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Droga? ... Parliamone un po’


Di Annamaria Gengaro

Un tempo, quando ero piccina, le droghe le vendeva il droghiere, ed erano il pepe, il peperoncino, la cannella, la noce moscata, il cacao, e, nelle drogherie, c’era un profumo di caffé, perché vendevano anche il caffé, appena tostato, magari nel retrobottega, ed in grani da macinare con il macinino di casa.
Era bello entrare in quelle botteghe, con il bancone altissimo, per me bambina, sopra il quale troneggiavano dei meravigliosi vasi di vetro contenenti la cioccolata a pezzettoni, o bianca o nera, e le caramelle di liquirizia o di zucchero orzo.

Oggi le droghe son ben altro!
“Farsi una canna” è ormai una cosa di moda, e “tirare di coca” fa “figo”!
Anche bere smodatamente fino a perdere il controllo è un’abitudine che rientra nella nuova “normalità”.
Nel mio inconscio il bere smodato è strettamente connesso con il termine dispregiativo “ubriacone”, cioè essere spregevole, puzzolente e inaffidabile, quindi non mi piace chi lo fa, e non trovo divertente chi non controlla più i suoi gesti e le sue parole.

Questa nuova normalità sta partorendo una serie di equivoci, oltre che un modello di vita subdolamente distruttivo per le nuove generazioni.
Non è facile dare un’informazione scientificamente completa e corretta del funzionamento biochimico delle sostanze psicotrope (cioè attive sulla psiche), e delle conseguenze sull’integrità dei processi vitali, in modo chiaro e semplice, anche perché tutto prevede l’uso di terminologia specifica e, poi, è legato a tanti fattori come la classe a cui appartengono i composti, l’associazione con altre sostanze o la presenza di patologie, magari latenti.

Il comportamento umano è sempre il risultato di un lavoro molto complesso svolto dal nostro cervello, e consiste nell’integrare i messaggi che vengono trasmessi, per esempio dai sensi, trasformandoli in una “interpretazione cognitiva” di ciò che stiamo vivendo.
Per esempio il “tuffo al cuore” può essere registrato come aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca e respiratoria, ma anche come cambiamento dell’attività elettrica e biochimica di certe aree del nostro cervello.

Il sistema di comunicazione tra le nostre cellule, cioè le “parole” attraverso cui esse comunicano, funziona per mezzo di particolari molecole (neurotrasmettitori o ormoni) che vengono riconosciute e decifrate da particolari strutture cellulari (chiamate recettori), come le chiavi vengono riconosciute da una serratura.

Nel nostro cervello l’interazione tra recettore e neurotrasmettitore ha la stessa funzione dei tasti che vengono premuti in uno strumento musicale. Le sostanze psicotrope interferiscono con la musica suonata, come fossero tasti di altri strumenti. Il risultato finale dipende dal tipo di strumento aggiunto, ma anche dallo spartito. Per esempio l’effetto disinibente dell’alcol può liberare rabbia, allegria, o tristezza in base all’umore sottostante.

Quindi l’abitudine, ed in certi casi, anche il solo uso sporadico di droghe, comporta uno o più dei seguenti sintomi:

  • Dipendenza (sindrome d’astinenza) consiste nella necessità assoluta di assumere la droga nel momento in cui, a causa di una brusca sospensione, la sua assenza determina nell’organismo uno stato d’intenso malessere fisico
  • Tolleranza è il fenomeno per cui si ha la progressiva riduzione dell’effetto chimico-clinico della sostanza dopo somministrazione ripetuta di una stessa dose, di conseguenza c’è la spinta ad aumentare la dose per mantenere gli stessi effetti.
  • Tolleranza inversa o sensibilizzazione, si intende l’aumento della risposta conseguente alla somministrazione ripetuta della stessa dose: questa si verifica con la cocaina, che induce un rilascio di dopamina (molecola prodotta dal nostro organismo nel cervello, dove funziona come neurotrasmettitore) maggiore ad ogni nuova assunzione giornaliera.
     
