REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N°8


Anno III n° 2 FEBBRAIO 2007 TERZA PAGINA


Un artista con le tecnologie mediatiche
Chi è Franco Vaccari?
La mostra retrospettiva che si inagura a Milano nello Spazio Oberdan con film, video, video-installazioni prodotti tra il 1965 ed il 2007 permette di approfondire la sua opera, poco nota ma molto significativa per la seconda metà del ‘900
Di Natascia Zanon


Esposizione in tempo reale n° 4: Lascia una traccia fotografica del tuo passaggio
XXXVI Biennale di Venezia, 1972
La retrospettiva che si inaugura il prossimo 14 febbraio allo Spazio Oberdan di Milano permette di conoscere questo artista poco conosciuto, ma che ha svolto un’opera percorrendo i tempi del’arte che sfrutta le moderne tecnologie: fotografia, film e video.

L’attività artistica di Franco Vaccari nasce attorno alla seconda metà degli anni ’60 ed è fin d’allora sicuramente all’avanguardia, già lanciata verso un millennio tecnologico. L’artista infatti utilizza mezzi di comunicazione mediatica come fotografia, film e video per creare.
Un'arte non fine a se stessa, ma viva ,attiva e reale.

Esposizione in tempo reale n° 1: Maschere
Dieci esperimenti di nuovo teatro, Galleria Civica, Varese,1969


La fotografia in particolare diviene il mezzo pratico e teorico per lui più idoneo ad intrappolare la realtà nelle sue opere concettuali. Esempio di tale ricerca, sono senz’altro le innumerevoli “esposizioni in tempo reale”, nelle quali Franco Vaccari vuole cogliere l'essenza dell’essere stesso, attraverso un gioco di ruoli dove lo spettatore arriva ad essere fautore e allo stesso tempo parte integrante dell’opera stessa.

Il caso per eccellenza è la famosa opera dell’Esposizione in tempo reale n. 4 , intitolata “Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio” presentata e, se vogliamo dire, realizzata pienamente durante la Biennale del 1972 a Venezia.

Photomatic d’Italia 1973-1974

La straordinarietà dell’opera consiste nella Cabina Photomaton, cioè in una cabina Fotomatic installata in una stanza spoglia nel padiglione ‘I Giardini’ veneziani; sulle pareti solo, in quattro lingue diverse, scritte che invitavano il visitatore a diventare parte dell’opera, facendosi una fototessera per poi appenderla al muro.
Curioso il fatto che se l’attore–spettatore voleva partecipare attivamente doveva pagare, perché il pagamento diveniva simbolo stesso di uno scambio del tutto reale.
L’artista vuole in questo modo cercare di carpire la realtà, lasciandola libera da ogni condizionamento sia del fotografo, sia del soggetto stesso nei confronti del fotografo.

L’osservatore è libero di scegliere davanti all’obiettivo chi essere, quale ruolo interpretare in tutta naturalezza, in un luogo del tutto asettico dove l’unico intervento plausibile è l’inconscio tecnologico della macchina, che registra ciò che sfugge all’occhio umano e rappresenta la realtà scevra da ogni condizionamento umano.

Ma in quest’opera così innovativa il significato è molto più ampio: in una intervista nel 1999 Franco Vaccari ammette che nel creare quell’opera era mosso da una vena polemica che in quegli anni nutriva nei confronti dell’arte. Per lui le opere d’arte, all’interno delle gallerie, dovevano essere le previsioni, l’avanguardia, e invece “non erano altro che uno scollamento fra il mondo e la realtà”.

Con la sua opera voleva dimostrare che l’opera d’arte doveva essere più reale e doveva assumersi un elemento importantissimo: il rischio imprevedibile ed immanente dell’insuccesso.
Egli ha solamente effettuato il primo strip, fotografando se stesso e appendendo la foto, e poi, confuso fra gli spettatori, fotografava e così "documentava il rischio", cioè controllava se la sua opera destava interesse.

