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Io ho paura del nucleare! Di Giovanni Gelmini
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Il problema delle fonti energetiche è importante, ma troppo spesso viene affrontato con visioni non approfondite, solo sulla base di sensazioni o di propaganda di parte. Dalle nostre pagine abbiamo più volte affrontato questo argomento, ma questa volta voglio sottolineare come questo sia fortemente correlato al problema della sopravvivenza, sia dell'abitabilità della terra, sia del livello di benessere. Sicuramente tutte le fonti energetiche, anche le rinnovabili, modificano l’entropia del sistema e quindi sono inquinanti. Certo che due aspetti sono gravi: il problema degli effluenti e quello delle scorie. Se partiamo da queste considerazioni sicuramente dobbiamo eliminare tutti i combustibili fossili, anche se sembra che il problema dell’effetto serra sia essenzialmente dovuto agli scarichi degli aerei e dei razzi vettori. Ma anche il nucleare non è percorribile, perché le sue scorie e i sottoprodotti non solo sono pericolosissimi ed utilizzabili per guerre e terrorismo, ma hanno anche una durata di molti secoli, altro che il problema della CO2! Il vero punto da affrontare non è allora la fonte più economica, ma quella più compatibile nel lungo periodo. Sicuramente a questo rispondono bene le fonti cosiddette “rinnovabili”, anche se apparentemente hanno un costo più elevato. Perché dico apparentemente? Perché nell’uso delle fonti energetiche classiche non si tiene conto dei cosiddetti “costi sociali”, cioè di quei costi che non vengono caricati alla “gestione industriale”, ma dei quali a posteriori si deve far carico la società. Quali sono questi costi? Eccone un breve elenco non esaustivo: le malattie dovute all’inquinamento, la depurazione e la bonifica, lo smaltimento delle scorie (quando questo non è previsto nel costo industriale) ed infine il rischio di disastro. Se aggiungiamo ai costi dell’energia che generalmente vengono presi in considerazione questi costi, sicuramente il nucleare balza al primo posto e diventa tra le fonti piu costose. Il problema delle scorie infatti è tuttora irrisolto: non solo sono pericolose ed hanno una permanenza che arriva ai millenni, ma possono essere utilizzate per scopo bellico o terroristico. Questi costi non sono conteggiati. I sostenitori del nucleare (chissà perché in genere si tratta ingegneri nucleari o aziende che hanno sviluppato tecnologie usate dal nucleare) sostengono che le tecnologie attuali sono molto più sicure di quelle di Chernobyl ed un disastro oggi è improbabile... si ma la statistica insegna che l’improbabile si può comunque verificare, e, se si dovesse verificare, possiamo ben immaginare cosa vorrebbe dire, visto quello che è successo con la piccola centrale ucraina: tutto il globo verrebbe contaminato dalle polveri radioattive rendendo difficile la vita. Sia anche una previsione improbabile, ma perché dobbiamo correre questo rischio? Ma allora quale possono essere le soluzioni? La prima è eliminare il grande spreco energetico che noi, per incuria e per ignoranza, facciamo. Un calcolo fatto dice che in Italia si può facilmente risparmiare il 30% di fonti energetiche senza cambiarle. E come? Per prima cosa noi abbiamo centrali elettriche obsolete, a bassissima resa. Difficile capire perchè si è arrivati a questa situazione, ma sicuramente da una parte per anni è mancata la volontà dell’Enel di intervenire, sperando forse ad una ripresa del nucleare, e dall’altra c’è stata l'idea fasulla di fare mega-centrali e spostare l’energia elettrica per centinai di chilometri; questo spostamento consuma energia, mentre l’efficienza dei generatori praticamente non cambia con la scala di produzione. Poi alcuni settori hanno consumi assolutamente incredibili: il commercio e gli usi domestici. Il commercio esagera con le luci (al punto che a volte diventano fastidiose) e con tutto quello che è immagine.
Sicuramente poi, il buco energetico più grosso lo troviamo nel come è costruita la casa: mancanza di isolamento, spifferi, sistemi di riscaldamento e di condizionamento inefficienti... ma “gli esperti” che li insellano sono poco “esperti” e non riescono a fare progetti globali che consentano effettivi risparmi di energia. La direttiva UE entrata in vigore dal gennaio 2006 impone un classificazione degli edifici per cosumo enegetico, l’unico esempio in Italia di applicazione di questa direttiva funzionate è quello di Bolzano. Lì ora le case che vengono costruite sono almeno di classe C (quella con consumi energetici più elevate tra le ammesse), ma molti sono gli edifici di classe B ed A, che quindi si rivelano percorsi possibili da seguire. Ora se guardiamo le tabelle di consumo energetico, possiamo vedere che una casa che noi consideriamo con buon risparmio energetico si classifica in effetti in classe D (se non in classe E), con un consumo tra i 120 kwh/mq e 90 kwh/mq; una di classe A ha invece al massimo un consumo di 30 kwh/mq. Direi che la differenza è notevolissima, e dimostra che ci sono i margini per risparmiare abbondantemente. Argomenti: #abitazione , #casa , #chernobyl , #consumi , #costo , #disastro , #energia , #energia alternativa , #energia pulita , #energie rinnovabili , #nucleare , #pericolo , #risparmio energetico , #scorie , #sicurezza , #terrorismo Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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