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Anno III n° 1 GENNAIO 2007 IL MONDO - cronaca dei nostri tempi |
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Come sono nate le parole che passano per la vostra bocca
Pillole di etimologia: con tenerezza
Di Qoèlet
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Coccole: da dove viene questa onomatopeica, morbida e titillante, parola?
Coccolare viene da còccolo (e non còccola, che designa la “bacca più o meno grossa di alcuni alberi”): forma allungata di còcco, “uovo”, quale cosa gradita a riceversi, di connotazione materiale. Dalla stessa radice viene il conosciuto coccodè, quale verso della gallina che ha fatto l’uovo. Per connotati più eterei dobbiamo riferirci alla parola effusione. Se coccolare equivale al prendere qualcosa di gradito, l’effusione è lo spargere (effondere, dal latino effondere, ex, “fuori”, e fùndere, “spargere”). Vezzeggiare, invece, ha un’etimologia non troppo positiva. È comunque un elargire, ma “vizi” (poiché l’etimologia di “vezzo”, vìtium, è la medesima). Effondere o coccolarsi, con cosa? Vi sono le carezze, che vengono dal latino càrus, “diletto”, quale persona amata. Vi sono i baci che, come molte parole portanti e importanti, hanno una diffusa e oscura etimologia. Si può risalire al latino bàsium, che si avvicina al greco bàzo, “parlo” – quindi visto prima di tutto come forma di comunicazione.. Ciò che li accomuna, parlando di coccole, è la tenerezza con cui vengono elargiti. Tèn-uem (da cui anche “tenue”), dal latino, a indicare cosa che si lascia stendere, ossia “malleabile”. Qualcosa che si adagi, morbidamente, e ammorbidisca – la quale morbidezza ha la stessa etimologia di morbo: l’essere affetti da qualcosa. C’è, tra coccola ed effusione, tra prendere e dare, una parola perfettamente equivoca: affetto. Viene sempre dal latino, afficere, “toccare” o “commuovere lo spirito” – e altresì “attaccare”, “rendere infermo” (il corpo). L’affetto che non è né odio né amore, ma causa di entrambi. Essere affetti da qualcosa significa far sì che qualcosa si scateni dentro di noi – e questo qualcosa non ha vincoli, se non il fatto che ne siamo irrimediabilmente condizionati. |
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