REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno II n° 19 DICEMBRE 2006 - TERZA PAGINA |
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MANTOVA, PALAZZO DUCALE: a quel tempo l’opera non era ancora nata, anche se il “recitar cantando” arriverà di lì a poco al passaggio tra il XVI e il XVII secolo, quando un gruppo di intellettuali fiorentini, noto come Camerata de' Bardi dal nome del mecenate che li ospitava, decise di formalizzare il nuovo genere che fece la sua prima apparizione pubblica in occasione dei festeggiamenti per le nozze di Maria de' Medici e il re di Francia Enrico IV, con l' “Euridice” composta da Jacopo Peri. Non si trattava ancora di una vera e propria messa in scena ma di una rappresentazione all’interno di un ambiente, di una stanza di palazzo, al pari di una cena o di una allegra serata di feste, un ennesimo divertimento di corte. E lo stesso accadeva anche alla corte di Mantova dove, nei primi anni del 600’, al Palazzo Ducale cominciarono ad essere rappresentate le prime sperimentazioni operistiche del Monteverdi. BOLOGNA BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO: esisteva già dunque il teatro, cominciava ad esistere anche l’opera. Ma come nacque il teatro d’opera? Dai fogli conservati presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, alcuni in particolare datati tra 600’ e 700’ documentano in modo mirabile gli allestimenti che venivano creati in occasione delle feste barocche con le piazze delineate dagli spalti esattamente come se si trattasse di un edificio concluso, con un ordine inferiore e uno superiore e il pubblico posto là sopra che senza saperlo era già all’opera, al teatro d’opera. E in queste situazioni vastissime di piazze arredate anche i macchinari scenici e la loro tecnologia sembrano evocare e preannunciare quelli che andranno a caratterizzare il teatro vero e proprio. BOLOGNA, TEATRO COMUNALE: in tale contesto diventano protagonisti i Bibiena, una famiglia che per tre generazioni si occupò di scene e spettacolo. Uno di loro Antonio Galli Bibiena progettò il Teatro Comunale di Bologna che inaugurava le sue attività nel 1763 con il “Trionfo di Clelia” di Cristofano Gluck. La curiosità sta anche nel fatto che lo stesso Bibiena oltre che progettista del teatro sia anche l’autore delle mutazioni sceniche della prima opera rappresentata. MANTOVA: TEATRO BIBIENA: nel solco dell’opera di Antonio Galli Bibiena si fa nuovamente tappa a Mantova dove campeggia perlappunto il Teatro Bibiena, dalle forme e struttura decisamente bizzarre e particolari, il più bel riassunto dell’architettura barocca al massimo punto della sua evoluzione con i fantastici corridoi che accedono ai palchi, tutti integralmente decorati dall’interno dal Bibiena. Questo teatro, in realtà, sembra l’unico luogo dove vige sensazione fisica permette di capire che la platea è oggettivamente una piazza. MILANO, TEATRO DELLA SCALA: la Scala di Milano, nacque su progetto del Piermarini, che elaborò un curioso tempio neoclassicista trasversale e mondiale. Oggi resta forse poco della Scala originaria, soprattutto nei palchi, che erano concepiti come piccole mini unità abitative: ci si faceva di tutto all’interno, ci si mangiava, ci si giocava a carte, ci si intratteneva, e forse anche altro. La storia di questo edificio teatrale ha vissuto successive sopraposizioni e alterazioni del suo aspetto originario, conquistandosi comunque la palma di teatro lirico più importante del mondo, anche perché si rivelerà per tutto il XIX secolo il fulcro centrale della grande stagione del melodramma italiano.
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