Esaminando dal punto di vista molecolare le sostanze più diffuse, cocaina, marijuana, amfetamine ed eroina, si può notare come contengano principi attivi molto simili ad adrenalina, dopamina, serotonina ed altre sostanze prodotte dal nostro organismo. Il problema è che il metabolismo viene ingannato, e diminuisce la produzione delle sostanze naturali, mandando in tilt il processo, quando non c’è più il contributo esterno.

Le sostanze psicotrope si dividono in due classi, a seconda del meccanismo biochimico sul quale influiscono, cioè possono lavorare per attivare maggiormente quelle prodotte dal nostro corpo (psicostimolanti), o deprimere l’attività del Sistema Nervoso Centrale (SNC), quello che comanda le funzioni involontarie, come ad esempio il respiro. Coca, amfetamine, allucinogeni e cannabinoidi, appartengono alla prima classe, oppioidi (eroina, morfina, oppio) ed alcool alla seconda.

Cocaina :
La cocaina, (se fumata è chiamata crack), è la più forte sostanza stimolante del cervello perché aumenta la concentrazione, in specifiche parti dei neuroni, delle sostanze come adrenalina, serotonina e soprattutto dopamina. L'effetto psichico comportamentale è molto breve (4-5 ore) per cui il ritmo di assunzione deve essere molto frequente.
Essa aumenta le performance psicofisiche provocando sensazione di profondo benessere ed euforia, aumento della vigilanza, sensazione di fiducia e di sicurezza in se stessi, iperattività comportamentale, con facilitazione dei rapporti interpersonali, (ed è per questo che troppi ci cascano!). Contemporaneamente, però, aumenta anche la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca (può dare aritmie gravi, infarto cardiaco, ictus cerebrale e crisi epilettiche) ed agisce sul cervello (Sistema Nervoso Centrale) determinando alterazioni della concentrazione e della percezione.

La cocaina dà una intensa dipendenza, con conseguenti disturbi psichici comportamentali, tra cui ansia e depressione, umore altalenante, aggressività e perdita del controllo, deliri, allucinazioni e confusione mentale, che si sommano, in caso di overdose, all’ipertensione, alle aritmie e ad un coinvolgimento del funzionamento dei reni.

Le Amfetamine hanno il medesimo comportamento biochimico della coca, quindi danno gli stessi problemi.

Marijuana:
Anche la Marijuana, considerata "droga leggera" è un veleno, subdolo però, perché ha tempi di riscontro più lunghi, ma conseguenze sempre pericolose. E non parlo del cancro ai polmoni, anche se raddoppia o triplica il rischio d'incidenza di questo per i fumatori di sigarette, (infatti il fumo di marijuana contiene dal 50 al 70 per cento in più di idrocarburi cancerogeni rispetto al fumo di tabacco), ma del fatto che, quando qualcuno fuma marijuana, il THC (delta-9-tetraidrocannabinolo, ossia il principio attivo) si trasferisce rapidamente dai polmoni nel sangue, e la sostanza è trasportata a tutti gli organi, compreso il cervello.

