L’etimologia di etimologia affonda nel greco, madre di molte nostre parole, e per la precisione dalle parole ètymos - ragione delle parole e logìa - discorso.
Ossia: scienza che studia l’origine delle parole.
Perché le parole migrano come i popoli, e dei popoli hanno la frequente abitudine di essere mal intese – e quindi sviate, mutate, rinnovate, stravolte – al punto che, a furia di essere rigirate come un’omelette, finiscono, talvolta, col racchiudere in sé tutte le sfumature di un concetto.
Oppure, a volte, raccontano semplicemente una storia...
... Quella dei popoli slavi, ad esempio, ceppo indefinito ma ben delineato per chi ha designato, un giorno, che il loro nome avrebbe portato con sé il significato di schiavo.
Perché da quella popolazione viene questo termine. Perché quella popolazione, pare, deve aver fornito i migliori esemplari da mercato dell’antichità.
Sono gli svedesi, a iniziare, nell’epoca che li chiama vichinghi, compiendo ogni estate un lungo viaggio per la steppa russa – che all’epoca non aveva nulla della Russia, neanche il nome, che proprio da loro, dai Rus, fulvi guerrieri-mercanti del Nord, viene.
Ma questa è un’altra storia.
Quel che c’importa è sapere che gli svedesi dell’epoca decisero che assieme alle pellicce e allo stagno potevano commerciare anche uomini. E donne. La steppa russa ai tempi, e la culla dei popoli slavi, era un nulla punteggiato qua e là di villaggetti – quale migliore fonte da cui attingere personale da rivendere a prezzo d’oro?
Ed ecco che uno sparso popolo da nulla accomunato se non dall’essere rivenduto fece nascere il termine schiavo.
(Sciavo vostro, usavano poi dire a Venezia salutandosi; e nacque l’odierno comune saluto: ciao.)
... Ma cominciare parlando di schiavi non è certo granché, e dunque bilanciamo dando onore anche ai liberi.
Libero - lìbens - volenteroso.
Insomma, la storia insegna: la libertà ce la si guadagna con la volontà.
C’è poi chi, come i liberti, risorgono un giorno dalla schiavitù. Da un momento all’altro si trovano a sguazzare in tutta la libertà che da sempre hanno sognato.
E che non sanno gestire.
E divengono quindi sregolati ed eccessivi – come De Sade, il Sommo Libertino, parola che da liberto viene.
Ed ecco quindi che lo schiavo si libra verso la condizione di libertino.
Librarsi? Ossia?
Questa parola, nove volte su dieci accostata al volo di un uccello privo di vincoli, viene da libra. Il peso della bilancia.
Quello che pesa.
Quello che giudica facendo da contrappeso.
Che crea equilibrio.
... E così il libertino ha libertà di librarsi solo calibrando la propria volontà.
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