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 Anno II n° 19 DICEMBRE 2006    -   TERZA PAGINA



Piccola storia del 'teatro a palchi', detto 'all’italiana'
In occasione della trasmissione televisiva 'Passepartout' di e con Philippe Daverio domenica 3 dicembre ore 13,20 – Raitre



PASSEPARTOUT, il settimanale d’arte e cultura di Raitre, scritto e condotto da Philippe Daverio, svolge nella puntata di domenica 3 dicembre un’affascinante inchiesta storica, dal grande profilo culturale, sulle tracce della storia dell’architettura degli edifici teatrali italiani, dalle prime evocazioni rinascimentali e manieriste fino al trionfo barocco dei Bibiena e alla costruzione del più famoso tempio del melodramma mondiale, la Scala di Milano.
Per l’occasione pubblichiamo questa breve storia del Teatro all’italiana


< VI edizione di e con Philippe Daverio
regia di Mauro Raponi
produzione Vittoria Cappelli srl
V puntata – domenica 3 dicembreore 13,20 – Raitre


PADOVA: ODEO CORNARO: questa storia potrebbe cominciare da Padova, ad un passo dalla chiesa del Santo. Sotto i portici della città, dietro un portone dall’aspetto misterioso si apre un particolarissimo complesso architettonico da esterno detto l’Odeo Cornaro: si tratta del primo contenitore integrato per lo spettacolo nato in Italia, con appositi spazi dedicati al teatro, alla musica, alla poesia. Il progetto dell’ Odeo Cornaro del 1524 mostra come questo nasca secondo la miglior tradizione della cultura antiquariale della città, seguendo ispirazioni che pervengono dall’antica Roma, Varrone soprattutto, e uno stile decorativo che sembra debitore di quello stile delle grottesche appena scoperto a Roma.

VICENZA, TEATRO OLIMPICO: Qualche chilometro a Nord e si giunge a Vicenza per scoprire l’ultimo lavoro di Andrea Palladio, il Teatro Olimpico, un teatro inserito all’interno di un edificio pre-esistente, e dove si riprende l’idea della cava che formava l’emiciclo nella tradizione antica. Un’idea di architettura totale che trova un’ulteriore evoluzione con l’intervento dello Scamozzi del 1585. Si formula così un’architettura scenica che contiene al suo interno tutti i semi dell’evoluzione successiva con una mirabile distribuzione ottica dei punti di fuga, la prima, la seconda, la terza, la quarta ed anche la quinta, con la conseguente invenzione delle quinte teatrali. Da notare che solo in Italia le quinte si chiamano così, mentre in Francia coulisse, cioè fondali, e in inglese backstage, cioè retroscena.

SABBIONETA, TEATRO: Scamozzi lavorò anche a Sabbioneta presso Mantova, dove si consumò il sogno urbanistico di Vespasiano Gonzaga di costruire una città intera ex novo. E all’architetto fu naturalmente affidata la progettazione del teatro, attuando un’operazione sostanzialmente di stampo manierista dove si ricostruisce l’idea di un teatro romano incuneato con tutta la sua dimensione, così come se fosse all’aria aperta, all’interno di un edificio. Ma questo teatro presenta altre intuizioni e anticipazioni di modelli futuri, come per esempio il proscenio, prospettando anche l’articolazione architettonica di quello che sarà poi il boccascena.

La loggia del Tatro di Sabbioneta



MANTOVA, PALAZZO DUCALE: a quel tempo l’opera non era ancora nata, anche se il “recitar cantando” arriverà di lì a poco al passaggio tra il XVI e il XVII secolo, quando un gruppo di intellettuali fiorentini, noto come Camerata de' Bardi dal nome del mecenate che li ospitava, decise di formalizzare il nuovo genere che fece la sua prima apparizione pubblica in occasione dei festeggiamenti per le nozze di Maria de' Medici e il re di Francia Enrico IV, con l' “Euridice” composta da Jacopo Peri. Non si trattava ancora di una vera e propria messa in scena ma di una rappresentazione all’interno di un ambiente, di una stanza di palazzo, al pari di una cena o di una allegra serata di feste, un ennesimo divertimento di corte. E lo stesso accadeva anche alla corte di Mantova dove, nei primi anni del 600’, al Palazzo Ducale cominciarono ad essere rappresentate le prime sperimentazioni operistiche del Monteverdi.

BOLOGNA BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNASIO: esisteva già dunque il teatro, cominciava ad esistere anche l’opera. Ma come nacque il teatro d’opera? Dai fogli conservati presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, alcuni in particolare datati tra 600’ e 700’ documentano in modo mirabile gli allestimenti che venivano creati in occasione delle feste barocche con le piazze delineate dagli spalti esattamente come se si trattasse di un edificio concluso, con un ordine inferiore e uno superiore e il pubblico posto là sopra che senza saperlo era già all’opera, al teatro d’opera. E in queste situazioni vastissime di piazze arredate anche i macchinari scenici e la loro tecnologia sembrano evocare e preannunciare quelli che andranno a caratterizzare il teatro vero e proprio.

BOLOGNA, TEATRO COMUNALE: in tale contesto diventano protagonisti i Bibiena, una famiglia che per tre generazioni si occupò di scene e spettacolo. Uno di loro Antonio Galli Bibiena progettò il Teatro Comunale di Bologna che inaugurava le sue attività nel 1763 con il “Trionfo di Clelia” di Cristofano Gluck. La curiosità sta anche nel fatto che lo stesso Bibiena oltre che progettista del teatro sia anche l’autore delle mutazioni sceniche della prima opera rappresentata.

MANTOVA: TEATRO BIBIENA: nel solco dell’opera di Antonio Galli Bibiena si fa nuovamente tappa a Mantova dove campeggia perlappunto il Teatro Bibiena, dalle forme e struttura decisamente bizzarre e particolari, il più bel riassunto dell’architettura barocca al massimo punto della sua evoluzione con i fantastici corridoi che accedono ai palchi, tutti integralmente decorati dall’interno dal Bibiena. Questo teatro, in realtà, sembra l’unico luogo dove vige sensazione fisica permette di capire che la platea è oggettivamente una piazza.

MILANO, TEATRO DELLA SCALA: la Scala di Milano, nacque su progetto del Piermarini, che elaborò un curioso tempio neoclassicista trasversale e mondiale. Oggi resta forse poco della Scala originaria, soprattutto nei palchi, che erano concepiti come piccole mini unità abitative: ci si faceva di tutto all’interno, ci si mangiava, ci si giocava a carte, ci si intratteneva, e forse anche altro. La storia di questo edificio teatrale ha vissuto successive sopraposizioni e alterazioni del suo aspetto originario, conquistandosi comunque la palma di teatro lirico più importante del mondo, anche perché si rivelerà per tutto il XIX secolo il fulcro centrale della grande stagione del melodramma italiano.



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