Nel cervello, il THC si connette a specifiche aree delle cellule nervose, chiamate recettori di cannabinoidi, ed influenza l'attività di queste cellule, che dominano il piacere, la memoria, il pensiero, la concentrazione, la percezione del tempo e la coordinazione dei movimenti.
Pochi minuti dopo aver inalato il fumo di marijuana, il cuore di una persona comincia a battere più rapidamente, i passaggi bronchiali si rilassano e diventano più ampi, i vasi sanguigni degli occhi si espandono provocando i caratteristici occhi rossi.
La frequenza cardiaca, solitamente di 70 - 80 battiti al minuto, può crescere da 20 a 50 battiti in più per minuto e, in alcuni casi, anche del doppio, (rischio di ictus e infarto quattro volte superiore al normale).
Il THC inoltre interrompe la coordinazione e l'equilibrio, legandosi ai ricevitori nel cervelletto e alle parti del cervello che regolano l'equilibrio, la postura, la coordinazione dei movimenti ed il tempo di reazione, influisce inoltre sulla capacità di parlare (bocca impastata) e sulla sensibilità ai suoni ed alla luce (occhi socchiusi).
L'uso di marijuana altera la capacità della persona di memorizzare e ricordare gli eventi e di spostare l'attenzione da una cosa ad un'altra, per questo compromette la capacità di apprendere e di ricordare le informazioni, e, quanto più una persona ne fa uso, tanto più sarà incapace di svolgere attività sociali, lavorative ed intellettuali. Ad essa sono associate anche depressione, ansietà e disturbi della personalità. Per finire, si è constatato che chi fa uso di marijuana incontra maggiori difficoltà nel tentativo di smettere di fumare tabacco.
Eroina :
L’eroina, come la morfina, sono il prodotto della raffinazione chimica dell’oppio e danno forte assuefazione. E' l'oppiaceo più diffuso, quello che agisce più rapidamente, ed è per lo più "tagliata" con altre droghe o con zucchero, amido, latte in polvere, chinino, stricnina o altri veleni.
Purtroppo chi fa uso di eroina, non conoscendo la concentrazione del principio attivo e la presenza di eventuali veleni, può correre facilmente il rischio di overdose e morte.
Poco dopo l'iniezione (o l'inalazione), l'eroina attraversa le barriere cerebrali, e nel cervello viene convertita in morfina, legandosi rapidamente con i recettori di oppiacei con immediata depressione delle funzioni comandate dal SNC.
Il "flash" iniziale è solitamente accompagnato da vampate di calore sulla pelle, labbra secche, pesantezza delle articolazioni, che possono essere accompagnati da nausea, vomito e forte prurito, poi subentra la sonnolenza, le funzioni mentali sono annebbiate, quelle cardiache e respiratorie rallentano notevolmente.
Uno degli effetti più nocivi dell'eroina, è la dipendenza fisica e psichica, unita a tolleranza e smania, oltre ai problemi renali, polmonari, cardiaci e cerebrali.

Alcool :
Il fatto di essere socialmente accettato, e con una tradizione maggiormente radicata nella cultura occidentale, ha molto modificato, in senso riduttivo, la percezione del pericolo rappresentato dagli alcolici.
In Europa, una morte su quattro tra gli uomini in età compresa tra i 15 e i 29 anni, è correlata al consumo di alcool. In alcune zone, la mortalità si innalza a uno su tre.
L’abuso é responsabile di circa 13-14 ricoveri in ospedale ogni 1.000 persone, e riguardo agli incidenti stradali, stime dell’OMS indicano una responsabilità nel 50% circa dei casi.
L’alcool determina depressione del sistema nervoso centrale, per inibizione del sistema di trasmissione degli impulsi tra i neuroni, con conseguente soppressione dei “freni inibitori” per quanto riguarda i comportamenti sociali (sono assecondati gli atteggiamenti eccessivi), diminuzione dei riflessi, alterazione dello stato di coscienza, incoordinazione motoria, confusione mentale, disarticolazione del linguaggio e sonnolenza. Quando esso è assunto insieme ad altre sostanze che deprimono il meccanismo del SNC, l’effetto è additivo.

Tutte queste sostanze hanno dunque un effetto farmacologico sulla nostra mente, anche se è molto difficile che una persona le sperimenti perché ha letto un testo di medicina.
E’ molto più probabile che le assuma per il significato sociale che hanno acquisito nella sua cultura, e, quando questo viene a mancare, ormai si è instaurato uno stato di dipendenza che solo una forte motivazione può permettere di superare. Il come è complesso e diverso in ogni caso, ma sempre legato alla visione che il singolo ha del suo problema e all’obiettivo che vuole raggiungere.

Non è certo la rabbia per persone adulte e di successo finite nella m...da che mi fa urlare, ma la stupidità dei media che fa sembrare l’assunzione di tali sostanze una cosa quasi normale. Lo so che c’è un aumento dell’uso della droga, e sono cosciente che tutti quelli che la prendono sono convinti di essere invincibili, MA NON LO SONO ACCIDENTI!! ... Ha due meravigliosi occhi azzurri in cui brillava un’intelligenza ed una sensibilità non comune. Come faccio ora a dire ai genitori di quel ragazzo che ho scoperto che si fa di crak? ...

Argomenti:   #chimica ,        #droga ,        #scienza ,        #società



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