Omaggio all'Ariosto Palazzo dei Diamanti, Ferrara 22 Maggio 1974


E l’interesse cresceva e l’innovativa trasformazione degli atteggiamenti delle persone fotografate veniva a formarsi; dalle prime posizioni impacciate, con il tempo le foto mutavano, e grazie a dei feedback (controreazioni) ritraevano via via atteggiamenti di crescente libertà ed originalità.

Divenne il precursore della Mail-Art agli inizi degli anni ’70, con i particolari ‘timbri d’artista’ con cui firmava le sue opere, ma anche in tal ambito fece ancora innovazione con ‘Azione a distanza’, nel quale scriveva a persone nelle varie parti del mondo e le invitava a documentare lo spostamento di un oggetto.

Sicuramente il più famoso è stata la macchina da scrivere che dal suo luogo “abituale” e stata spostata in luogo inusuale, “il water”, da un austriaco, Peter Weibel.

Ma Vaccari ha fatto molto più: dalla posta tradizionale è passato poi alla posta elettronica ed ha trasportato la sua creatività con l’Atelier d’artista messo in online dal 21-06-’96 al 21-01-’97.
Ha portato così l’arte in “tempo reale” su internet quando ancora era un nuovo strumento mass-mediatico poco utilizzato, e anche su Cd-rom.

Oltre ad essere conosciuto per le sue opere ed aver inventato sicuramente in campo fotografico quell’inconscio tecnologico ed in campo artistico “L’esposizioni in tempo reale”, ha voluto approfondire e sviluppare nuovi concetti come regista.

In veste di regista si era accorto che le “Video–arte”‘ degli anni 70 erano un sistema troppo lento che consumava il tempo dell’osservatore; voleva invece utilizzare il mezzo del video per mandare precisi messaggi eliminando la dispersione temporale e non creando una registrazione.
Un esempio chiaro delle opere in video è “Il mendicante elettronico” del ’73, nel quale un televisore con la scritta IL CIECO TORNA SUBITO andava a sostituire il mendicante in carne ed ossa: il lampante controsenso che un povero mendicante potesse avere un televisore veniva recepita con immediatezza dall’osservatore.
In veste di regista si era accorto che le “Video–arte”‘ degli anni 70 erano un sistema troppo lento che consumava il tempo dell’osservatore; voleva invece utilizzare il mezzo del video per mandare precisi messaggi eliminando la dispersione temporale e non creando una registrazione. Un esempio chiaro delle opere in video è “Il mendicante elettronico” del ’73, nel quale un televisore con la scritta IL CIECO TORNA SUBITO andava a sostituire il mendicante in carne ed ossa: il lampante controsenso che un povero mendicante potesse avere un televisore veniva recepita con immediatezza dall’osservatore.

Esposizione in tempo reale n° 34: Buio, Nebbia Padana, Suoni, Luci
Ditta Transmec, Campogalliano, Modena, 2005


Franco Vaccari è sicuramente un artista particolarmente difficile da collocare in qualche corrente degli anni ’70, non di certo nell’Arte Povera in Italia, nè poco dopo, con la Transavanguardia, ma sicuramente è un esponente importante della “Narrative Art”. In Italia questa corrente non ha avuto successo, ma, in realtà, è stata il passaggio obbligato da quell’arte concettuale degli anni ’70 alle fasi successive più dolci, per poi passare successivamente alla pittura.

Poche sono le opere esposte in Europa e in Italia, proprio perché l’artista per sua stessa ammissione non ha mai pensato alla speculazioni sopra alle sue creazioni, ma più ad una ricerca di nuove espressioni e progetti d’arte.

Franco Vaccari, se pur non pienamente riconosciuto, è stato ed è il precursore di nuovi modi di percepire l’arte, sempre immancabilmente precedendo i tempi.
Tutte le fotografie pubblicate nell’articolo sono esposte nella mostra Franco Vaccari, Col tempo esposizioni in tempo reale, fotografie, film, video, video-installazioni, 1965-2007 che si terrà nello Spazio Oberdan, Viale Vittorio Veneto 2, Milano dal 14 febbraio al 13 maggio 2007

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