REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno II n° 17 OTTOBRE 2006 - TERZA PAGINA Mostra fotografica a Torino |
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Il tema della rappresentazione della “bellezza virile” in “comunità chiuse”, fondate in buona parte sulla forza fisica, ha trovato a partire dagli anni '90 una straordinaria originale interprete nella celebre autrice di reportages Giorgia Fiorio, torinese ma cittadina del mondo da decenni, con le sue fotografie di soldati, pugili e legionari, toreri e pompieri, minatori e marinai. La mostra Uomini: Prospettiva Retrospettiva, inedita per l'Italia, è l'occasione per meglio far ri-conoscere in patria uno dei più interessanti nostri talenti creativi a livello internazionale. L'esposizione al MIAAO di Torino non è solo un “atto dovuto”, e il suo titolo indica non tanto il carattere di retrospettiva, quanto di prospettiva, di lavoro della fotografa; questo viene presentato, come prima non era mai avvenuto. Sono solo dieci immagini, magistralmente stampate dal laboratorio La Chambre Noire di Parigi in grande formato 100x100, e montate recto-verso, mostrandone un lato “invertito”, quindi la “retrospettiva” va quindi intesa anche tecnicamente e concettualmente. La scelta di ordinamento compiuta al MIAAO è stata di rappresentare Giorgia Fiorio come una artista che usa la fotografia e questo diventa importante per contraddire chi ancora crede alle distinzioni e alle gerarchie tra le discipline della fotografia “autonoma” espressivamente e “documentaria”, di reportage. Giorgia è senza dubbio figura complessa e enigmatica il che consente, ed esige, diversi livelli di interpretazione. Ad esempio, nella lettura di Gabriel Bauret la Fiorio appare tra i “fotografi del reale”, attenta “ai valori del bianco e nero”, “va al di là dei corpi, approda ad altre rive, affronta altre forze. Sono in gioco la forza mentale, la sensibilità, se non addirittura il dubbio e la fragilità”.
L’analisi compiuta da Enzo Biffi Gentili non è divergente, ma differente. Accettato il principio della coesistenza in ogni macho di un micio sottolinea l’evidente fil noir che attraversa gli spazi di questi uomini, e che può condurre, più o meno rapidamente, alla questione cruciale del rapporto con la morte. Questi uomini fanno mestieri pericolosi, ma non è solo questo il motivo. È anche che, come insegna Georg Simmel, il concetto di morte è strettamente legato a quello di forma: “il segreto della forma sta nel fatto che essa è confine; essa è la cosa stessa e, nello stesso tempo, il cessare della cosa; il territorio circoscritto in cui l”Essere e il Non-più-essere della cosa sono tutt’uno”. Secondo Biffi Gentili, questa citazione può divenire una delle spiegazioni più alte e persuasive della misteriosa qualità iperestetica e metafisica, formalista e simbolista di queste immagini di Giorgia, ove Legionari appaiono come Ofelie… e, nel contempo, la “causa finale”.
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