si è mai trattato di una terra facile, per capire le ragioni di questo apparentemente eterno conflitto come sempre bisogna cercare nella storia. Una storia troppo lunga e travagliata per una città che esiste già dall’età della pietra. Risalgono al 5000-4000 a.C. le prime tensioni, quando i Cananei fecero sgombrare le popolazioni insediate in quei luoghi. Sarebbe troppo lungo purtroppo elencare gli innumerevoli conflitti di cui Gerusalemme è stata teatro, per questo motivo citerò soltanto le tappe più importanti della sua storia, quelle che l’hanno portata ad essere la città più tristemente nominata dai tg odierni. Risale al 1400 l’occupazione ebraica nel corso della quale divenne capitale dei regni di Davide e Salomone (che fece erigere il celebre tempio). Dopo un periodo di decadenza i babilonesi di Nabucodonosor la distrussero (con tutto il tempio), la saccheggiarono interamente e deportarono i suoi abitanti nella loro capitale. Fu Ciro nel 538 a.C. a ripopolarla. Alessandro Magno la occupò nel 331 e alla sua morte venne aspramente contesa tra Tolomei e Seleucidi. E’ del 168-164 a.C. la celebre rivolta dei Maccabei, e fu Pompeo nel 63 a.C. a farla cadere sotto la dominazione romana. Dal 6 d.C. divenne provincia, sotto il governatorato di Ponzio Pilato Gesù Cristo venne crocifisso sul Golgota e nel 66 divenne focolaio della resistenza anti-romana e fulcro della resistenza ebraica, per questo motivo l’imperatore Tito ne ordinò l’immediata distruzione nel 70, radendo al suolo anche il terzo tempio della città eretto da Erode. Nel 132 i Romani sotto Adriano ricostruirono l’ “Aelia Capitolina” che poi passò ai bizantini (Costantino ed i successori restaurarono ed abbellirono i luoghi legati alle storie evangeliche ed eressero la prima chiesa cristiana, Santo Sepolcro) fino all’avvento arabo nel 638. Egiziani, turchi e poi i Crociati (I crociata 1099), si alternarono al governo della Città sino all’avvento di Saladino. Passò quindi a Federico II, nuovamente agli egiziani e ancora ai cristiani nel 1243. Già dall’anno successivo però fu stabilmente sotto l’orbita islamica (mamelucchi e ottomani). Nel 1920, a seguito del trattato di Versailles, divenne capitale del protettorato inglese della Palestina ma a seguito del ritiro britannico del 1948 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, per favorire la convivenza delle 3 grandi religioni monoteiste, proclamò l’internazionalizzazione di Gerusalemme sotto il controllo delle Nazioni Unite. Ma Israele e Giordania non riconobbero la proclamazione e la città venne occupata e divisa in 2 zone, una araba (annessa alla Giordania) e l’altra ebraica (annessa al nuovo stato di Israele). Nel 1950 Gerusalemme fu scelta come capitale del neo stato israeliano. La ricca Israele inoltre in seguito alla guerra dei 6 giorni avvenuta nel 1967 ha riunificato le due zone occupando anche il settore appartenente alla Giordania. Tale unificazione non è mai stata riconosciuta dall’ONU. Un decreto dell’assemblea israeliana del 30 luglio 1980, proclamò l'ufficiale annessione del settore giordano fece di Gerusalemme capitale "unita e indivisibile" di Israele. Ovviamente ciò provocò il malcontento della popolazione araba della Città ed è alla base del clima politico attuale. Nel 1989 Gerusalemme viene proclamata anche capitale dello stato indipendente di Palestina. Una città, capitale di due Stati, sede di tre religioni. Se oggi i Cristiani non si ritrovano coinvolti in prima persona anche loro nel conflitto medio-orientale devono ringraziare solo e soltanto i propri ordinamenti politici. Ciò che causa questa guerra è l’identificazione che sia ebrei che musulmani hanno tra politica e religione, due cose che dovrebbero essere assolutamente distinte per risolvere conflitti di questo tipo, per un convivere più sereno ed una società più giusta. Sin quando questo legame tra religione e politica continuerà ad esistere non si troverà il filo d’Arianna, la guerra non avrà fine. Come possiamo noi dall’esterno prendere posizione? Entrambi hanno ragione, entrambi torto. Argomenti: #arabo , #arafat , #barak , #clinton , #cristiani , #ebrei , #gerusalemme , #islam , #israele , #palestina , #religione , #saladino , #salomone , #storia Leggi tutti gli articoli di Marina Minasola (n° articoli 39) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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