È di qualche giorno fa che tra i progetti per il “futuro” di Bush c’è la “superatomca”.
Gli Stati Uniti oggi dispongono di circa 6000 testate nucleari che risalgono a vent’anni fa, quando era in corso la guerra fredda e il confronto di forza con l’altra super potenza imperialistica di allora, la Russia. Vent'anni fa venne sottoscritto il trattato di non proliferazione e gli Stati Uniti, anche se non lo hanno rispettato in tutte le sue parti ed hanno fornito la tecnologia ai loro alleati, come l’India, lo hanno rispettato nel non effettuare test sotterranei, ma solo di laboratorio.
Il rispetto di tale trattato fu sicuramente facilitato dal fatto che, dopo la caduta dell’impero comunista, gli Usa si sentirono i “Padroni del Mondo” senza nessuna altra potenza che potesse contrastarli. Questo esaltò la loro idea di essere destinati controllare il mondo per imporre la loro filosofia in ogni paese.
Tra i motivi che spingono a questo avviare il progetto della “super bomba nucleare” ve ne sono alcuni scientifici: alcuni scienziati infatti sono convinti che il nucleo di plutonio di quelle vecchie bombe potrebbe oggi non funzionare più. La nuova tecnologia allo studio dovrebbe essere anche meno “copiabile” e le nuove testate che sostituirebbero le vecchie ne ridurrebbero il numero a “solo” 2000; meno si, ma sempre in grado di rendere al Terra rossa come Marte.
Il progetto richiederebbe un investimento da circa cento miliardi di dollari e dovrebbe durare fino al 2012, quando dovrebbe incomincerebbe la produzione.
Alle ragioni tecnico-scientifiche si aggiungono sicuramente quelle politiche: la diffusione delle tecnologia nucleare nei paesi asiatici, Corea del Nord e Iran, e la crescita della potenza Cinese, che ha recentemente deciso un programma di riarmo con missili e la costruzione di una flotta in grado di vigilare sul pacifico che per ora è controllato solo dagli USA.
Conoscendo l’idea di Bush che solo con la forza si possono risolvere i problemi internazionali, come oggi abbiamo ben evidente con l’intervento nell’Iraq e in Somalia, è facile credere che l’uomo che oggi regge la Casa Bianca farà di tutto per dare l’avvio a tale progetto.
Nulla potranno le osservazioni, già sollevate da più parti, che una decisione in tal senso avrebbe un impatto molto negativo. A quel punto infatti è realistico pensare che anche Russia e Cina saranno spinte a seguire questa strada e così il trattato di non proliferazione non esisterebbe più e altri paesi vorrebbero anche loro il giocattolo atomico.
Le risorse sottratte quindi ad altro tipo di ricerca sarebbero almeno tre o quattro volte quelle previste per il progetto americano, diciamo 500 miliardi di euro. Per ottenere cosa? Una maggiore probabilità di un disastro nucleare che annienterebbe tutte le nostre civiltà.
Qui si misura la miopia di tale impostazione. Il problema prioritario oggi per la Terra è l’inquinamento, la distruzione delle risorse naturali, la fame, la diffusione delle malattie. Pensiamo cosa si potrebbe fare se tali cifre fossero investite nella lotta all’Aids e agli altri rischi pandemici, nel recupero delle terre degradate e nella generazione di tecnologie per le fonti energetiche rinnovabili.
In particolare mi piace ricordare che Usa e Cina sono i principali inquinatori della terra e se non ci affrettiamo a eliminare l’uso dei combustibili fossili nel giro di pochi decenni avremo un pianeta in cui vivere sarà molto difficile.
Sono però sicuro che l’arroganza idiota degli yankee ha avrà il sopravvento e invece di avere tecnologie pulite per la produzione di energia per il benessere, avremo giocattoli atomici con cui facilitare la diffusione della morte.
Forse gli “uomini di buona volontà” dovrebbero preoccuparsi di questo invece di stupidaggini come i pacs è la ricerca sulle cellule staminali.
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