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Anno III n° 1 GENNAIO 2007 IL MONDO - cronaca dei nostri tempi |
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Ciniche Coccole
Di Serena Bertogliatti
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Coccole.
Parola fortemente onomatopeica, frequentemente ascoltata, moderatamente fraintesa, puntualmente abusata.
Pubblicità: Per quest’estate fatti una coccola: usa i prodotti #####. Rubrica: Impara a coccolarti con una cucina sana e gustosa. Sondaggio: Perché il tuo lui non ama le coccole? Blog: Coccole coccole coccole! Quotidiano incedere di coppia: Tesoro, mi fai le coccole? La “coccola” è un concetto relativo, una di quelle parole per interpretazione associabile alle meretrici: si adattano a ogni bocca. Una coccola può essere una carezza, un camino caldo davanti a cui crogiolarsi, un cocktail gelido in agosto, una crema per il corpo e venti minuti per spalmarsela, un preliminare malizioso, un the caldo in una giornata fredda. Una coccola può essere anche: «Non ti vanno un po’ di coccole? Non c’è nulla di male nel farsi le coccole»... Come potrebbe dire anche un pedofilo. Una coccola è darsi benessere, e il benessere è tremendamente soggettivo. Soprattutto: il benessere è una di quelle cose a gran voce chiamate quando non presenti – e così la parola “coccola” diviene la cristallizzazione di un’aspettativa che va oltre al semplice, primario, benessere. Mangiare, dormire al caldo, sopravvivere, non sono coccole – o le iniziative umanitarie promosse avrebbero slogan quantomeno singolari: “Finanzia una partita di coccole per i paesi del terzo mondo!”; o: “I nostri volontari coccoleranno il bambino che adotterai a distanza!” La “coccola” è solitamente invocata da uno stomaco pieno in un corpo sano – presenzia accanto a parole come “wellness”, “macrobiotica”, “sensibilità di coppia”, “karma-oroscopo tibetano”, “regime contro la ritenzione idrica”, e una serie di locuzioni che hanno il lusso di appoggiare gli alati piedi in realtà in cui il benessere (il semplice poter stare bene) è tutt’altro che a rischio (a meno che non si parli, s’intende, del benessere psicofisico in accordo con le armonie dei punti chakra). Lungi da me contestare gli studi scientifici atti a dimostrare come le coccole, le effusioni e gli altri contatti umani siano benevoli per corpo e mente: le “coccole” esistono, da sempre, annoverate tra i moti comunicativi e affettuosi. Esistono come esiste uno stomaco da riempire, un istinto materno/paterno più o meno spiccato, l’istinto di sopravvivenza. Ci sono necessarie – forse meno dei prima citati bisogni primari, ma comunque necessarie. I prima citati bisogni primari non sono caso di nostro interesse, però. Tecnologia ed evoluzione, e tutto il lavoro dei nostri antenati, ci permettono oggi (a noi, occidentali tecnologizzati) di tenere le più basilari esigenze a bada, ponendo ben lontano da noi il bisogno impellente di cacciare una fiera per nutrirci, o costruire con foglie e fango un riparo per la notte. Esistono anche tecnologie per le coccole, dall’idromassaggio al cuscino elettrico a temperatura regolabile, passando per il set di creme al cioccolato aromatizzato alla fragola, arrivando alla poltrona ergonomica anti-fatica e al presente computer. Eppure, a quanto pare, non basta. Siamo andati sulla Luna, su Marte, possiamo clonare e impiantare organi; sappiamo costruire robot dotati di riflessi e logica, e con una telefonata possiamo smuovere un omino facendoci portare una pizza a casa. Possiamo tutto questo (e tante altre cose, impossibile citarle tutte), eppure abbiamo bisogno di speculare sulla mancata presenza di idonee, affettuose, rispettose, intime, educative coccole; abbiamo bisogno di elencare, e testare razionalmente, coccole ayurvediche, tantriche, in cromoterapia con l’assistenza della floriterapia – boccette concentrate, venti gocce e ti passerà la depressione! – e ancora coccole estive a base di sabbiature e invernali alle terme. Tuttologia della coccola, sciorinata in ogni possibile linguaggio (amichevole tra amici; scientifico sulla rivista; innovativo in TV; sensazionalistico su internet; intimistico tra amanti), costruita su misura sulle misure di ogni possibile fruitore. È su questo che dobbiamo riflettere? Sulle coccole? O sul fatto che se dovessimo pensare a riempirci lo stomaco, forse, anche la sola vicinanza di un calorifero sarebbe una coccola? Le parole sono convenzioni, racchiudono concetti. Alcuni concetti non sono racchiudibili, e non possono che essere generalizzati, o presi per difetto o per eccesso. Amore, odio, passione, rispetto... e coccole:tutte cose che da sempre esistono, e sempre esisteranno – perché tasselli non scindibili dall’animo umano. Non è leggendo venti articoli di venti esperti diversi che ritroveremo le mancanti coccole. Non dovrebbe essere un problema, la metodologia della coccola, perché l’affettuoso gesto dovrebbe venire da sé, e non essere creato sperimentando terapie casalinghe consigliate in seconda serata. Non c’è nessuno che possa spiegarti come fare, è il tuo codice genetico che già lo sa. Intanto, un consiglio per gli acquisti: siete in carenza di coccole? È gennaio: uscite sul balcone e stateci per venti minuti. Al rientro vi sentirete immensamente confortati. |
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